Oggi abbiamo il piacere di ospitare Annalisa Uccella, autrice di “Seddas Moddizzis memorie lontane”. Un’opera che ci porta indietro nel tempo, attraverso un viaggio affascinante nelle memorie di un villaggio minerario e della sua rinascita, tra le persone che hanno dedicato la loro vita a questo mondo nascosto e ai suoi valori profondi. Con la sua passione per la storia della Sardegna e l’identità culturale del territorio, Annalisa Uccella ci aiuta a scoprire un passato che risuona fortemente nel presente.
Cosa l’ha ispirata a scrivere “Seddas Moddizzis memorie lontane” e cosa rappresenta per lei questo villaggio minerario?
Coincidenze! Correva l’anno 1940. Era appena scoppiata la Seconda guerra mondiale e il papà di Beniamino, minatore dall’età di 14 anni, aveva trovato lavoro presso la Miniera degli Asproni a Seddas Moddizzis. Fu per questo che la sua numerosa famiglia lo seguì al Villaggio dove trovò lavoro anche la sua mamma. Un giorno il papà tornò a casa con un pezzo di tavolone avanzato da un lavoro e, con vecchie tomaie recuperate per strada, con calma e pazienza, realizzò un paio di zoccoli per Beniamino. Anche i suoi 6 fratelli molto presto avrebbero calzato zoccoletti “nuovi” e molto presto tutti loro avrebbero potuto schiacciare anche le spine, visto che non erano più scalzi. Correva l’anno 2022. Da pochissimo, con la mia famiglia, attuale proprietaria del Villaggio Minerario, avevamo preso la decisione di avviare il progetto di bonifica e ricostruzione del piccolo Borgo, gravemente ferito per il lungo abbandono, e per una casualità nel cortile della scuola elementare rinvenivo un minuscolo zoccoletto, così minuscolo da stare nel palmo d’una mano. Il pensiero andò allora a Beniamino, di cui conoscevo la Storia, e per un attimo mi sembrò quasi di vederlo il bambino di allora correre spensierato tra le vie del Villaggio insieme al fratellino più piccolo, non più di due anni, felice dei suoi zoccoletti nuovi. Nel 2024, dopo lunga riflessione, concluse le ricerche d’archivio, prendevo la decisione di scrivere la storia di Beniamino e di questo piccolo mondo, ormai in piena fase di Rinascita…. per tante ragioni… 5 su tutte:
- perché non dobbiamo permettere che la storia si perda
- perché il passato non smetta mai di guidare i nostri passi
- perché non c’è futuro senza Memoria
- perché Seddas Moddizzis è più che un Villaggio, più che un Altipiano, più che una Miniera, più che un Libro; come allora fu per Beniamino e tanti altri, oggi il Villaggio è parte di me
- perché in questo Luogo, che conserva l’impronta di tante vite, c’è un’anima
Nel libro racconta le storie dei lavoratori e delle loro famiglie. Come ha ricostruito questi frammenti di vita e quali sono stati i dettagli che l’hanno colpita di più?
Come ho scritto nel libro, se lo studio della documentazione storica e delle fonti mi hanno permesso una ricostruzione puntuale dei fatti che determinarono l’ascesa e il successivo declino della concessione mineraria di Seddas Moddizzis e del suo Villaggio, la raccolta diretta di numerose testimonianze mi ha consentito di comprendere meglio le dinamiche che operarono all’interno di una Comunità composta da circa 250 persone e l’assoluta unicità dei rapporti umani all’interno di quel piccolo paese, all’opera sino a pochi decenni fa. Nonostante la dislocazione degli edifici all’interno del perimetro urbano e le loro stesse caratteristiche, ancora oggi, portino all’attenzione del visitatore la netta distinzione tra classi sociali e censuarie, dominante a inizio secolo, e alla quale Asproni certamente non si sottrasse, la vita di Comunità che trapelava dai racconti dei protagonisti mi è sempre apparsa permeata dal quieto vivere, da rapporti di quotidiana mutualità, tipici delle grandi famiglie allargate. E’ senz’altro questo l’aspetto del Villaggio che mi ha colpito di più: lo spirito di aggregazione e comunione che per decenni permeò i rapporti sociali. Approfondendo l’argomento, mi sono poi resa conto che in quella Comunità svolsero un ruolo determinante la Scuola Elementare, frequentata indistintamente da tutti i bambini del Villaggio a prescindere dal ceto sociale di appartenenza, la Chiesa intitolata a San Giorgio, a cui tutta la Comunità era profondamente devota, e la stessa famiglia Asproni, prima col ruolo assolutamente centrale che assunse l’ingegnere bittese e dopo la sua morte col ruolo che riuscirono a ritagliarsi i suoi figli, capaci di rapportarsi alla Comunità con la giusta Autorevolezza e mai con Autoritarismo.
Il tema della rinascita è centrale nel suo libro. In che modo il villaggio minerario rappresenta una metafora della resilienza di un’intera comunità?
