GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Il mio posto nel mondo – Cristina La Fauci

Benvenuti al nostro blog! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Cristina La Fauci, l’autrice del libro “Il mio posto nel mondo”. Siamo felicissimi di avere l’opportunità di scambiare qualche parola con lei e scoprire di più sulla sua vita, la sua ispirazione e il suo ultimo libro.

Cosa l’ha ispirata a scrivere “Il mio posto nel mondo” e a creare la storia di Andrea e Vittoria?

Ho sempre amato scrivere. Anche leggere, ma ad un certo punto della mia vita scrivere l’ho amato un po’ di più. Volevo creare una storia tutta mia, ma soprattutto scrivere una storia d’amore, di amicizia, di vita, che fosse il più possibile reale. Sono una romantica, ma non credo nelle favole e non amo le storie dove va sempre tutto bene perché, appunto, non sono realistiche. E al tempo stesso non amo le storie che invece finiscono in completa tragedia perché credo che il lettore, a volte, abbia bisogno di leggere qualcosa che lo aiuti ad evadere un po’ da quei problemi che troppo spesso troviamo nella realtà. Volevo creare un giusto equilibrio, una storia leggera ma anche profonda, seria ma anche divertente, fatta di scelte ma anche di destino. E così un bel giorno, dopo anni di storie scritte a metà, di personaggi confusi, incerti e incompiuti è nato “il mio posto nel mondo”. Ogni volta che provo a spiegare da cosa, ma soprattutto da chi, è partito tutto quanto mi viene sempre da sorridere. È buffo, forse per alcuni anche un po’ folle, lo so, ma è cominciato tutto una mattina d’inverno di qualche anno fa. Era una mattina come tutte le altre, forse anche fin troppo noiosa, quando per caso mi ritrovai a parlare con un uomo alto, moro, di bella presenza, in apparenza silenzioso e riservato, ma anche estremamente gentile. Non vidi mai il suo intero volto, eravamo ancora in piena pandemia, infatti il suo viso era coperto per metà dalla mascherina. È stato proprio in quel momento che è nato Andrea, il protagonista maschile del mio romanzo. Ho sempre avuto una fantasia più che avanzata, così da quel poco immaginai tutto il resto e inventai il personaggio maschile di cui avevo bisogno. Di cui Vittoria aveva bisogno. E poi tutto è avvenuto in maniera automatica. Il personaggio di Vittoria a dire il vero è nato molto, molto, tempo prima. Non posso ovviamente dire che sia un personaggio completamente autobiografico, ma in qualche modo Lei in me è sempre un po’ esistita. Il fatto è che non sono mai riuscita a regalarle un personaggio maschile adeguato, ma poi è arrivato Andrea e credo proprio di esserci riuscita. Ogni idea, ogni frase, ogni discorso che li unisce è uscito in un modo così spontaneo che difficilmente potrei credere il contrario. Non è forse così che funziona anche nell’amore?

Qual è il significato simbolico del bracciale portafortuna con le pietre lunari e come influenza le vite dei protagonisti?

Con il bracciale volevo creare un simbolo, o comunque un qualcosa, che in qualche modo legasse i due protagonisti fin dall’inizio del romanzo. Sicuramente un campanello d’allarme per i lettori, volevo anticipare loro fin da subito che per Andrea e Vittoria, la fine di una storia per Lui e la partenza per Lei non rappresentavano solo la fine di qualcosa ma anche l’inizio di un’altra, e che il tempo, come anche nella vita, avrebbe dato loro tutte le risposte possibili per farglielo capire. Per i protagonisti stessi invece il significato simbolico del braccialetto è sicuramente quello della speranza, della magia, del destino perché, anche se la vita è fatta soprattutto di scelte, credo che in qualche modo queste cose facciano la loro parte: Andrea lo perde la stessa sera in cui capisce che la sua storia sta per finire e da allora difficilmente crederà in un rapporto duraturo, almeno non fino a quando lo ritroverà. Vittoria quando se ne impossessa invece troverà la forza di fare un passo importante che mai avrebbe creduto di riuscire a compiere e in qualche modo questo la cambierà, anche se non del tutto. E quando lo lascerà di nuovo nelle mani di Andrea sarà proprio per la speranza di rincontrarsi perché entrambi, nonostante le loro scelte, hanno davvero bisogno di credere nel destino.

