
Questo libro non rappresenta una traccia biografica di chi l’ha scritto, ma trae spunto dalla sua fantasia e immaginazione. Ha come scopo conclamare la costanza e la determinazione di rimanere sempre aderenti alla vita, anche nei momenti più difficili. Quando tutto sembra manifestarsi contro. Perché la vita stessa offre sempre una opportunità per rifarsi.
Stefano Lenzi, titolo di studio in Informatica presso l’Università di Pisa. Ex bancario. Ha formato il suo percorso psicologico come allievo del Maya Liebl Institute di Livorno. Vive a Livorno. Ha già pubblicato: “Questo sono Io…” (Editore Debatte O. srl Livorno 2008), “Le avventure di Settimo Gaudin” e “Le avventure di Settimo Gaudin parte2” (Aletheia Editore 2020/2021).
Oggi parliamo del libro Una corsa per la vita di Stefano Lenzi pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter fare qualche domanda a Stefano Lenzi per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più su Una corsa per la vita.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autore, Buona lettura!
- QUANDO HA AVUTO L’IDEA DI SCRIVERE QUESTO LIBRO?
-L’ho provato una volta e mi è rimasto per sempre- Per me scrivere è diventato un bisogno, come respirare, nutrirmi, è una dolce abitudine. Ma come sono arrivato a questo punto? In un crescendo di passione, e di consensi espressi da persone inaspettate. Lettori che mi hanno espresso la loro gratitudine per il senso di benessere provato a contatto con i miei racconti. Qualcuno – sono le sue parole – si è sentito preso per mano e accompagnato nelle vesti del protagonista. Io credo che abbiano percepito un senso di umanità, e una passione per la nobile arte. Quindi scrivo per passione. E le mie storie sono quindi storie di passione. In questo ambito è nato “Una corsa per la vita”. Dove ho testimoniato una delle tante sfaccettature della passione, la determinazione, o meglio la tenacia, che poi è amore per la vita. Mai, non bisogna cedere mai, neanche di fronte alle avversità che sembrano insormontabili, e che possono determinare interruzioni, rinunce, dolore. Ho voluto dichiarare la forza di rappresentare sé stessi in altro modo, e che sicuramente se si chiude una porta, se ne può aprire una nuova, di pari intensità, perché la vita offre sempre un’altra possibilità. Più che un’idea, scrivere questo libro è stato un bisogno, che poi ho desiderato tradurre in un racconto.
- QUANDO NACQUE LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
La mia vita si può dividere in due parti, la prima passata a cercare gli altri, la seconda a cercare me stesso. Nel momento della svolta è come fossi rinato. Da quel momento in poi sono cambiati i bisogni, ed è nata la passione per la scrittura, quindi posso dire che scrivo da sempre. E da quando ho imparato a vedere con i miei occhi. Ognuno può esprimersi attraverso varie forme, a me piace narrare, cercare le parole giuste, creare, spaziare nelle linee dell’armonia. È una dimensione che spinge verso l’alto, negli spazi inesplorati, e altamente seduttivi. Certo, lì mi piace sostare, ma non a lungo, poi sento il bisogno di scendere, di tornare con i piedi per terra, e definire. Il racconto, il mio racconto prosegue in queste alternanze non predeterminate. Va, e lo lascio andare, fino alla fine. Ma la storia non finisce lì, è costruttivo anche il confronto con l’esterno. Rappresenta un senso di responsabilità. Ed è un passaggio importante, che prima o poi un autore ha da fare.
- A QUALE TRA I SUOI LIBRI È PIU’ LEGATO E PERCHE’?
Beh, io sono un esordiente e ho pubblicato fino a ora pochi libri, alcuni sono in fase di ultimazione. Tra questi sono legato in particolar modo al personaggio del mio primo romanzo, non posso non ammetterlo. Intorno a lui ho argomentato due narrazioni, la terza è quasi alla fine, ma non ho ancora deciso quando pubblicarla. Certo è che il testo a cui sono più legato è proprio “Una corsa per la vita”. Perché è il racconto dove sento la mia presenza pulsare di più. Alcune esperienze io l’ho vissute veramente, anche se ci sono aggiunte di fantasia, inevitabili per chi scrive. Ma l’amore per la corsa, la maratona in terra francese, il dolore per la scoperta di una patologia, incompatibile con le corse a piedi, e poi la rinascita con il primo romanzo pubblicato, sono momenti di vita realmente vissuti. A me però non va di dichiarare un romanzo come questo autobiografico, perché non lo è, dal reale trae diversi spunti, ma poi gli stessi vengono ricompattati in forma creativa, e obbediscono soltanto al gusto di scrivere.
- COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?
Con la casa editrice Albatros ho compiuto un salto di qualità. La professionalità che ho trovato mi ha aiutato a concepire il significato di autore, ripeto ad un certo punto ho sentito un passaggio, come qualcosa che dovevo affrontare, per migliorarmi. Naturalmente ciò non vuol dire che sono entrato nella “specie protetta”, sono solo all’inizio, ma ho fatto il passo. E questo grazie all’editore. Poi saranno gli eventi della vita a dare le sentenze. Ciò non toglierà niente alla passione, ma se la passione verrà anche apprezzata ancora meglio. Tutto però è circoscritto intorno alla parola ‘miglioramento’. Così come accade nella corsa, il bello è correre per condividere con gli altri il sudore, la fatica, fino al traguardo, sappiamo che vincere non è importante, ma ci piace misurarci, altrimenti ci sono anche i percorsi non competitivi, ma non sono uguali alla corsa, sono piacevoli passeggiate. Il podista così’ come il romanziere, desiderano l’intensità, solo così quando arrivano al traguardo hanno raggiunto la loro vittoria. E si sono irrobustiti.
- COSA LE PIACEREBBE DIRE AI SUOI LETTORI?
Una parola: incontriamoci. Non per un fatto solamente commerciale. Ho scritto un libro che può aiutare, dare conforto, e non perdere la speranza. Mi piacerebbe avere un riscontro per capire se è stato utile. Questo è stato il mio intento, infondere la forza per non cedere mai al cospetto delle avversità, ma non posso sapere se ci sono riuscito, io spero di si, perché vuol dire aver raggiunto il traguardo, e vinto la mia olimpiade. Inoltre, il calore condiviso può aiutarmi ancora a credere in questo cammino, e consolidare il piacere che provo nella scrittura. Sono proprio gli amici, quelli veri, coloro che non ti abbandonano mai. Nel momento del bisogno, si annunciano e ti danno conforto, rivivono la loro presenza ogni volta che lo vuoi, basta salire in punta di piedi e tirarli giù dallo scaffale della libreria, per ricominciare. Questo può accadere solo se voi sarete disposti a leggermi, per quanto riguarda me rimango qui ad aspettarvi, augurandomi di poter scambiare presto qualche parola con voi.
A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Stefano Lenzi per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Una corsa per la vita e per il futuro.
A te caro lettore auguro una buona lettura e un buon viaggio tra le pagine di questo libro, con l’augurio che possa lasciarti qualcosa di importante perché ogni libro ha qualcosa da insegnare.
Noi ci sentiamo presto, con tante novità.
La vostra redattrice.