Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Ornella Tonin, autrice del libro “Io e Nosferatu”. Questo libro è un diario straordinariamente intimo e personale, in cui Ornella dialoga con il suo nemico Nosferatu, il cancro che ha deciso di vivere in lei. Attraverso le pagine di questo diario, Ornella ci mostra la sua forza, la sua tenacia e l’ironia con cui affronta una battaglia così difficile. Le sue parole ci raccontano non solo il dolore e le difficoltà, ma anche la capacità di sorridere e di pregare per avere più tempo da trascorrere con i propri cari.
Ornella, come è nata l’idea di tenere un diario per raccontare la tua esperienza con il cancro?
Quando ci si ammala di cancro succede che a volte è difficile anche credere di essere ammalata. Ci può essere la negazione della malattia o al contrario il terrore nell’affrontarla. Il percorso è difficile e spesso ci si sente inerti e in balia di qualcosa che spesso non capiamo. Non è raro quindi che gli oncologi ti indirizzino ad un percorso con un terapeuta. E cosa si fa da uno psicologo? Si parla, ci si racconta, si tirano fuori paure e dubbi e si condivide il dolore di questo percorso con altri, ci si alleggerisce di un fardello a volte troppo pesante per noi. Io invece ho scritto, ho sentito il bisogno di buttare fuori rabbia dolore incertezza, e non avevo a portata di mano qualcuno con cui farlo e allora ho scritto, e poi, visto che mi faceva stare bene, ho continuato a farlo.
Il titolo del tuo libro, “Io e Nosferatu”, è molto evocativo. Perché hai scelto di paragonare il cancro a un vampiro?
Moltissime persone danno un nome alla propria malattia, il più delle volte è l’intruso, l’indesiderato ecc… Io un certo senso ho cercato di “umanizzarlo” dandogli un nome, non più una cosa astratta ma una cosa vera e reale. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata un vampiro, un essere che ti succhia la vita un po’ alla volta. Il nome Nosferatu invece perché ho ricollegato il mio vampiro ad un vecchio film dove il vampiro veniva appunto chiamato Nosferatu ed era brutto, tanto brutto, come del resto è brutta una massa tumorale.
Nel tuo libro emerge una grande forza e ironia. Come sei riuscita a mantenere questo spirito nonostante le difficoltà?
Questa è solo questione di carattere, io sono così. Nella vita ho dovuto affrontare tante avversità, e sono sempre riuscita a mantenere dell’ironia, a prendermi in giro, a vedere il lato comico delle cose, perché un lato comico c’è sempre. Per la forza invece, beh quella ce l’abbiamo tutti, solo che qualcuno fa più fatica di altri a tirarla fuori. Ma quando non hai alternative devi farlo per forza altrimenti sei già morta.
Parli spesso di preghiera e di tempo. Cosa rappresenta per te il concetto di tempo in questo contesto?
Con una diagnosi di cancro la prima cosa a cui ti ritrovi a pensare è: quanto vivrò ancora? Perché, se è pur vero che ognuno di noi non sa esattamente quando e come la sua vita finirà, con questa diagnosi è come se ti mettessero davanti ad una data, a volte certa, a volte non ben precisa. Ma si parla sempre di sopravvivenza, a 5 anni a 10 anni a qualche mese, e quindi ti accorgi che il tuo tempo non è più illimitato ma ha una scadenza. E così pensi al prossimo Natale e pensi che magari non ci sarai più. Pensi che oggi fa troppo caldo ma magari non vivrai più una giornata così calda. Pensi alle cose di tutti i giorni e anche quelle non sai più se si ripeteranno. Il tempo diventa una cosa preziosa, non rimandi più a domani quello che puoi fare oggi, e ogni giorno cerchi di viverlo pienamente, che sia bello o che sia brutto, perché progetti a lungo termine non ne farai più.
Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere ai tuoi lettori attraverso il tuo libro?
In realtà non lo so, io volevo condividere la mia storia, raccontare cosa succede in un percorso di cura per il cancro, scrivere cose che io non ho trovato in altri testi. Le cose di tutti i giorni nella loro difficoltà. Molte persone che lo hanno letto mi hanno ringraziata perché nel mio libro hanno trovato informazioni che non avevano, ad esempio, un signore la cui moglie aveva affrontato un cancro anni prima, mi ha detto: Io pensavo di essere stato bravo in quel periodo e di aver capito bene cosa stesse succedendo e invece adesso mi rendo conto di non aver capito niente. Io stessa, in questo momento sto affrontando una recidiva del mio cancro, Nosferatu è tornato, mi sono messa a rileggere i miei scritti e sto trovando coraggio di nuovo. Quindi i messaggi sono tanti, saranno i lettori a trovarli.
Grazie mille, Ornella, per aver condiviso con noi la tua esperienza e il tuo libro. La tua storia è un potente esempio di resilienza e speranza, e siamo sicuri che il tuo diario continuerà a ispirare e a toccare profondamente chiunque lo legga. Vi invitiamo tutti a scoprire “Io e Nosferatu”, un libro che parla non solo di una malattia, ma della forza straordinaria di una donna nel vivere e affrontare ogni giorno con coraggio.
