Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Jada Vagnini, autrice del libro “Ricordati”. In questo romanzo, ci immergiamo nella vita di Nick Hawthorne, un giovane avvocato che ha trascorso tutta la sua esistenza nella tranquilla cittadina inglese di Old Seawatch. Una città che Nick conosce fin nei minimi dettagli, dalle estati umide e afose ai piccoli pettegolezzi dei compaesani. Tuttavia, la serenità apparente di Old Seawatch viene sconvolta da eventi misteriosi legati alla “Cosmic Industries” e al suo incontro con l’affascinante Rachel Ross. Nick si troverà a dover svelare segreti nascosti, rischiando di perdere se stesso nel processo. Scopriamo di più su questa avvincente storia direttamente dall’autrice!
Jada, cosa ti ha ispirata a scrivere “Ricordati”? Ci sono esperienze personali o luoghi reali che hanno influenzato la creazione di Old Seawatch?
Non c’è stato un evento particolare che mi ha spinto a scrivere “Ricordati”, per il semplice motivo che non ho iniziato a scriverlo pensandolo come un libro, una storia a sé stante. Sicuramente c’è dietro uno sfondo di tanta lettura, specialmente di gialli, thriller e romanzi psicologici, ma non solo. Ho sempre scritto molto per hobby, anche spaziando tra i generi, racconti gialli, narrativa, saggi brevi, ma mai niente di completo. All’inizio “Ricordati” doveva essere un racconto breve con finale aperto (finendo con il terzo capitolo dell’attuale libro) ma, dopo aver superato l’enorme scoglio di farlo leggere alle prime persone, ho deciso di continuare la storia per vedere dove mi avrebbe portato. Quindi, essendo la trama venuta fuori man mano che lo scrivevo, non saprei dire se ci sia stato qualcosa di preciso ad avermi ispirato nell’inventare le vicende. Al contrario, per quanto riguarda i luoghi della storia, posso dire che il paese in cui vivo e a cui sono particolarmente attaccata, Monteciccardo, ha influenzato molto la creazione di Old Seawatch, pur non essendone una copia esatta. In Old Seawatch possiamo rivedere Monteciccardo nei suoi paesaggi, nella natura che lo circonda, nei rapporti sociali, ma anche nei piccoli dettagli e riferimenti che saprà cogliere appieno solo chi ci vive.
Nick Hawthorne è un personaggio molto complesso, diviso tra l’amore e l’odio per la sua città natale. Come hai sviluppato la sua personalità e quali aspetti di lui ti hanno affascinato di più durante la scrittura?
Un po’ come per la trama (e per tutti noi nella vita reale), la personalità di Nick si è sviluppata man mano che fronteggiava le varie situazioni presenti nella storia. Nel corso del racconto, infatti, sono due i “misteri” che si vanno a svelare: uno è quello attorno al quale si snodano le vicende, legato alle “Cosmic Industries” e al loro ruolo nella città; l’altro, invece, è interno al personaggio, ovvero la scoperta di Nick come persona, del suo carattere, descritto tramite i monologhi interiori, le riflessioni che si pone e le azioni che compie. Quello che ho cercato di fare era rendere Nick un personaggio a tutto tondo, realistico, una persona vera con i suoi pregi e difetti, con i suoi pensieri e le sue emozioni (anche, spesso, contrastanti). L’aspetto di Nick che mi ha colpito di più durante la scrittura è stato quanto i suoi processi cognitivi non fossero i miei. Di solito ci si aspetta che il protagonista dal cui punto di vista è raccontata la storia in qualche modo coincida con l’autore, cosa che in parte è vera, ma non completamente. Delle parti del mio carattere, anche dei piccoli dettagli, sono presenti in Nick, eppure è una persona altra e mi ha stupito molto notare, rileggendo il libro, quanto siamo diversi io e lui.
La “Cosmic Industries” gioca un ruolo centrale nel romanzo, rappresentando un elemento di mistero e conflitto. Come hai concepito questa fabbrica e quale significato simbolico ha per la trama?
