Benvenuti per una nuova intervista cari lettori del Gruppo Albatros. Nel panorama della narrativa autobiografica contemporanea, Scrivi chi A.mare si distingue come un’opera intima e sincera, capace di restituire al lettore il senso autentico del raccontarsi. Laura Sanna, classe 1994, ci conduce attraverso pagine dense di emozioni, memorie e riflessioni nate durante un tempo sospeso – quello della quarantena – che per lei è diventato occasione di confronto profondo con se stessa. Un viaggio personale e coraggioso che oggi prende la forma di un libro. L’abbiamo incontrata per farci raccontare qualcosa in più su questa esperienza di scrittura e di vita.
Laura, come nasce l’esigenza di scrivere Scrivi chi A.mare e cosa ti ha spinta a trasformare pagine intime in un libro vero e proprio?
Scrivi chi A.mare nasce dalla consapevolezza, raggiunta dopo anni di terapia, della persona che sono e che voglio essere ma, soprattutto, nasce dalla voglia di condividere la mia storia e mettermi a nudo di fronte al mondo per far sentire meno sole le persone che, come me, hanno sofferto o soffrono tutt’oggi perché si sento sbagliate, rotte, non in grado, mai abbastanza: in una società che ci vuole sempre perfetti, conformi, tradizionali, sull’onda del successo, entusiasti di una vita che ci sta stretta, Scrivi chi A.mare vuole essere una mano tesa e un sorriso che dice “Non sei solo/a, ci sono anch’io.” Il libro ha due temi principali: l’ansia (con annessi attacchi di panico e depressione) e l’omosessualità. Ricordo che decisi di raccontare la mia storia durante una seduta dalla psicologa: “Se un giorno starò bene, bene davvero, racconterò la mia storia.”. Ed eccomi qua, con la mia biografia pubblicata, e decine di persone a cui ho sfiorato il cuore e gli occhi lucidi. Questo doveva essere: condivisione ed emozione; e, per ora, non posso assolutamente lamentarmi che così non sia stato, anzi! 🙂
Nel tuo racconto emerge una forte componente riflessiva: quanto è stato difficile (o liberatorio) mettere nero su bianco parti così personali della tua storia?
Condividere con il resto del mondo (per quanto piccolo possa essere) la mia storia non è stato facile. Ricordo che, prima di firmare il contratto, ne parlai con la mia psicologa perché quello che più mi spaventava era reggere l’attacco del mostro che per me è sempre stato il giudizio degli altri. Avevo il terrore di crollare, di non riuscire a reggere: pensavo che ogni critica o giudizio sarebbero stati delle pugnalate nella schiena. Razionalizzando e acquisendo consapevolezza del fatto che non ero più la Laura di 5 anni fa, conscia che avrei avuto anche la “copertura” della terapia se fosse stato necessario, ho preso la decisione e sono partita, ripercorrendo passo dopo passo tutti gli anni ed i momenti cruciali della mia vita. E no, non è stato semplice, ma nemmeno difficile: ho avuto la fortuna di condividere il percorso di stesura dell’opera con un’editor empatica, comprensiva e, soprattutto molto paziente, che ha reso tutto più leggero. Ci sono stati dei passi forti, certamente, ci sono state delle pause necessarie e dovute, ma, alla fine del percorso, mi sono guardata indietro e mi sono data una pacca sulla spalla, dicendomi: “Guarda cosa hai creato, guarda che persona sei diventata.”. Ho pianto e riso, ho avuto lo stomaco in subbuglio per le emozioni rivissute, ho avuto le mani tremanti per gli angoli bui della mia vita. È stato intenso, vero, ma lo rifarei domani.
Il titolo del libro è molto evocativo. Come lo hai scelto e che significato ha per te?
