
La vita a volte sembra un grande cerchio, una ruota che gira. E così all’inizio di questo romanzo ci scorre di fronte agli occhi l’immagine di Gino che, sudato e ansimante, pedala su per le colline del Roero e questa immagine ricomparirà alla fine della storia. Siamo in una piccola cittadina di provincia a sud del Piemonte, dove il tempo scorre lieve tra passeggiate sotto i portici, gli aperitivi nella piazza del paese, gli incontri al circolo culturale e i segreti di tradimenti che tutti sanno ma di cui nessuno rivela i protagonisti, in un gioco di apparenza e ingannevole rispetto reciproco. Ma i due volti di ognuno, come due facce della stessa luna, verranno ben presto messi a nudo da una grave crisi finanziaria che sconvolgerà questa apparente vita tranquilla. Un’abile mente dai tratti criminali, come quella di Donna Lia, prenderà le redini della situazione, una donna che cela un segreto che si è portata con sé dalla lontana Sicilia. Le storie di Filippo Neri, farmacista del paese, Luca Bombardini, figlio ambizioso di un imprenditore di insaccati, e Dimitri, avido trafficante di droga, si intrecceranno con quelle di altri personaggi in un romanzo dai tratti gialli e ironici.
Oggi parliamo di Donna Lia un libro di Claudio Mastri pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.
Noi del Gruppo Albatros Il Filo spinti dalla curiosità che ci contraddistingue abbiamo avuto il piacere di intervistare Claudio Mastri per conoscerlo meglio e conoscere meglio il suo libro Donna Lia.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autore. Buona lettura!
- Perché ha aspettato così tanto prima di sottoporre il suo lavoro a una casa editrice?
Questa è una domanda impertinente, ad un lettore poco attento potrebbe sottintendere che io sia o molto vecchio o molto pigro, a sessantanove anni sono giovanissimo anche se forse un po’ pigro. La verità è che non ho mai pensato seriamente di scrivere, la prima volta che l’ho fatto risale ad una decina di anni fa. Mi sono cimentato in un testo di saggistica legato alla gestione del personale che poi ho girato ad una serie di amici. Ne ho ricevuto commenti lusinghieri e qualche incoraggiamento a tentare la via della pubblicazione. Forse questo in quel momento i loro complimenti mi erano sufficienti e quindi di quelli mi sono accontentato. In fondo scrivere quel libro era stato un bisogno personale legato al fatto di essere appena andato in pensione. Sentivo la necessità di fissare su carta una serie di esperienze vissute durante gli anni di lavoro, un modo per staccarmi per sempre da quel mondo e lanciarmi nella vita da pensionato. Mi sono accorto però che, pur trattando argomenti seri, il tono con il quale li descrivevo risultava ironico e divertente e questo mi ha dato la convinzione che forse poteva trattarsi di uno stile di scrittura godibile. Ho poi fatto qualche altra cosa ma solo per il gusto di regalarla a qualcuno.
- Dove trova l’ispirazione per i suoi scritti?
In realtà quello che faccio non è altro che attingere ai miei ricordi, riportando in vita paesaggi e persone che ho incontrato o visitato nel corso degli anni. Poi tento di mettere in pratica gli insegnamenti di Italo Calvino quando nelle sue “Lezioni Americane” dedica un capitolo al tema della leggerezza per cercare di raccontarli. La caratteristica principale dei miei protagonisti è quella di non prendersi mai troppo sul serio e se lo fanno poi li modifico in senso caricaturale perché non sopporto quelli che se la tirano. Se dovessi invece dirvi da dove escono le storie che ho raccontato in Donna Lia, non saprei spiegarlo con esattezza. Il racconto è nato per gioco durante il primo lock down, un modo per passare il tempo è condividere qualche pagina con degli amici. Non sono partito da un’idea precisa di racconto, ho iniziato con il descrivere un personaggio e poi è stato lui con i suoi pregi e i suoi difetti a definire le cose che sono accadute. Per dirla con altre parole, sono stati i personaggi a scrivere la storia. Io non c’entro niente, mi sono limitato a legare i vari capitoli facendo incontrare tra loro le varie storie.
- Cosa ha provato vedendo il suo libro pubblicato? È stato un songo diventato realtà?
Come ho detto, il libro nasce come un gioco, pertanto non era stato scritto con l’intento di farne un’opera per la pubblicazione. Solo che pagina dopo pagina le persone che lo leggevano si sono appassionate alla storia, al punto che una volta terminato il racconto hanno insistito e mi hanno spinto a presentarlo a qualche casa editrice. Ho fatto un po’ di resistenza, ma non troppa, ed alla fine mi sono deciso ad inviarlo. Confesso che il periodo intercorso tra l’invio del manoscritto e la risposta è stato quello nel quale ho consultato le mail con una frequenza che non mi capitava da quando ho smesso di lavorare. Quando ho ricevuto la notizia che il mio lavoro aveva superato la prova di un lettore professionale, e successivamente ho ricevuto la chiamata della signora Ginevra che aveva letto il mio libro, devo confessare che mi sono sentito un po’ come un bambino, per qualche momento addirittura mi sono immaginato nelle vesti di un nuovo Camilleri. Poi mi sono ricordato che non sopporto che si prende troppo sul serio e sono tornato con i piedi per terra. Scherzi a parte, credo che la scelta della copertina sia stato il momento più emozionante di questa avventura perché ha rappresentato quello che per una sposa è la scelta dell’abito ed è l’ultimo tassello prima dell’uscita del libro in “carne ed ossa”.
- Com’è stata la sua esperienza editoriale?
Il contatto diretto con chi conosceva il contenuto della mia opera è stato sicuramente uno dei momenti appaganti di questo percorso. Ho potuto apprezzare la professionalità e la pazienza con la quale sono stati gestiti gli aspetti legati alle varie fasi che portano alla nascita del prodotto finale, dalla correzione del testo alla scelta della copertina. Certo a tutti gli scrittori, o aspiranti tali, piacerebbe aprire il giornale e trovarci la promozione a tutta pagina con la fotografia del libro, o vedere in TV Greggio e la Hunziker presentarlo entusiasti a Striscia la Notizia. Sotto questo aspetto vedo margini di miglioramento, ma sono convinto che ci stiate lavorando.
- Sta già lavorando ad opere future?
Donna Lia, stando a quei lettori con i quali ho avuto il piacere di scambiare delle opinioni, ha avuto un’accoglienza molto positiva, d’altronde come ho detto prima, non me ne faccio un merito, sono stati i personaggi a dettare la storia, io mi sono limitato a scriverla. Il romanzo è venuto fuori senza fatica al punto che quando lo rileggevo più di una volta mi sono sorpreso a sorridere su certi passaggi, proprio come se fosse la prima volta che li vedevo. Per tornare alla domanda però, la risposta è sì, sto scrivendo un nuovo romanzo. Si tratta sempre di un giallo dai tratti ironici, con personaggi improbabili che si muovono nel mondo della moda. Come in tutti i gialli la trama prevede un assassino che utilizza una calza di seta per i suoi delitti, una aspirante giornalista sfigata, una strana coppia di investigatori, un vecchio stilista che coltiva ortaggi, un Pm e altre simili amenità. Ma questo lo potrete apprezzare solo se prima avrete letto Donna Lia.
A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Claudio Mastri per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per Donna Lia e per il futuro.
A te caro lettore buona lettura, buon viaggio tra le pagine di questo giallo, qual è il segreto di Donna Lia? Lo scoprirai solo leggendo…
Ci sentiamo presto.
La vostra redattrice.