L’azienda “Cosmic Industries”, fabbrica di coloranti per tessuti, ha un ruolo molto importante nella storia. In primo luogo, per la rilevanza che ha per il personaggio di Rachel, ma anche per quello che accade al suo interno nella trama e per il ruolo simbolico che ha. Nello scrivere, mi è venuto quasi immediato far edificare una fabbrica nel bel mezzo di un luogo immerso nella natura, perché, purtroppo, è un fenomeno che oramai è all’ordine del giorno. Quindi, vuole rappresentare quell’industrializzazione eccessiva che vediamo troppo spesso e che troppo spesso forzatamente accettiamo, allo stesso modo dei cittadini di Old Seawatch che, protagonisti di numerose proteste e manifestazioni all’edificazione della Cosmic, col tempo si sono abituati alla presenza della fabbrica e hanno lasciato perdere come se nulla fosse.
Il personaggio di Rachel Ross è intrigante e pieno di segreti. Puoi parlarci del suo ruolo nella storia e di come la sua relazione con Nick influisce sulla sua evoluzione personale?
L’incontro tra Nick e Rachel è un evento che avrà un impatto irreversibile sui percorsi individuali di entrambi i personaggi. Rachel è l’amministratore delegato delle “Cosmic Industries” e la promotrice del “Progetto Lete”. Se all’inizio il suo ruolo nella cittadina sembra quasi marginale e strettamente legato alla Cosmic, andando avanti si scopre che non è proprio così, che la donna è connessa alla città anche per altri motivi. Il personaggio di Rachel è ambizioso e molto protratto verso gli obiettivi che tenterà di portare avanti nel corso della storia. In seguito all’incontro con Nick, i due inizieranno una relazione romantica molto importante per lo sviluppo della trama. Se per l’uomo l’incontro è casuale (si renderà conto solo più tardi che qualcosa non torna), Rachel sa benissimo che le cose sono diverse, ma non le importa. Lei è lì per realizzare i suoi scopi personali, scopi che ritiene siano per un bene superiore e che solo col tempo forse imparerà a mettere in dubbio. Quindi per lei l’incontro con Nick di per sé non è niente di speciale, è il dopo che influirà sulla sua evoluzione personale della quale sarà il lettore a dover estrapolare dal testo la conclusione (e i propri giudizi a riguardo).
Il romanzo affronta temi di memoria collettiva e oblio. Quanto è importante per te questo tema e in che modo speri che i lettori riflettano su di esso dopo aver letto il tuo libro?
Non mi sento di dire ai lettori che messaggio vorrei che captassero dopo aver letto il libro, penso che il bello della letteratura sia proprio il poter dare le proprie interpretazioni e i propri giudizi su ciò che si legge e poterne trarre riflessioni personali. Di certo quello della memoria (e della sua mancanza) è un tema centrale nella storia, che è portato all’estremo con la presenza del “Progetto Lete”. Ma sappiamo benissimo che non è necessario tutto questo per dimenticare, basta molto meno (involontariamente ma anche volontariamente, specialmente al giorno d’oggi, con così tanti stimoli continui e le più varie forme di intrattenimento attorno a noi). E questo rischia di essere pericoloso, perché in fondo cosa siamo noi se non memorie e ricordi? Non voglio fare morali a nessuno, ma mi sento di concludere dicendo di fare attenzione a non diventare coloro che non vogliono ricordare.
Grazie mille, Jada, per aver condiviso con noi il tuo processo creativo e le idee dietro “Ricordati”. Siamo certi che i lettori del nostro blog saranno affascinati dalla tua storia e dai personaggi complessi che hai saputo tratteggiare con maestria. Auguriamo a te e al tuo libro tutto il successo che meritate. Cari lettori, non perdete l’occasione di immergervi nel misterioso mondo di Old Seawatch, dove nulla è come sembra. Alla prossima intervista sul blog del Gruppo Albatros!
