GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: DUE VITE IN UNA. IL TEMPO NON BASTA MAI – Fabrizio Galante

Cari lettori, oggi vi portiamo a bordo di un viaggio davvero speciale, quello di Fabrizio Galante, autore del romanzo autobiografico Due vite in una. Il tempo non basta mai. Fabrizio ci racconta la sua esistenza divisa tra due grandi passioni e due mondi molto diversi: quello del mare e quello dell’aria. Dal diploma al Nautico fino a diventare pilota di linea, la sua vita è stata un continuo inseguire sogni, superare sfide e scoprire nuovi orizzonti, fisici e interiori. Attraverso la sua storia, ci invita a credere nel potere delle passioni e nella possibilità di realizzare i nostri desideri più profondi. Scopriamo insieme qualche dettaglio in più direttamente dalle sue parole.

Fabrizio, cosa ti ha spinto a raccontare la tua vita in un libro così personale e senza filtri?

Come riportato nel mio libro, non sono mai stato bravo in letteratura e la scrittura della mia biografia non era neanche pensabile. Tuttavia, credo di aver fatto una vita “particolare” e, superata l’età dei sessant’anni, mi è venuto spontaneo guardare indietro, ricordare chi ero, da dove sono venuto, quello che ho fatto e realizzato, e dove sono arrivato. Molte cose sono passate nel dimenticatoio e forse questo è uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivere: il timore di perdere situazioni, emozioni e anche delusioni che hanno fatto parte del mio percorso. È altresì vero che non posso trasmettere a nessuno quello che ho imparato, non ho figli né nipoti, e questo è un altro motivo che mi ha spinto a comporre questo libro. Ho voluto scrivere il mio cammino con la massima sincerità e onestà possibile, ammettendo tutti gli errori commessi e descrivendo anche i positivi risultati ottenuti; non avrebbe avuto senso scrivere una biografia “non sincera”.

Qual è stato il momento più difficile nel passaggio dalla carriera marittima a quella di pilota di linea?

Io sono felice di essere nato in Italia, l’italiano è ben accettato in quasi tutto il pianeta, ma con il mio paese natio nutro sensazioni discordanti; da un lato l’orgoglio di essere italiano, dall’altro l’insofferenza per la burocrazia e il sistema corrotto del nostro paese che mi hanno solo creato continui problemi e ostacoli. In Italia ho sempre trovato porte chiuse, un continuo soffocamento delle mie ambizioni; non c’era spazio per una persona senza “raccomandazioni”. Una volta ottenuto il brevetto commerciale di pilota negli Stati Uniti in solo 6 mesi di studio, ci sono voluti circa 11 anni per convertire la licenza americana in quella italiana; l’ente nazionale dell’aviazione civile organizzava solo 2 sessioni all’anno per l’esame di conversione, e siccome il mio lavoro era sulle navi mercantili con lunghi periodi lontano da casa, era quasi impossibile coincidere con le loro date considerando anche che avvisavano con solo due settimane d’anticipo. Il sistema burocratico dell’aviazione civile negli anni ’90 era orientato unicamente per coloro che avevano un buon assetto economico o conoscenze nel settore. Ho avuto moltissimi ostacoli ad affermarmi come pilota di linea nel nostro paese e infatti non si è mai presentata l’opportunità di lavorare per una compagnia aerea italiana, mentre all’estero ho trovato la giusta strada da seguire, nonostante le molte difficoltà descritte. Gli Stati Uniti, per esempio, danno la possibilità a chiunque di emergere in qualsiasi professione; si entra nell’aviazione civile in giovane età, con moltissimi sacrifici, ma la possibilità non viene negata a nessuno.

Nel tuo racconto emergono non solo le sfide professionali, ma anche quelle emotive e personali. Come hai vissuto questo equilibrio tra lavoro e vita privata?

La parte sentimentale è stata la meno complicata della mia vita. Il fatto indiscusso che io non volessi procreare mi ha messo in una situazione di difesa verso l’altro sesso, e l’idea di rimanere single era sempre più marcata nella mia mente. La “prima vita” sulle navi ha facilitato questo mio percorso, il continuo viaggiare e il fatto di non essere mai stabile in un unico posto, mi ha reso più forte per evitare sentimenti profondi. All’inizio della mia “seconda vita” il rapporto con Paola era già stabile da oltre 2 anni, avere a fianco una persona con le stesse idee è fondamentale per la crescita di coppia e professionale; con il nostro equilibrio abbiamo affrontato tutte le situazioni descritte con molta complicità e reciproco supporto.

Quale messaggio vorresti lasciare a chi ha un sogno nel cassetto ma ancora non ha trovato il coraggio di inseguirlo?

Non è mai troppo tardi e questo è anche uno dei motivi per cui ho scritto il mio libro: incentivare chiunque abbia un sogno nel cassetto a non reprimerlo, a dargli luce, a fare tutto il possibile per realizzarlo. L’alternativa è quella di continuare a vivere con un costante pensiero in testa e una insoddisfazione interna per non averci provato. Ho passato molti anni in questa condizione e il nostro tempo a disposizione è limitato e i sogni vanno realizzati, o almeno si deve provare a farlo. Io ho perso alcuni anni durante il mio periodo scolastico a causa dei miei “colpi di testa” e altri ancora successivamente per scelte non propriamente corrette; però, anche se un po’ tardi, la vita ha premiato i miei sacrifici e la soddisfazione di vivere il mio sogno sarà sempre impagabile.

Guardando indietro, c’è qualcosa che cambieresti nel tuo percorso o ritieni che ogni esperienza sia stata indispensabile per arrivare dove sei oggi?

Questa domanda è di facile risposta: sì, certo, guardando indietro cambierei molte cose; avrei fatto un percorso più lineare e logico per ottenere il mio scopo, ma, come si dice, nessuno possiede una “sfera magica” e col senno di poi è più facile giudicare. Tuttavia, nonostante i continui colpi di scena, la vita mi ha permesso di fare molteplici esperienze, di vivere in stati con culture diverse, di crescere costantemente e non soltanto lavorativamente parlando, ma anche di imparare tanto dai popoli che ci hanno ospitato. Quindi posso dire che, guardando indietro, è vero che ho fatto tante “scelte sconvenienti”, ma porto con me un bagaglio di esperienze che in altro modo non avrei potuto accumulare. In sintesi, credo che ogni avventura, anche quelle più difficili, sia stata indispensabile per arrivare dove sono oggi.

Grazie, Fabrizio, per averci regalato uno spaccato così sincero e ispirante della tua vita. La tua storia ci ricorda che il tempo può sembrare sempre poco, ma la vera ricchezza sta nel non smettere mai di inseguire i propri sogni, con determinazione e passione. Cari lettori, speriamo che questa intervista vi abbia dato un nuovo slancio per guardare al vostro futuro con occhi diversi. Continuate a seguirci sul blog del Gruppo Albatros per altre storie che emozionano e motivano.

Un commento

  1. Carlo

    Questo appare certamente un libro molto interessante che non vedo l’ora di leggere. Conoscendo Fabrizio sono certo che sarà una lettura molto interessante ed avvincente, piena di “colpi di scena”. Bravi per averlo pubblicato, sono certo che potrà essere di ispirazione anche per le “nuove generazioni” che sapranno trarre ispirazione e coraggio da storie come queste.

    Carlo M.

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