La melagrana, frutto antico dalle molteplici simbologie, si trasforma sotto la mano sapiente di Irene Roagna in un mezzo di espressione artistica e cromoterapica senza pari. Da Alba, città natale dell’autrice, al mondo accademico di Torino e Cuneo, Irene ha coltivato la sua passione per il Disegno Industriale e l’arte, approfondendo il suo legame con la cromoterapia. Il suo libro esplora non solo l’iconografia storica della melagrana, ma anche il suo impiego innovativo attraverso il succo e i colori naturali, creando opere d’arte che mescolano profondità anatomiche con riflessioni simboliche.
Come è nata l’idea di dedicare un intero lavoro artistico alla melagrana?
Il frutto del melograno da sempre mi ha affascinata, sia per la sua struttura e forma, che per i suoi significati emblematici, che da principio reputavo solo positivi per quello che avevo appreso studiandone un po’ la simbologia. Mi ha sempre affascinata lo studio della natura e della rappresentazione della natura stessa nell’arte; molti artisti inseriscono o hanno inserito determinati elementi naturalistici nelle loro opere, sapendo e avendo ben presente quanto questi elementi raccontano dietro la loro semplice forma e rappresentazione. Questo è un aspetto che mi ha sempre interessata. Scavando dietro le semplici forme, molte volte, si trovano simbologie che non si conoscevano e si ha una visione più completa di un’opera artistica. L’analisi del backstage delle forme ci porta a scoprire elementi interessanti che non sapevamo esistessero, così si scopre che ad esempio una melagrana viene rappresentata non solo perché magari bella esteticamente: dietro una forma estetica c’è sempre molto di più. Non dovremmo mai fermarci ad osservare solo la mera apparenza, perché quello che sta dietro la superficie delle cose può essere molto interessante: ogni forma spesso cela un “perché” specifico o può raccontare più motivazioni per le quali viene inserita in un contesto determinato. In sostanza a mio parere non bisogna mai fermarsi all’apparenza, ma analizzare le cose scavando al loro interno, dando forma alle “luci e alle ombre” che sicuramente affioreranno da questa analisi.
Qual è stato il processo creativo dietro l’uso del succo di melagrana e altri composti per le sue opere su carta da acquarello?
Analizzando il frutto del melograno e scoprendone forme e caratteristiche, la cosiddetta “anatomia” mi sono chiesta se sarebbe stato possibile far diventare il soggetto di questo lavoro anche sostanza stessa del lavoro. Per cui ho provato a spremere la melagrana e riportare il succo stesso su carta da acquarello. Ho scelto questo supporto perché la carta da acquarello assorbe molto bene l’acqua, essendo proprio nata per questo scopo, lasciando sedimentare anche il pigmento (in questo caso il succo), che ha reagito positivamente, almeno in prima battuta, alla rappresentazione sui bozzetti. Nel tempo poi sarà interessante vedere se il colore rosso del succo manterrà le sue caratteristiche, o se magari cambierà tinta a causa dell’ossidazione essendo esposto all’aria. Si potrà allora poi intervenire o modificare le proprie scelte pittoriche, magari tentando di aggiungere al solo succo anche sostanze che ne permettano la stabilità cromatica nel tempo. La mia scelta di utilizzare il succo per i lavori è stata dettata anche dall’impulso, si è trattato comunque di una scelta empirica e non dettata da un’analisi a monte o da uno studio preparatorio iniziale.
Come la sua formazione in Disegno Industriale e la passione per la cromoterapia hanno influenzato la sua interpretazione artistica della melagrana?
Più che la formazione in Disegno Industriale è stato l’interesse per l’arte che mi ha influenzata molto. Mi ha sempre affascinata lo studio dei colori, ad esempio anche nella scelta delle tinte per le pareti dei vari ambienti della casa, molto banalmente. La simbologia della melagrana è interessante tanto quanto lo è per me anche la simbologia dei colori. Il colore rosso in particolare, mi ha sempre affascinata ed ho scoperto come questa sfumatura abbia valenze positive, ma anche negative, come la melagrana stessa. È per questa ragione che mi sono soffermata molto su questo colore primario, più che sugli altri. D’altronde la melagrana è proprio tinta di rosso, a maturazione avvenuta, perciò quale colore meglio del rosso si poteva accostare alle rappresentazioni allegate al libro! Per quanto riguarda la cromoterapia, mi ha sempre interessata come i colori, appunto, anche solo per i semplici ambienti della casa, possano influenzare il nostro stato d’animo e umore. Se il giallo si dice stimoli lo studio e la vivacità, il verde dona tranquillità e secondo alcuni addirittura può mitigare la pressione arteriosa (si pensi al proprio stato d’animo quando ci si trova immersi nel verde della natura, alla calma che il verde degli alberi può generare in noi); il rosso può, al contrario del verde, generare inquietudine e impulsività (si tratta proprio del colore opposto al verde anche in arte). Rosso e verde, se accostati, generano instabilità visiva. Il rosso è l’opposto del verde anche dal punto di vista simbolico (si pensi ad esempio al semaforo: verde è permissione, rosso divieto). Il verde placa, il rosso dona energia. Tutti questi aspetti mi hanno affascinata e condotta a questo studio specifico.
