“La rosa dell’ammiraglio” di Chiara Mattozzi
La baciò delicatamente e le asciugò le lacrime sussurrando:
“Non dovrai mai temere di perdermi e non dovrai mai dubitare
del mio amore.”

Quante volte da giovani liceali abbiamo immaginato Plinio il Vecchio come un noioso erudito tutto assorto dalla ricerca insaziabile per scrivere la sua incomparabile opera, la “Naturalis Historia”? E se ora invece ci venisse svelato che era anche un giovane molto bello, con degli incredibili occhi verdi, e che nella sua vita si innamorò perdutamente di un’unica donna che inseguì in un tempo lungo anni e in uno spazio vasto come l’Impero?
Questa è la favola che ci fa vivere Chiara Mattozzi con la capacità comune a pochi di trasportare il lettore indietro nel tempo, mostrandoci i pericoli, le angosce e i malesseri di una sfortunata coppia vissuta nel primo secolo dopo Cristo. Lui è Gaio Plinio Secondo e lei è Salvia Rectina. Si incontreranno per caso in una calda mattina d’estate al porto di Caserta e da quel momento nessuno dei due potrà smettere di pensare all’altro, in un continuo tentativo di rincontrarsi anche solo per pochi attimi. Un amore tormentato che tuttavia riesce a trarre nutrimento dai numerosi ostacoli e che ci tiene incollati alle oltre 400 pagine con il fiato sospeso e il cuore pesante.
La Rosa dell’ammiraglio è un romanzo d’amore, una storia appassionata e struggente che sembra scritta da chi l’ha realmente vissuta e i cui protagonisti saranno pronti a sfidare gli dèi pur di vincere su un Fato avverso.
Una storia consigliata a chi non aspetta con ansia il lieto fine ma ha l’audacia di lasciarsi travolgere dalle passioni, ovunque portino.