Benvenuti al nostro appuntamento con le interviste esclusive del Blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di dialogare con Roberto Angelo Jacchia, autore del libro “Gli specchi di Sibilla”, un’opera che intreccia avventura, fantasia e ironia in un viaggio sorprendente attraverso Milano, il Mediterraneo e perfino una base americana nel New Mexico. Protagonista di questa avventura è Sibilla von Igelbaum, una figura femminile tanto affascinante quanto complessa, accompagnata dall’inseparabile Jean-François Tournefort. Tra manoscritti perduti, viaggi nel tempo e pericoli mozzafiato, “Gli specchi di Sibilla” promette di conquistare il lettore con uno stile linguistico unico e una trama ricca di colpi di scena. Scopriamo di più insieme all’autore.
Sibilla von Igelbaum è un personaggio femminile ricco di sfumature e contraddizioni. Come è nata l’idea di raccontare la sua storia e quali sfide hai affrontato nel dar voce a una protagonista così complessa?
Ho da sempre familiarità con lo scrivere per ragioni professionali, e sono da tutta la vita un lettore vorace. Gli Specchi di Sibilla è il mio primo romanzo vero e proprio, scritto in età non più tenera. Scrivendo, ho scoperto un mondo, e mi sono divertito come mai prima in una attività intellettuale, assaporando la libertà onnipotente di disegnare le persone, le storie, i destini e i sentimenti, e poi di cambiare tutto infinite volte prima dello screenshot finale. Mi sono anche scoperto prolifico e mi piace pensare di avere, anagrafe permettendo, un orizzonte davanti, dove continuare a portare Sibilla con me. La mia Sibilla nasce per caso dalla visione di un film. Mi ha intrigato questa principessa di sangue reale, amazzone e guerriera al tempo della Terza crociata, poi brevemente regina sull’improbabile trono di Gerusalemme, in tempi in cui le donne erano scarsamente sulla scena. Partendo dal puro fascino del nome, mi è venuta l’idea di costruirle intorno una storia. Prima ho pensato a un racconto, poi ho abbandonato il racconto, ma ho tenuto il nome innestandolo in un romanzo sulle gesta immaginarie di una donna dei nostri giorni. Quando scrivo, incomincio sempre da un particolare, come un nome, un luogo, un’immagine, un passaggio musicale che nasce nel nulla come un puntino nel buio, e che poi vive di vita propria espandendosi come la spirale di una conchiglia. Non sapevo in anticipo come la trama si sarebbe sviluppata e come sarebbe andata a finire. Ho voluto scrivere la storia di una donna molto femmina, ma con la mia testa di maschio. Le complessità, le contraddizioni, gli equilibrismi e le soluzioni in extremis che ho inserito, mischiato e modificato lungo strada, sono la parte divertente. Per chi scrive e sperabilmente per chi legge. Mi sono anche scelto una cifra stilistica: scrivere sempre al presente o al futuro, come in un’azione filmica. E poi, ho il chiodo fisso della consecutio, che ho continuato a verificare fino allo stremo e al “si stampi” (trovo intollerabili gli scritti che la fanno a pezzi …). Fatta eccezione per la rappresentazione sullo sfondo di qualche ingombrante personaggio pubblico internazionale, persone reali non ce ne sono e la protagonista me la sono inventata di sana pianta.
Il tuo libro mescola avventura, fanta-fiction e riflessioni culturali con un linguaggio leggero ma ricercato. Qual è stato il processo creativo che ti ha portato a definire questo stile così particolare?