Qual è il significato personale che la melagrana ha assunto nel suo lavoro, soprattutto considerando che è dedicato a sua figlia?
Scavando e analizzando nel profondo, ho scoperto che il frutto del melograno è simbolo positivo di buon auspicio e prosperità ed era questo il simbolo che inizialmente volevo far emergere, soprattutto considerando di voler dedicare il lavoro a mia figlia. Voleva essere simbolo di buon augurio per il futuro. Nella vita, poi, spesso le cose accadono e non ti danno possibilità di scelta. Ed è quello che è accaduto nella mia famiglia: la melagrana è diventata un’ombra, così come lo è diventata quando ne ho scoperto la simbologia mitologica legata a Persefone e Ade: simbolo dell’oltretomba e presagio di morte. Come si vedrà leggendo il libro, Persefone a causa della melagrana è precipitata nell’oltretomba con Ade, che la voleva con sé. Questo ha provocato morte e distruzione anche sulla Terra. La madre di Persefone, Cerere, per aver perso la figlia, ha dato origine a quello che noi definiamo l’inverno, caratterizzato quindi dalla mancanza di messi e raccolti, per la parte dell’anno in cui Persefone è lontana dalla madre. La melagrana in sostanza è il frutto che ha causato la nascita dell’inverno e il lutto di Cerere. Questa simbologia negativa, comunque allo stesso tempo ha dato origine all’alternarsi delle stagioni (quando Persefone è con la madre, per quella parte dell’anno, la Terra fiorisce e le messi sono abbondanti). Così per me è stata la melagrana: simbolo inizialmente di buon augurio, poi presagio di morte ed infine spiegazione di tutto quanto mi è accaduto nel giro di poco tempo: la melagrana è infatti simbolo della lotta contro i tumori dei bambini, simbolo di unione di tutti contro questo male. Si può dire che la melagrana mi abbia accompagnata per la realizzazione di questo saggio, così come mi ha accompagnata nella vita. Non c’è elemento che meglio possa descrivere la vita mia e di mia figlia, o comunque della mia famiglia. Come Cerere ho temuto di perdere mia figlia, proprio in inverno, tra l’altro: era presente la melagrana come emblema di morte e malaugurio, poi è rinata la primavera e la melagrana è rimasta come simbolo di unione contro la morte. Anche io così in qualche modo scoperto all’alternarsi delle stagioni: ho scoperto come può essere vicina la morte e quindi l’inverno (preannunciato dall’autunno), per poter apprezzare meglio la vita (la primavera e quindi l’estate). La melagrana tutti gli anni ricorre simbolicamente il 15 febbraio, sui manifesti che ricordano quella giornata come “Giornata mondiale contro i tumori infantili”, insieme al fiocco dorato.
Come vede il futuro dell’arte utilizzando elementi naturali e simbolici come la melagrana e i suoi derivati?
L’arte, secondo me, dovrebbe riappropriarsi degli elementi naturali, che d’altronde erano ben presenti nell’antichità, ai suoi albori. In questo senso mi avvicino al mio precedente percorso di studi, in Disegno Industriale, in quanto il design ecosostenibile, perno e struttura portante di quel percorso di studi, si avvicina alla mia idea di arte moderna. I colori ormai spesso nascono da processi chimici, non sono quelli che osserviamo in natura, sono finti, sintetici, sta agli artisti modularli in modo da riavvicinarli alla natura stessa. Se invece si riprendessero i colori naturali per le proprie opere, si avrebbe sicuramente un risultato originale ed autentico, e l’altro canto, si ridurrebbe l’impatto sull’ambiente (si pensi alle industrie chimiche e ai danni provocati nel tempo). Così come si presta molta attenzione, oggi, al design ecosostenibile e quindi a realizzare oggetti d’uso comune nel rispetto dei processi della natura e facendo attenzione a limitare l’impatto ambientale, così si dovrebbe fare anche per l’arte; quindi, oltre che parlare di design ecosostenibile, si tratterebbe di parlare anche nello specifico di arte ecosostenibile. L’arte dovrebbe nascere prestando attenzione all’ambiente sia quindi considerando i supporti (ed i processi che stanno dietro la creazione di carta e tele, ad esempio), sia per quanto riguarda i pigmenti (quindi anche qui considerando tutti i processi industriali e chimici che stanno dietro la realizzazione dei colori stessi).
La speranza di Irene Roagna è che questo viaggio artistico possa non solo illuminare la bellezza e la profondità della melagrana come soggetto, ma anche portare fortuna e ispirazione a chi si lascia affascinare dalla sua opera. Grazie Irene Roagna per la condivisione della sua visione unica e profonda sull’iconografia della melagrana. Buona lettura!
