GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: PER AMORE DI MIO PADRE – KLAU MARNICK

Cari lettori, oggi vi invitiamo a conoscere una voce autentica e intensa della narrativa contemporanea: Klau Marnick, autrice del romanzo Per amore di mio padre. Un racconto che si snoda tra le campagne pugliesi degli anni Ottanta e Novanta, e che segue il cammino di due fratelli alla ricerca della propria identità. Klau, con una scrittura profonda e delicata, ci conduce in un mondo fatto di scelte, passioni, conflitti e legami familiari, raccontando il percorso di formazione e crescita personale di Nicola e Giulio. Dietro questo pseudonimo si cela Claudia Consonni, una scrittrice dalla sensibilità acuta e dallo spirito curioso, che ha fatto della parola il suo strumento d’indagine e di espressione. In questa intervista ci racconta qualcosa in più del suo libro e del suo universo creativo.

Per amore di mio padre è un titolo evocativo: ci racconta com’è nato questo romanzo e quale significato ha per lei il rapporto padre-figlio?

Il romanzo risale a dieci anni fa. In quel periodo vivevo in una cascina in campagna: ho potuto vedere, sentire, toccare con mano la vita campestre, i suoi ritmi, il tempo vissuto diversamente, le feste dopo la raccolta dell’uva, per esempio. Tutto questo mi ha spronata a mettere nero su bianco questo romanzo, prendendo spunto da esperienze vissute in prima persona o da osservatrice. Per amore di mio padre ruota tutto intorno ai differenti rapporti all’interno della famiglia, soprattutto quello tra padre e figlio. Credo che questo legame sia fondamentale: il padre è una figura cardine, da lui si prende esempio, a volte si copiano i suoi movimenti, si accettano i pensieri, le idee. Lo si vede come un eroe, invincibile, quasi perfetto. Poi arriva l’adolescenza — come nelle pagine del libro — e nasce la ribellione: quello che prima era un eroe diventa un nemico, ci accorgiamo che ha difetti e forse non lo comprendiamo fino in fondo. Nasce il desiderio della propria identità, ci si sente invincibili e i consigli passano in secondo piano. Tutto questo fa parte dell’evoluzione di ogni individuo e, con il tempo, le dinamiche interne alla famiglia si modificano: a volte diventano molto forti, a volte si sfaldano. Nascono i silenzi e le distanze, che prendono il posto dell’armonia che esisteva prima. Poi, diventando adulti, maturi, si guarda tutto questo da un punto di vista diverso e ci si riavvicina.

Nicola e Giulio rappresentano due personalità molto diverse: come ha costruito questi personaggi e in che modo riflettono la Puglia di quegli anni?

Premetto che amo moltissimo lavorare a tutto tondo sui personaggi: lo trovo entusiasmante. Si parte da un’idea, da un gesto, da una persona osservata… e si costruisce tutto. È quasi magia, quasi un figlio: cerchi di dargli spessore, di renderlo reale, vero. Nicola, per esempio, ha un carattere forte, sa già cosa vuole dalla vita e come costruire il suo futuro. In un certo senso, è l’estensione del padre, un prolungamento. Tutta la sua vita, fin dall’infanzia, è stata all’insegna dell’essere come suo padre, del fare ciò che riteneva giusto. Ama la terra, ama viverla e farla protagonista della sua intera esistenza. Ha un rapporto molto forte e profondo con il padre: lo ama, lo rispetta e si vede come il suo futuro. Giulio, invece, è diverso. Ama il padre e lo rispetta come il fratello, ama quel luogo disperso nella campagna in cui cresce e sta crescendo. Ma non sente quel trasporto, quell’entusiasmo che invece anima Nicola. La campagna, la vita nella cascina, la cura, la disciplina stessa che ruota intorno al lavoro in un’azienda agricola… lo soffoca. Non lo fa sentire bene, non riesce a viverla come Nicola. Non la rinnega, ma vuole altro. Ha un animo artistico e desidera mettere a frutto il suo talento. Sa che sarà difficile, sa che dovrà parlarne con il capofamiglia. Anche se ha solo quattordici anni, ha sentore di ciò che accadrà. Tergiversa, riflette e poi parla… Volevo che i due gemelli fossero identici fisicamente ma diversi nei sogni, nelle ambizioni, nelle esperienze di vita. Creare il personaggio di Nicola è stato facile. Avevo a disposizione un palcoscenico in prima fila: la campagna in cui vivevo. Ho attinto dalle persone che la abitavano e ci lavoravano: persone forti, sicure, decise, pronte a rendere la terra dura e spaccata dal sole una distesa di vita. Giulio, invece, mi ha dato filo da torcere. O forse lo pensavo all’epoca. Un ragazzo sensibile, timido, sognatore, che voleva solo fare ciò che lo faceva stare bene ed essere felice. Insofferente ai lavori nei campi, ma capace di leggere per tutta la giornata, al fresco della sua stanza. Un debole, a prima vista. Un fallito, forse, agli occhi del padre. Ma che ha trovato il coraggio di imporsi e di lottare per i suoi sogni. Mi sono chiesta quanto ci sia di Giulio in me. Molto. Più di quanto avrei mai immaginato. I gemelli riflettono in modo realistico la Puglia di quegli anni, ma non solo: tutto il contesto rurale italiano. In un’epoca in cui ci si rendeva conto che studiare dopo le medie faceva la differenza, Nicola e Giulio incarnano gli adolescenti degli anni Ottanta e Novanta. Non solo quelli nella loro identica situazione familiare, ma anche gli altri. Nicola incarna i ragazzi che, dopo le medie, sceglievano di seguire i passi dei genitori, diventando il futuro dell’attività di famiglia. Ma rappresenta anche quelli che si adattavano alle scelte imposte: “Scegli questo, poi potrai diventare medico, o avvocato.” Non seguivano i loro sogni, ma quelli dei genitori. Giulio, invece, ricorda i giovani che, nonostante tutto, caparbi, col muso duro e i pugni sbattuti sul tavolo, volevano scegliere. Volevano che i loro sogni diventassero realtà. Non temevano i giudizi, si consideravano la loro priorità. Consapevoli che la loro scelta — come nel caso di Giulio — avrebbe messo in discussione gli equilibri familiari.