Come ha affrontato l’alternanza dei punti di vista tra Andrea e Vittoria, insieme a quelli degli altri giovani personaggi? Qual è stata la sfida più grande durante la scrittura?

Come anticipato prima, in realtà è uscito tutto in modo molto automatico. Ma se devo essere sincera, anche se scrivere i punti di vista di ogni personaggio in prima persona non è stato facile è stata una scelta di cui non mi sono affatto pentita. So che è un modo un po’ particolare di scrivere un romanzo, forse sbagliato, ma volevo dar modo ad ognuno di loro di esprimere il proprio punto di vista, di rivelarsi, di farsi conoscere, di dire la sua. E’ una scelta che nasce anche dal mio modo di vivere la realtà, ho sempre pensato che prima di giudicare qualcuno bisogna prima mettersi nei suoi panni, capire chi è veramente e forse solo allora potremo capire in parte ogni sua scelta. Vi faccio un piccolo esempio: quello che capita a Luca. Sono sicura che alcune persone avranno commentato questo suo gesto con un “io non lo avrei mai fatto e/o perdonato”, oppure “solo chi non ama fa queste cose”, e invece scegliendo di far parlare il personaggio di Luca in prima persona, raccontando ogni dettaglio dei suoi pensieri, facendolo conoscere più nel profondo, ho voluto far capire che non sempre le cose sono “o bianche o nere”, che non siamo tutti perfetti o tutti uguali, e che dietro ad ogni errore si nasconde altro. O forse, ingenuamente, mi piace pensarla così… Non posso dire che è stato facile scrivere di sei persone con sei caratteri differenti, ma spero comunque di essere riuscita nel mio intento, ossia far conoscere ognuno di loro prima di giudicarli. Quindi credo che sia stata questa la mia sfida più grande durante la scrittura, e il riscontro di chi ha letto il mio romanzo lo è ancora oggi…

Nella storia, l’amore sembra essere il motore principale delle azioni dei protagonisti. Come ha esplorato il tema dell’amore e delle paure che possono ostacolarlo nel suo romanzo?

Io credo che l’amore sia l’unica cosa in grado di poter, se non risolvere, quanto meno aiutare qualsiasi ostacolo si presenti nella vita. Mai come in questo periodo ne ho la certezza assoluta… E questo mio pensiero privato ho cercato di trasmetterlo anche nel mio romanzo. I personaggi sono inventati, alcuni in parte, ogni frase, ogni azione, anche il luogo in parte lo è, ma la morale che ho voluto trasmettere è così reale che quasi mi sembra di aver scritto ogni mio punto di vista: la vita a volta fa paura, ma grazie all’amore tutto fa un po’ meno paura…

I personaggi di Ilaria, Lorenzo, Claudia e Luca hanno un ruolo importante nella vita di Andrea e Vittoria. Come ha intrecciato le loro storie con quella dei protagonisti principali?

I migliori amici hanno un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi, e questa è una cosa che ho voluto precisare anche nel mio romanzo. Credo che l’amore e l’amicizia debbano più o meno navigare sempre sulla stessa lunghezza d’onda per rendere perfetta, anche se imperfetta, la vita di una persona. Ovviamente ad un certo punto della nostra vita c’è chi avrà vicino più l’una piuttosto che l’altra ma, mi piace ancora credere che ci sia qualcuno che nonostante tutto riesca a far combaciare entrambe le cose senza troppa fatica. Ed è proprio in questo modo che ho cercato di intrecciare le storie di Ilaria, Lorenzo, Claudia e Luca con quelle di Andrea e Vittoria: senza troppa fatica!

Concludiamo questa intervista ringraziando Cristina La Fauci per il suo tempo e per aver condiviso con noi alcuni spunti interessanti sulla sua opera “Il mio posto nel mondo”. Speriamo che i nostri lettori abbiano trovato utile questo scambio di idee e che decideranno di leggere il libro di cui abbiamo parlato oggi.

la fauci1

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