Ho cercato di mettere insieme più generi, più storie e più personaggi, in sequenze anche a sorpresa e chiaramente incredibili, in più tempi e luoghi diversi. C’è il presente, ma con molti flashback, e anche “flash forward”. Ho provato a mixare elementi storici e reali, ad elementi di fantasia, distopici, iperbolici e comunque esagerati. Ad esempio, le divagazioni gastronomiche, enologiche, di hôtellerie, di fashion e di shopping estremo. Altro esempio sono i riferimenti musicali, lirici, letterari e librettistici. L le citazioni sono (spero) corrette, ma i nomi di esecutori, direttori, orchestre e luoghi di esecuzione sono un po’ veri e un po’ no. I numerosi riferimenti tecnici e scientifici, a parole e nozioni della fisica, dell’astronomia, della matematica, dell’aeronautica, degli armamenti etc. sono prevalentemente inventati. Un altro taglio che ho sperimentato dall’inizio, e che ho poi mantenuto nel libro (e in altre cose che sto scrivendo, come forse sai, ho il sequel in lavorazione, che dovrebbe uscire, sempre con Albatros, nella primavera del 2025) è il cambio di lingua senza preavviso nel discorso diretto, principalmente tra italiano e francese, ma qualche volta anche con l’inglese. Chi vuole, legge in lingua, e chi non ne ha voglia trova in nota le traduzioni (che mi sono fatto io una per una …). Il tuo riferimento ad un “linguaggio leggero ma ricercato”, mi riflette bene. Mi viene spontaneo, spero sopportabilmente, il ricorso all’iperbole, all’overkill, all’ironia, un po’ allo snob, all’irriverenza e alla sfrontatezza, soprattutto alla volta dei poteri forti, del politically correct e delle serissime ed insolubili circostanze geopolitiche. Lo so che le ingiustizie e i problemi del mondo sono sconfinati e anche tragici, non sono senza cuore. Ma non ho mai detto che ne avrei parlato nel mio libro … Fa parte della leggerezza anche l’utilizzo del linguaggio e dei modi dire apparentemente “alla buona”, per giustapporli a situazioni, cose e temi importanti o a locuzioni cerimoniose e barocche.
Nel romanzo, Sibilla parte alla ricerca di un leggendario manoscritto ellenistico. Che ruolo ha il passato nel libro e come hai lavorato per intrecciare elementi storici con quelli più visionari?
Io ho un retroterra di cultura classica e musicale a cui ho liberamente attinto. Ho poi espanso, integrato, deformato e re-inventato la materia prima lungo la strada. Numerosi elementi storici, come date, personaggi, geografia etc sono veri. Li ho via via trovati durante la scrittura, quasi sempre da fonti online, e qualche rara volta anche dalla mia biblioteca fisica. Invece, gli elementi visionari sono, appunto, inventati, con ispirazioni alle mitologie, alla fantascienza e al fantasy. La cosa sfidante – e ancora una volta divertente – è creare delle situazioni in cui il lettore potrebbe non riconoscere il confine tra realtà storica, letteratura, mito ufficiale e pura invenzione.
L’ambientazione spazia da una Milano contemporanea a luoghi lontani e misteriosi come l’Egitto e il New Mexico. Qual è il filo conduttore che lega questi scenari così diversi e che cosa rappresentano per i protagonisti?
Non c’è un filo conduttore geografico. La Milano contemporanea (e del futuro prossimo) è il mio habitat naturale. Egitto, Israele, New Mexico ed il luogo distopico e discronico non identificato dal quale però si torna sani e salvi non erano programmati ex ante, e rappresentano lo spirito d’avventura e l’energia inesauribile di Sibilla e, con qualche resistenza, di Jean-François. Sono luoghi arbitrari, la sceneggiatura avrebbe potuto svolgersi in Cambogia, in Giappone e in Alaska. Queste situazioni e questi luoghi misteriosi che di per sé sarebbero pericolosissimi, loro due se li “lasciano capitare” in serenità, perché sono saldamente legati da una storia di cuore e di forte attrazione, anche esplicitamente erotica. Che sono valori assolutamente positivi.
Il tuo libro affronta anche temi come l’ironia e l’incoscienza dei protagonisti di fronte a pericoli enormi. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso questa leggerezza?
Dell’ironia ti ho già detto. L’incoscienza è un’altra sfaccettatura del carattere dei protagonisti. Si basa sulla loro solida storia (pur con qualche deviazione minore seguita da ravvedimento, tanto per dare un po’ di pepe) che dà il coraggio di sfidare il mondo e anche il non-mondo. L’incoscienza e la leggerezza sono dei sottoprodotti virtuosi delle storie a lieto fine. E nel romanzo, come nella vita vera, ci sono i buoni, ci sono i cattivi, e ci sono anche i personaggi destinati al limbo, al purgatorio o al dimenticatoio.
Grazie, Roberto, per aver condiviso con noi il mondo di “Gli specchi di Sibilla”. La tua capacità di mescolare ironia, avventura e profondità narrativa ha dato vita a un romanzo unico, che siamo certi saprà affascinare i lettori. Invitiamo tutti a immergersi nelle pagine di questa storia straordinaria per lasciarsi ispirare dalla libertà e dal coraggio di Sibilla. Ti auguriamo il meglio per il futuro e per i tuoi prossimi progetti letterari!