La narrazione si svolge tra gli anni Ottanta e Novanta: cosa ha significato per lei ambientare il racconto in quel periodo storico?

Avendo vissuto la mia adolescenza in quel periodo, non è stato difficile ambientare il racconto in modo realistico. Anche se sono cresciuta in un contesto diverso e nel Nord Italia, conosco perfettamente un’epoca che, a volte, mi fa sentire malinconica. Quando c’erano le cabine telefoniche con i gettoni, non avevamo lo smartphone, il walkman era il nostro migliore amico, le serate con il gruppo erano vivaci. Come ho detto prima, vivere — anche se da adulta — in un contesto rurale per una decina d’anni mi ha aperto le porte a un mondo affascinante ma duro e profondo, come le righe sulle mani del padre di Giulio e Nicola. Ho visto gioia, sacrificio, amore a volte mascherato da odio, ho visto sacrifici e soddisfazioni. Per me è stato qualcosa di indimenticabile. Mentre scrivevo, mi sembrava di essere seduta in un angolo della cucina della cascina: potevo guardarli cenare insieme, discutere, ed essere felici o tristi. Ho mischiato il mio amore per gli anni Ottanta e Novanta con i ricordi della vita alla cascina… ed ho creato questo romanzo. Una sorta di “carezza”, per così dire, a un periodo della mia vita che ho amato.

Lei ha vissuto esperienze molto diverse, tra l’Italia e gli Stati Uniti, il teatro e la narrativa. In che modo queste influenze si riflettono nella sua scrittura?

Quando scrissi Per amore di mio padre, non avrei mai immaginato che la mia vita potesse prendere una piega così sorprendente. Vivevo in campagna, i miei figli erano adolescenti in cerca della loro identità, e io, anche se sapevo di amare la scrittura, mi cimentavo in racconti e romanzi che rimanevano solo sul mio computer. Tutto è cambiato qualche anno fa, quando una mia amica mi ha spinta a condividere le cose che scrivevo. Ero positiva, ma timorosa. Col tempo ho avuto le mie soddisfazioni. Vedere questo libro pubblicato mi ha dato una forza incredibile. Allo stesso tempo ho iniziato a seguire un corso di pre-recitazione, che mi ha permesso di conoscere meglio il mio corpo, la postura e di avere molta fiducia in me stessa. Ho scritto per il teatro, in lingua inglese, ed ho avuto ottimi riscontri a Londra. Gli Stati Uniti sono stati il mio modo di cambiare o, meglio, di scegliere di cavalcare i miei sogni, come Giulio. Italia e Stati Uniti sono molto diversi, per storia, cultura e per il modo di vivere. In quello che scrivo attingo da entrambi. Molte delle mie “idee in costruzione”, come le chiamo io, quelle che riposano sul mio computer, sono ambientate negli Stati Uniti, altre in Italia. Amo entrambe: l’Italia, che mi ha insegnato l’amore per le piccole cose, per le tradizioni, per il fermarsi e osservare, per la storia che posso vedere ovunque, quasi toccare con mano, per il cibo ottimo e il profumo di caffè. Gli Stati Uniti, dove tutto è grande — dalle strade agli edifici, ai negozi, alle porzioni di cibo — mi hanno insegnato che nessuno ti giudica, che, se hai un talento è tua responsabilità condividerlo attraverso quello che fai, e ad avere il coraggio di inseguire aspirazioni e sogni anche se hai superato i cinquant’anni. Il teatro è il mio secondo amore: scrivere in questo senso è una sfida. Spazi ristretti, poca possibilità di usare descrizioni e abbondanza di dialoghi. Devi pensare anche al tono di voce dell’attore, alle luci sul palco, a come trasmettere emozioni diverse… una vera sfida, ma che amo accettare e vincere.

Sta già lavorando a un nuovo romanzo, questa volta in lingua inglese. Ci può anticipare qualcosa sui temi che intende affrontare?

Il romanzo in lingua inglese è stata una nuova sfida. Essendo per lunghi periodi negli Stati Uniti, ho pensato che sarebbe stato entusiasmante cimentarmi nello scrivere in una lingua non mia. Ho terminato questo romanzo a maggio; in questo momento sta “riposando”. Il mio metodo personale per revisionarlo al meglio è lasciarlo sedimentare, distogliermi da lui per alcuni mesi. Presto lo riprenderò in mano per rileggerlo, correggerlo e poi proporlo per la pubblicazione. Posso dirvi che i temi affrontati sono completamente diversi: è un romanzo in cui la tecnologia, le lotte tra fazioni differenti, l’amicizia, la lealtà e le intelligenze artificiali la fanno da padrone. Ho iniziato il terzo romanzo da circa un mese e sto partecipando a concorsi di poesia e racconti brevi. Per alcuni di essi sono finalista, per altri sono tra i lavori selezionati. Vedremo!

Ringraziamo Klau Marnick per aver condiviso con noi il suo mondo e il percorso che l’ha portata alla scrittura di Per amore di mio padre. Un romanzo che tocca corde profonde e parla di crescita, appartenenza e trasformazione. Invitiamo tutti voi a lasciarvi coinvolgere da questa storia intensa e genuina, e a seguire il cammino creativo di un’autrice che ha ancora molto da raccontare.

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