
Quello che mi capitò trentacinque anni fa in Belgio ha il sapore dell’incredibile. Fu un avvenimento drammatico, oltre ogni immaginazione, indescrivibile per certe angolature, velocissimo nel suo accadimento, senza un ragionevole senso umano, crudele e spaventoso nei suoi esiti, e le domande esistenziali che mi (in)seguono da allora sono riemerse prepotentemente in questi anni di maturità e di riflessione. In pochi minuti, schiacciati gli uni contro o sopra agli altri, perirono 39 persone di tutte le età: in prevalenza italiani, ma poco importa la nazionalità. È come se volessi rivivere quei momenti (forse inconsciamente cambiarli!) e trascriverli sopra un nastro, in un filmato, preciso, da rivedere senza sosta, tutto di un fiato, sotto dettatura della (mia) memoria ancora nitida e chiara, come se gli accadimenti fossero successi ieri. Vorrei che quell’esperienza potesse rimanere cristallizzata, per essere ancora rivissuta nella sua crudele e scabra realtà, senza demagogia alcuna. Gli umani, esseri dotati di ragione e istinto, furono capaci, con lucida crudeltà, di provocare prima l’agonia e poi la morte di 39 loro simili, senza un motivo logico, per pura cattiveria. Persone con un nome e un cognome e una vita da vivere, 39 esseri umani, possibili vicini di casa, tifosi come me, e come te che stai leggendo. Già, “uomini” ci definiamo, in contrapposizione alle “bestie”. Quella notte di tanti anni fa, ebbi la conferma che le “seconde”, nel senso che diamo al termine, erano gli uomini. Per invertiti ruoli, gli uomini ne avevano assunto i connotati più terribili. Milano, la mia città, martedì 28 maggio 1985, in Viale Argonne, angolo Piazzale Susa. Arrivo presto, verso metà mattina. È una bella giornata primaverile dalla temperatura mite, mi aspetta l’autobus (o la corriera, si diceva così) del gruppo. Qualche tempo prima, avevo acquistato il biglietto per la finale (con trasferta: andata e ritorno, ingresso allo Stadio, stop) presso l’Agenzia Squirrel Viaggi, costo elevato per me studente. Ci tenevo tantissimo! Ricordo che l’Agenzia aveva i suoi uffici in quello stabile compreso tra le Via Santa Sofia e Via San Calimero. Ci arrivai con il motorino. L’emozione mentre salivo le scale era tanta. Dopo le trasferte invernali al Comunale di Torino con gli amici juventini, quali Luca Ostellino e Francesco Molinari, durante le quali si stava ammassati, stretti e rigorosamente in piedi sugli spalti, volevo completare la mia esperienza di tifoso fedele, con la partecipazione alla finale per l’ambito Trofeo! Una breve digressione di storia calcistica: in seguito alla beffa del 1983 con l’Amburgo, era arrivato il momento della rivincita. Nell’edizione 1984/85 della Coppa, il cammino era stato abbastanza agevole. Dopo aver battuto lo Sparta Praga per 3 a 1 ai quarti e il Bordeaux per 3 a 2 in semifinale, la Juventus accedeva alla finalissima contro il Liverpool, squadra Campione d’Europa dell’anno prima, a Roma. A quel tempo e quella sera, la Juventus schierava: Stefano Tacconi tra i pali, Luciano Favero e Antonio Cabrini come terzini, Massimo Bonini come mediano, Sergio Brio come stopper, il compianto Gaetano Scirea come libero, Massimo Briaschi come ala destra, Marco Tardelli come centrocampi- sta d’attacco, Paolo Rossi come centravanti, Michel Platini come regista e Zbigniew Boniek come ala sinistra. In panchina, vi erano Luciano Bodini, Nicola Caricola, Claudio Prandelli, Bruno Limido e Beniamino Vignola. I numeri sulla schiena erano rigorosamente dall’ 1 al 16. Uno squadrone insomma. I due stranieri, arrivati da poco, avevano apportato quel tasso di qualità in più e quell’atteggiamento di costante attacco che mancavano alla squadra piemontese, senza però dimenticare la vocazione difensivistica tipica italiana. (…)
Oggi parliamo di Quella sciarpa bianconera scritto da Marco Guido Santagostino e pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.
Noi del gruppo Albatros il filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autore Marco Guido Santagostino per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Quella sciarpa bianconera.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autore, buona lettura!
- COSA L’HA SPINTA A CONDIVIDERE LA SUA STORIA CON I LETTORI?
Quando si è ragazzo, non si ha tempo per pensare e non si ha la percezione precisa del pericolo … poi, crescendo e diventando adulto, sentii il dovere di trasmettere quell’immane tragedia, attraverso la mia diretta esperienza. Volevo e voglio che la memoria di quell’evento terribile non rimanga negli anfratti della storia, ma venga sempre tenuta viva! … I giovani – ma non solo loro – devono sapere a quale risultato può arrivare la follia umana di 10 minuti.
- COSA SI ASPETTA DALL’INCONTRO CON IL LETTORE?
Attenzione, curiosità e rispetto. Il lettore (cosa che farei io di fronte ad una testimonianza forte) dovrebbe ascoltare e riflettere … ecco … la riflessione.
- COSA LE PIACEREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?
Innanzitutto un “grazie di cuore” per aver dedicato il loro tempo prezioso per aver letto il mio pamphlet! Poi direi loro di fare tesoro di quanto in esso contenuto, affinché tali tragedie non avvengano più ma non solo nel calcio.
- HA PROGETTI PER IL FUTURO?
Sì, vorrei scrivere la “storia” dell’Azienda di Famiglia, fondata nel 1876 da mio bisnonno alle porte di Milano. Storia di tanti figli, di fatiche, di donne lavoratrici, di emancipazione, di solidarietà, di cambio epocale della Società italiana da prevalentemente agricola ed industriale. Ho un archivio importante che sto sistemando … ci metterò un po’ ma credo sia importante lasciarne traccia e testimonianza ai posteri.
- COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?
Per ora, sono contento e curioso di viverla sempre di più, emergenza sanitaria COVID permettendo (!!). È un mondo che mi ha sempre affascinato, stante la mia grande passione per lo scrivere. Albatros Edizioni è molto attenta ai cambiamenti e alle nuove tendenze dei nostri anni. Mi aspetto dunque ancora tanti momenti di incontro e di condivisione. La cultura nella sua più alta accezione ed il sapere attraverso i libri rendono migliori le Società umane. Da sempre, la loro divulgazione aiuta il benessere mentale degli uomini e nutre le coscienze.
A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Marco Guido Santagostino per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Quella sciarpa bianconera e per il futuro.
A te caro lettore auguro una buona lettura, spero che questo libro ti faccia riflettere.
Noi ci sentiamo molto presto.
La vostra redattrice.