“Scrivi chi A.mare” nasce nel 2020, precisamente ad aprile, in piena quarantena. Dopo aver prodotto alcuni scritti, principalmente flussi di coscienza e pagine di diario, decisi di voler aprire una pagina Instagram tutta mia, con le citazioni tratte dai miei scritti. Ricordo di aver dedicato almeno una settimana alla ricerca del titolo perfetto, e dell’immagine del profilo. Alla fine, non ebbi dubbi: il mare doveva essere un punto focale della pagina e, quindi, decisi di metterlo nel titolo e di fonderlo con il verbo più dolce del mondo: amare. Sorrido raccontandolo perché aprii la pagina il 2 maggio 2020, verso le 7 di sera: alle 9 e mezza circa ebbi un brutto attacco di panico e chiusi la pagina, per sempre o, almeno, fino ad oggi sicuramente. Quando a Settembre mi chiesero che titolo avrei dato alla mia opera, non ebbi dubbi: Scrivi chi A.mare sarebbe esistito davvero ed avrebbe raccontato la mia storia.
Nella tua biografia racconti di aver iniziato a scrivere durante la quarantena del 2020. Cosa ha rappresentato per te quel periodo, e in che modo ha influito sul tuo rapporto con la scrittura?
La quarantena è stato un punto di svolta dopo uno dei periodi più bui della mia vita. Dopo un brutto crollo emotivo, causato da ansia costante e attacchi di panico sempre presenti, iniziai un nuovo percorso da una psicoterapeuta a Settembre 2019. Ecco, io ringrazierò tutta la vita la decisione di investire nuovamente sulla mia salute mentale perché, nel 2020, è ciò che mi ha salvato dal crollo definitivo. Io ero sul cordolo del tetto di un palazzo. Da una parte avevo ansia, panico e paure che si aggrappavano al mio collo e mi tiravano giù, verso il vuoto, dall’altra avevo la possibilità di curare tutte le mie ferite, consapevole che, soprattutto all’inizio, avrebbe fatto più male di quanto potessi pensare. Così, iniziai ad andare in terapia una volta a settimana. Fu questo che mi salvò in quarantena, fu per questo motivo che riuscii, nonostante la preoccupazione per la situazione italiana e globale, a resistere serenamente in quei due mesi di lockdown. Avendo le giornate libere, la testa vagava ed il cuore, seduta dopo seduta, metteva in ordine i pezzi. Osservandoli decisi di dare voce al mio dolore ma, soprattutto alla mia rinascita. Scrivevo di qualunque cosa mi venisse in mente, amore, famiglia, profumi, ricordi. Riuscissi ad elaborare momenti critici della mia vita che non avevo neanche il coraggio di ricordare. Piansi lacrime che non sapevo nemmeno di avere, sentii il cuore in gola a volte e le farfalle nello stomaco altre. Mi stavo innamorando di nuovo, mi stavo innamorando di nuovo di me, poi della vita. Stavo iniziando ad amarmi per la prima volta in 26 anni. Rinascita, per me fu questo. Scrittura e rinascita.
Quali sono i tuoi progetti futuri, sia nel mondo della scrittura che nella tua vita quotidiana? Hai già in mente nuovi racconti da condividere con i lettori?
Mi piacerebbe da matti continuare a raccontare delle storie, storie vere. Di persone comuni, con le altalene del loro cuore che aspettano di giocare con il lettore. A volte mi viene la voglia di raccontare delle persone che amo, che fanno o hanno fatto parte della mia vita. Lo sento come un bisogno di dare giustizia anche alla loro storia. E poi, di per sé un libro nasce con una marcia in più: ci permette di vivere nella fantasia o nella realtà di altre persone, modellandola e immaginandola a modo nostro. Oltre alla scrittura mi piacerebbe viaggiare, visitare il mondo e svegliarmi ogni giorno davanti ad un’alba diversa. Non so se sia un momento o se sarà un desiderio destinato a durare fino alla sua realizzazione, ma sono certa ora come ora che mi piacerebbe vivere viaggiando e, chissà, mantenermi con la scrittura. Non nego però che, la mia vita di adesso, mi piace e ne sono felice, ma manca quel tassello che mi fa godere del tempo prezioso che abbiamo, che mi renda consapevole dei minuti che passano, che mi permettano di vivere nel momento presente e non nel ricordo del passato o nella proiezione di ciò che deve ancora accadere.
Chiudiamo questa intervista con la consapevolezza che Scrivi chi A.mare non è soltanto un libro, ma un gesto di autenticità, un invito a guardarsi dentro e, forse, a trovare il coraggio di fare altrettanto. A Laura Sanna va il nostro grazie per aver condiviso con parole semplici e vere una storia che appartiene a lei, ma che può toccare molti.
