Il tesoro perduto – Vittorio Emanuele Dalla Bella

Il fallimento di una missione americana segreta con l’obiettivo di trasportare quindici milioni di dollari risveglia tutta la violenza e cupidigia da parte delle forze giapponesi, con conseguenze al limite del credibile. A essere coinvolti in prima persona saranno i tre ufficiali a bordo dell’aereo destinato al trasporto di quel “tesoro perduto”, che subiranno sulla loro pelle tutte le torture inflitte loro dai giapponesi nel tentativo di scoprire dove sia finita quell’immensa somma di denaro. In questa vicenda si trovano però coinvolti anche i due stati, l’America e il Giappone, le popolazioni di entrambi i territori, le forze militari messe in campo e le loro famiglie. Vittorio Emanuele Della Bella condisce la Storia di dialoghi fitti, dettagli personali sulla vita delle persone coinvolte e sulle immani violenze perpetrate, avvenimenti a tratti modificati ma che ruotano attorno a quelli di Pearl Harbor e di un’epoca dai meccanismi contorti, per restituirci un quadro delle vicende di uomini, prima che di militari, travolti da destini crudeli.

Vittorio Emanuele Dalla Bella è nato a Portogruaro (VE) il 31/10/1961. Da sempre risiede a Caorle (VE). Ha conseguito nel 1975 il diploma di Terza Media Inferiore.
Ha poi scelto di seguire le orme di suo padre e dei suoi antenati che da sempre hanno lavorato nel settore della pesca professionale. Quindi nel ha conseguito i titoli professionali di Conduttore al Traffico Locale, Capobarca alla Pesca Costiera Ravvicinata e Motorista Abilitato.
Ha svolto il servizio di Leva in Marina, è poi stato comandante di vari pescherecci e successivamente di un traghetto porta passeggeri e auto. Attualmente svolge ancora la professione di pescatore. È associato all’A.N.M.I. (associazione nazionale marinai d’Italia) dal 1983. Ha svolto un mandato Presidenziale dal 2001 al 2004 presso il Gruppo di Caorle, dove attualmente svolge le mansioni di Vice Presidente. È autore dei tre romanzi storici imperniati sulle vicende di alcuni sommergibili italiani: Sommergibile Da Vinci Missione Finale (2008), Il Portasigarette d’Argento (2011) e Inferno di Sale (2019).

Oggi parliamo de Il tesoro perduto un libro di Vittorio Emanuele Dalla Bella pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros il Filo.

Noi del Gruppo Albatros il Filo non potevamo di certo farci sfuggire l’occasione di intervistare Vittorio Emanuele Dalla Bella per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro Il tesoro perduto.

Riportiamo di seguito l’intervista all’autore.

  • In che momento e come ha avuto l’idea di scrivere questa storia?

Tutto nasce da un sogno, che sebbene durato pochi attimi, al suo interno celava qualcosa di misterioso. Appena sveglio, decisi di mettere giù due righe affinché il tutto non svanisse dalla memoria come capita sovente proprio nei sogni. Essendo oltre a un pescatore, anche uno scrittore, ho visto in quel breve spazio tempo la possibilità di riportare in carta quello che la mia mente aveva carpito, quindi dopo aver effettuato diverse ricerche storiche sulla guerra nel Pacifico, tra Stai Uniti e Giappone, ho iniziato a scrivere quella che alla fine è diventata la mia quarta opera.

  • Quando nacque la sua passione per la scrittura?

All’incirca venti anni fa, esattamente durante la mia presidenza presso l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia della mia Città. La presenza a bordo del leggendario sommergile italiano Leonardo Da Vinci durante la Seconda guerra mondiale, di un giovane marinaio di Caorle, che purtroppo perse la vita assieme a tutto l’equipaggio il 23 Maggio 1943, per l’azione di alcune navi inglesi, è uno dei motivi principali che mi ha fatto avvicinare alla scrittura. Le storia affascinante di questo battello, di questo giovane ventiduenne e di Gianfranco Gazzana Priaroggia, comandante del Da Vinci, non andavano dimenticate. Sommergibile Da Vinci-Missione Finale, mio primo romanzo, è dedicato agli oltre 3000 sommergibilisti italiani che persero la vita durante la Seconda guerra mondiale.

  • Qual è il suo pubblico ideale? A chi pensa quando scrive?

Il mio pubblico, almeno per quanto riguarda i primi tre lavori, è un pubblico di nicchia, o meglio di appassionati di storia della marina e della componente subacquea. Il tesoro perduto, sebbene tratti argomenti accaduti ugualmente durante la Seconda guerra mondiale, è invece un libro per tutti. Quello che mi prefisso è di riuscire a portare il libro bellico nelle menti di tutti i lettori, indistintamente dal genere di cui sono appassionati. Se ben lavorato, anche un libro che parla di guerra può diventare di grande attrattiva. Il pensiero quando scrivo, non può essere che rivolto ai miei genitori Giovanni e Maria, scomparsi alcuni anni orsono. Durante i molti cicli di chemioterapia che proprio mia madre fece durante la sua malattia, ogni qualvolta che incontrava un nuovo medico, donava sovente, presentandole con grande orgoglio le mie opere. Se continuo a scrivere è anche grazie a lei. Grazie Mamma.

  • Cosa si aspetta dall’incontro con il lettore?

Che ci sia da parte sua la voglia di leggere comunque un’opera anche se non scritta da un nome famoso della letteratura. Le Case Editrici dovrebbero puntare molto sui nuovi nomi. Molto spesso è proprio nei cassetti di scrittori provetti o sconosciuti che si celano storie di grande attrattiva. Quindi cari lettori, cercate di dare una mano a tutte queste nuove leve affinché le opere da loro scritte non diventino pasto per le tarme.

  • Qual è, tra i suoi romanzi, quello a cui è più affezionato? E perché?

Senza ombra di dubbio Il Portasigarette d’Argento, mia terza opera. La storia del C.F. Primo Longobardo, nel 1942 comandante del Regio Sommergibile Pietro Calvi e del suo carissimo amico Jhon Standley Dalison, è di quelle che nemmeno la fantasia potrebbe creare. Il libro, il cui vero protagonista è il portasigarette che l’ufficiale italiano regalò all’amico ufficiale inglese in Cina, agli inizi degli anni 30, è un susseguirsi di colpi di scena che terranno il lettore prigioniero dalla prima all’ultima riga e rendendolo partecipe di tutte le scene, per la maggior parte drammatiche, che il libro porta al suo interno. È il libro che amo di più perché legato ad un momento di vita molto particolare.

A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Vittorio Emanuele Dalla Bella per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Il tesoro perduto e per il futuro.

A te caro lettore ti auguro una buona lettura e un buon viaggio alla ricerca di questo tesoro.

Ci sentiamo presto.

La vostra redattrice.

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