GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Storie di mezza fantasia – Giuseppe Marcelli

Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo felici di ospitare l’autore del libro “Storie di mezza fantasia”, Giuseppe Marcelli. In questo coinvolgente romanzo, Giuseppe Marcelli ci porta in un contesto paesano intriso di vita semplice e di dure lotte per il miglioramento delle proprie condizioni. Le vicende di Ernesta e Vincenzo, insieme ad altri personaggi affascinanti, ci immergono in un mondo ricco di valori familiari, di amicizie e di piccole conquiste tanto desiderate. Ma tra le pagine di questo libro si intravede anche un velo di nostalgia per le antiche amicizie e qualche ricordo della vita quotidiana in collegio, con le sue privazioni e le ingiustizie che spesso si nascondono dietro la facciata del bene.

Benvenuto Giuseppe! Grazie per essere qui con noi. Per iniziare, ci racconti qualcosa sulla genesi di “Storie di mezza fantasia”? Da cosa hai tratto ispirazione per questo coinvolgente romanzo?

Tutto è nato quando mia madre ha incominciato ad avere problemi di demenza senile. Lei che era sempre stata una donna piena di vita, energica, autonoma e sempre pronta ad affrontare situazioni anche molto difficili; lei che era una donna autorevole e protettiva nei riguardi dei suoi tre figli maschi, all’improvviso, era diventata vulnerabile, più dolce, affettuosa, ma sempre divertente e sorridente. Mi faceva tenerezza in tutto quello che faceva e diceva; spesso ricordava alcuni episodi della sua vita che non aveva mai raccontato ed a volte i suoi occhi sorridevano, a volte trasmettevano un rimpianto. E così da figlio ho pensato di recuperare quei ricordi sconosciuti, ma anche quelli che già aveva raccontato tante volte in famiglia insieme a mio padre; li ho ordinati cronologicamente e, con un po’ di fantasia, li ho riportati in questo libro, immaginando una vita diversa per i miei genitori, sfruttando semplicemente le loro personalità e i loro modi di fare.

Uno degli aspetti più affascinanti del tuo libro è sicuramente il contesto paesano in cui è ambientato. Come hai lavorato per rendere così vivido e autentico questo mondo nelle tue pagine?

Quando scrivevo una storia mi sentivo immerso nei luoghi delle varie vicende narrate e mi sembrava di viverle personalmente provando esattamente gli stessi stati d’animo dei protagonisti.  Per esempio in Ernesta “… E i ragazzi dove dormivano? Sopra il grano, la polenta e l’orzo! Ci si nascondevano pure sotto quando non volevano alzarsi, ma Vincenzo da buon contadino prendeva la forcina e incominciava a infilzarla nei mucchi di grano, polenta e orzo fino a quando toccati con la punta della forcina uscivano dai mucchi più vispi che mai…”. Nello scrivere questa descrizione, raccontata tante volte dai miei zii, mi sono sentito talmente coinvolto e protagonista di quella situazione, tanto da avvertire i profumi di quelle camere, ma anche il dolore della forcina. Inoltre, sono stato avvantaggiato dal fatto che ho vissuto la mia infanzia e adolescenza in un piccolo paese dove tutti conoscono i pregi ed i difetti degli abitanti.

I personaggi di Ernesta e Vincenzo, insieme ad altri, sono davvero memorabili e ben sviluppati. Hai preso spunto da persone reali per creare i tuoi protagonisti, o sono nati interamente dalla tua immaginazione?

Il titolo del libro inganna un po’ il lettore perché i protagonisti delle varie storie sono tutti reali mentre lo sviluppo delle storie mescola la realtà alla fantasia. In particolare, Ernesta e Vincenzo sono i miei genitori, mentre nel “Collegio” e in “Indagini paesane” sono io il protagonista!  Sono stato infatti quattro anni in collegio e la caverna radice era il luogo dove io andavo a caccia di lucertole con i miei compaesani.

Nel tuo romanzo si mescolano elementi di realismo e fantasia. Come hai bilanciato queste due dimensioni narrative durante il processo di scrittura?

Le varie storie di questo libro sono nate in maniera naturale e definitiva già dalla prima stesura perché avevo in mente perfettamente cosa dovevo scrivere e quindi la realtà con la fantasia si sono mescolate in maniera naturale, senza nessuna distinzione, in un perfetto bilanciamento che le rende accattivanti lasciando al lettore la possibilità di capire dove finisce la storia vera da quella romanzata.

Infine, cosa vorresti che i lettori portassero con sé dopo aver letto “Storie di mezza fantasia”?

“Erano i primi anni ‘60 e in un piccolo paese di provincia, dovunque andavi “flotte “di ragazzini la facevano da padrone con continue scorribande e un continuo frastuono di parole che si accavallavano tra loro facendo risultare il suono finale una canzone popolare. C’era la vita.” Leggendo queste poche righe, estrapolate dal racconto “Indagini paesane “, ci si rende subito conto di come nell’arco di una generazione il profilo sociale del nostro paese sia cambiato totalmente. Diventa molto importante, soprattutto per le nuove generazioni, conoscere le proprie origini e i valori di una volta; forse in questo modo si apprezzerebbe meglio quello che abbiamo oggi. Questo è il messaggio principale che vorrei rimanesse ai miei lettori.

Grazie ancora, Giuseppe, per aver condiviso con noi la tua esperienza e la tua passione per la scrittura. “Storie di mezza fantasia” è senza dubbio un libro che ha catturato il cuore dei lettori con la sua trama avvincente e i suoi personaggi indimenticabili. Non vediamo l’ora di seguire i tuoi futuri progetti letterari e di immergerci ancora una volta nei mondi che solo la tua fantasia sa creare. Buona fortuna e continua a incantarci con le tue storie!

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