Benvenuti al blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Massimo Maddes, autore della silloge poetica “E poi…”. Questa raccolta rappresenta un viaggio di esplorazione condotto attraverso emozioni intense, pensieri intimi e riflessioni sull’amore, sulla vita e sulla natura umana. Le poesie di Maddes indagano molteplici aspetti delle relazioni, dall’attrazione iniziale all’inevitabile confronto con la perdita e la morte, concepite attraverso varie sfumature. Ogni componimento offre uno sguardo autentico nell’anima dell’autore, rivelando la sua sensibilità e la sua profonda connessione con il mondo circostante. Oggi, ci addentriamo nel cuore di questa opera per scoprire le fonti d’ispirazione e le esperienze che hanno plasmato queste straordinarie poesie.
Massimo, la tua silloge poetica “E poi…” esplora tematiche profonde e universali. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa raccolta?
La raccolta “E poi…” è nata dall’esigenza di esplorare e dare voce a emozioni profonde e complesse che sono emerse in me e che sento siano parte integrante dell’esperienza umana e presenti in ognuno di noi. La mia ispirazione proviene dall’esperienza personale e dalla vita quotidiana, attraverso l’osservazione delle persone intorno a me e la riflessione su sentimenti come l’amore, la perdita, la speranza e la resilienza. La mia interazione con una ragazza vittima di bullismo ha avuto un ruolo cruciale: osservare la sua forza e la sua vulnerabilità mi ha ispirato a scrivere, per darle una voce e per esprimere le mie stesse emozioni.
Le tue poesie sono intrise di emozioni intense e riflessioni intime. Qual è il processo creativo che segui quando componi una poesia?
Il mio processo creativo inizia spesso con un’emozione intensa, un’immagine vivida, una sensazione che mi colpisce. Posso essere ispirato da una conversazione, un evento o un semplice momento di riflessione. Scrivo spontaneamente, lasciando che le parole fluiscano liberamente senza preoccuparmi inizialmente della forma o della struttura. Successivamente, rivedo e rielaboro il testo, cercando di catturare l’essenza dell’emozione originale e di trovare le parole giuste per trasmetterla. La revisione è un processo delicato e meditativo, in cui affino il linguaggio e le immagini per raggiungere una profondità autentica e cercare una connessione con il lettore.
La natura umana e le relazioni sono al centro della tua opera. Come riesci a bilanciare la descrizione dell’amore con le inevitabili esperienze di perdita e di morte?
L’amore, la perdita e la morte sono intrecciati in modo indissolubile nell’esperienza umana e rappresentano l’essenza della nostra esistenza terrena. Quando scrivo, cerco di abbracciare questa complessità, mostrando come amore, perdita, morte e incontro con l’altro si influenzino reciprocamente. L’amore, sebbene fonte di grande gioia, porta con sé anche vulnerabilità, inevitabile perdita e dolore. Lo descrivo non solo nei suoi rari momenti di felicità, ma anche nelle sue sfide e sofferenze, nella sua realtà. Questo approccio mi permette di dipingere un quadro delle relazioni umane, dove bellezza, gioia e dolore coesistono.
Hai usato molte vivide metafore nelle tue poesie. Puoi parlarci di come scegli e sviluppi queste immagini per comunicare le tue emozioni?
Le metafore sono uno strumento potente per veicolare emozioni. Non le scelgo deliberatamente; emergono spontaneamente mentre penso a immagini e provo emozioni. Quando una metafora risuona con l’emozione che voglio esprimere, la sviluppo ulteriormente. Dopo aver scritto i versi, li rielaboro, arricchendoli per renderli più vividi e percepibili. Spesso nei miei versi scopro simbolismi che non avevo intenzionalmente cercato o considerato. È come se prima scrivessi e poi studiassi ciò che ho scritto.
“E poi…” è un viaggio personale alla scoperta di sé stessi. Cosa speri che i lettori traggano dalla lettura della tua silloge?
Spero che i lettori trovino nelle mie poesie un rifugio e una fonte di ispirazione. Vorrei che si sentissero compresi e meno soli nelle loro esperienze di amore, dolore e ricerca di significato. La mia aspirazione è che “E poi…” li incoraggi a riflettere sulle loro vite e a trovare la forza di affrontare le sfide con coraggio, speranza e consapevolezza. Se le mie parole possono offrire conforto, stimolare la riflessione, suscitare emozioni profonde o semplicemente regalare dolci letture, allora avrò raggiunto il mio scopo.
Grazie, Massimo, per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e il processo creativo dietro “E poi…”. È stato un vero piacere esplorare con te le profondità delle tue poesie e scoprire le riflessioni intime che le hanno ispirate. Speriamo che i lettori trovino in questa silloge non solo una fonte di emozione e riflessione, ma anche un’opportunità per guardare dentro sé stessi e comprendere meglio le proprie esperienze. Auguriamo a tutti una buona lettura e, a te Massimo, continui successi nel tuo percorso poetico.
