Benvenuti al blog del Gruppo Albatros, dove esploriamo le profondità della creatività e dell’immaginazione attraverso le parole dei nostri autori. Oggi siamo felici di avere con noi l’autrice del libro “Blu ionico”, Maria Grazia Carnà. Attraverso la sua opera, Maria Grazia Carnà ci conduce in un viaggio intrigante e intenso nella mente di Ana, un personaggio che si muove tra le sfumature della realtà e dell’immaginazione.
Il tuo romanzo, “Blu ionico”, offre una profonda immersione nella psiche di Ana, un personaggio che sembra lottare con la percezione della realtà. Cosa ti ha ispirato a esplorare questo tema così complesso?
La realtà esiste solo in base alle proiezioni di un osservatore, di un particolare stato d’animo o di una propensione… lo sviluppo che corrisponde al cammino di Ana è l’utopica ricerca di un’equazione assoluta, che nel volo della fantasia sonda mille e un mondo, fino a trovare quello che possa indossare alla perfezione e sceglierlo come proprio. L’ispirazione è arrivata, perché non si sceglie! Nasce come una reazione alla vita. In essa qualcuno cerca soluzioni di comodo intrise di fraintendimenti, che, come piume d’uccello, richiamano il bello diventando essenziali per fuggire alla tangibilità degli eventi. Ana “sembra”, appunto, lottare col mondo, ma è solo una ragazza che si mette a nudo ed affronta i demoni che altri hanno inventato per renderla “normale”.
Ana trova rifugio nell’arte per affrontare le sue paure e incertezze. Qual è il ruolo dell’arte nella tua visione del benessere mentale e della crescita personale?
L’ Arte è pura ricerca! L’ Arte è investigare il significato delle cose e goderne ogni singola sfumatura o punto di vista. L’Arte è trasgredire creando nuove tradizioni e regole. Ana, ha un proprio punto di vista che non necessariamente collima nel mio, sostituisce con l’Arte la comunicazione rendendolo uno strumento utile a percepire la natura e le sue molteplici ispirazioni, componendo quadri che, come concetti, rimangono fini a se stessi, ma che ad uno sguardo aguzzo risulteranno tappe precise di una logica volta a concettualizzare la vita. Questa è una storia che non descrive Ana ma la definisce.
Il libro affronta il tema della paranoia e della lotta interiore di Ana tra la sua percezione distorta della realtà e il desiderio di trovare equilibrio. Qual è il messaggio chiave che speravi di comunicare ai lettori attraverso questa storia?
Quello che speravo di comunicare, ad oggi, grazie ad alcuni riscontri dei lettori, è divenuta la certezza di essere stata compresa, e sono felice e stupefatta di come un messaggio apparentemente criptico arrivi, colpisca e lasci il segno in molti. Tanto da non ringraziare di avermi letta, ma di aver compreso l’idea racchiusa tra le mie pagine. Questo mio piccolo pensiero inizia lento e metodico, descrittivo come un romanticismo liquido e superfluo, come le scelte che i personaggi prenderanno. L’antefatto definito “Nascita” descrive personaggi avvolti nello stucchevole alone incolore di chi non comprende ma vive, galleggiando in attesa di qualcosa di sconosciuto, imprigionati in un linguaggio denotativo che li descrive, mentre prendono decisioni facilmente intuibili negli schemi del “banale”. Poi… un soffio di coscienza spazzerà lontano dubbi e convinzione, un alito caldo che unirà un uomo e una donna facendo credere loro nell’amore, che altro non sarà se non un annuncio dell’inizio del viaggio di Ana, una protagonista dall’animo diverso, che non ascolta la prosaicità degli uomini ma la poesia della natura.
Nel corso del romanzo, vediamo Ana confrontarsi con la scelta tra accettare la realtà o abbracciare l’invenzione del suo disturbo. Qual è il significato di questa lotta per te e cosa pensi che possa insegnare ai lettori?
Io non ho la presunzione di insegnare, ma descrivo! E per farlo ho avuto necessità di uno strumento, che non è né un disturbo mentale né tanto meno una scienza… il mio strumento si chiama Ana, e attraverso di lei ho cesellato un cuore e la necessità di impregnarlo di colore… un cuore indurito dalle dinamiche relazionali. Ana è un codice con cui decifrare quella sensazione che esplode e spinge il sangue veloce, che ci corrompe quando guardiamo il mare che tocca il cielo, una sensazione che crolla nella nostalgia e che, mentre si erge nella speranza, si impregna di determinazione. Proprio quel Blu che cerchiamo su quella linea che limita lo sguardo, quel blu che non esiste, quel blu che per i popoli ellenici (Ioni) non aveva nome, che sarà per Ana l’ispirazione assoluta per allungare le proprie forze verso un pensiero che per molti è mistero. Ana non deve accettare qualcosa, cerca solo di afferrare ciò che gli altri non vedono o che non vogliono comprendere.
“Blu ionico” esplora anche il tema del ritiro sociale e dell’isolamento. Come pensi che il nostro ambiente possa influenzare la nostra percezione della realtà e la nostra salute mentale?
Nelle pagine del romanzo non esiste definizione di salute mentale, tantomeno l’idea che il diverso corrisponda con alienazione e che la normalità equivalga a socievolezza… e se esistesse questa differenza saremmo tutto definiti dalla peggiore delle due ipotesi. Quindi la rappresentazione artistica non è un isolamento: l’Arte è un contenitore inclusivo. Dentro di esso Ana troverà tutti i linguaggi e tutte le forme espressive, al suo interno variopinte caleidoscopiche macchie rappresenteranno le diversità attribuendo loro una bellezza unica e, accettando questo, troverà non solo il suo scopo ma la propria strada. La Pace si mantiene con la stessa arma con cui si conquista.
Grazie infinite a Maria Grazia Carnà per aver condiviso con noi la sua profonda riflessione e la sua visione attraverso il mondo di “Blu ionico”. Con la sua narrazione avvincente e la sua capacità di esplorare i recessi della mente umana, ci ha offerto uno sguardo unico sulla complessità della vita e della percezione. Non vediamo l’ora di seguire i suoi futuri progetti e di continuare ad essere ispirati dalla sua arte.

Complimenti a M.G.Carna’…c’è una antropologia culturale che esplora l’essere umano nel suo essere più profondo…lo descrive e lo porge anche ai non vedenti…in questo c’è la vera saggezza che ci conduce là dove tutto si può….ciao cara amica mia e “ad majora sempre”… Giuliano Zucco
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