Lo studio e l’interpretazione delle fonti, tutte rigorosamente catalogate e archiviate e la stessa raccolta delle testimonianze mi ha fatto comprendere che il valore del patrimonio immateriale del Villaggio era ed è ben superiore al valore delle sue volumetrie e che un tale patrimonio deve essere innanzitutto preservato, protetto, custodito, valorizzato e a maggior ragione riportato in vita. La Storia stessa del Villaggio è una storia di resilienza e coraggio, perché nel corso della sua lunga esistenza ha vissuto tante vite risorgendo ogni volta dalle sue ceneri. Oggi però la sua Rinascita, dopo 50 anni di abbandono, non si limita ad esaltare lo spirito indomito che animò per decenni la Comunità che visse in quel piccolo mondo; vuole onorare anche la Memoria di chi lo ha fondato e di colui che ha tentato in passato di farlo rivivere senza riuscirci, persona alla quale mi lega un affetto profondo. Senza trascurare il fatto che il cammino intrapreso ci consentirà, nel medio e lungo periodo, di restituire una perla di storia e architettura mineraria a un intero territorio.
Il suo impegno nel progetto di recupero e riqualificazione del Villaggio Minerario Asproni dimostra un forte legame con la storia locale. Quali sfide ha affrontato in questo percorso e quali traguardi spera di raggiungere?
Le sfide sono state e sono tuttora moltissime! Inizialmente la difficoltà maggiore è stata quella di far capire ai tanti frequentatori della zona che la valorizzazione del Villaggio partiva dalla sua PEDONALIZZAZIONE, cosa che è avvenuta non senza incontrare qualche resistenza! A questa si è poi aggiunta la difficoltà di lavorare in un’area in cui mancava da decenni la corrente elettrica e l’acqua. Oggi problemi parzialmente risolti a seguito della recente installazione di una cabina Enel e dell’approvvigionamento con autobotti. Altra difficoltà è connessa alla viabilità: raggiungere il Villaggio in auto è impegnativo specie durante il periodo invernale, quando le piogge dilavano le strade sterrate che portano sull’altipiano. Alle difficoltà materiali si aggiungono poi i danni prodotti dagli atti vandalici subiti da quando è partita la ricostruzione. Noi siamo comunque determinati ad andare avanti, forti della riconoscenza delle Comunità locali e dell’incoraggiamento dei tantissimi visitatori che dal 2021 stanno scegliendo di scoprire questo piccolo Mondo attraverso le visite guidate. Sappiamo molto bene da dove siamo partiti e abbiamo ben chiaro dove stiamo andando. Tutto il Villaggio compresa l’area circostante ricca di specie arboree endemiche oggi si candida ad essere non solo un LUOGO della MEMORIA ma anche un LUOGO di CULTURA, un MUSEO a cielo aperto vocato ad accogliere attività didattiche e laboratoriali, campi estivi per studenti, collaborazioni con le Scuole e le Università, mostre ed eventi dedicati alla promozione dell’arte, della musica, della letteratura, della storia, della scienza, del territorio. Eventi che ruoteranno soprattutto intorno agli edifici più emblematici del borgo, oggi in fase di restauro. Sarà poi un luogo in cui sarà possibile associare alla cultura, l’ACCOGLIENZA nello spirito dell’ospitalità diffusa, grazie alla riconversione degli antichi alloggi operai a fini ricettivi, e contestualmente valorizzare l’area vasta non antropizzata con percorsi vita, piste ciclabili, tracciati per corse campestri, sentieri didattici.
Qual è il messaggio che spera di trasmettere, soprattutto alle nuove generazioni, attraverso questa storia di memoria e rinascita?
Come ho scritto nelle Conclusioni, oggi al Villaggio Asproni, CULTURA, ARTE, STORIA E MEMORIA viaggiano di pari passo con una Rinascita che vuole soprattutto coltivare il valore dell’esperienza e rendere il nostro patrimonio storico un bene comune. Lavoriamo affinché il Villaggio mantenga il suo straordinario valore identitario e sia sempre di più un ponte tra passato e futuro, un luogo in cui soprattutto le giovani e giovanissime generazioni possano riscoprire le loro radici e trovare nella storia della loro terra le ragioni profonde del loro presente. A tal fine, nel 2023 abbiamo istituito il PREMIO CUSTODI DELLA MEMORIA, associandolo ai Concorsi storico-artistico-letterari che il Villaggio ha iniziato a promuovere presso le Scuole Primarie del territorio. Nel corso dell’anno scolastico 2022-2023 hanno aderito alla prima edizione del Concorso ben 150 tra allievi e insegnanti delle classi IV e V dell’Istituto Comprensivo Nivola di Iglesias. I loro straordinari elaborati sono oggi custoditi al Villaggio. Il nostro viaggio continua....
Ringraziamo Annalisa Uccella per averci portato dentro le memorie di un mondo lontano, ma ancora così presente nei cuori di chi ne riconosce il valore. La sua passione per la storia della Sardegna e il suo impegno nel preservare il patrimonio culturale del villaggio minerario sono una testimonianza viva del potere della memoria e della rinascita. Non vediamo l’ora di seguire i futuri sviluppi del suo progetto e di vedere come questo dialogo tra passato e futuro continuerà a ispirare le nuove generazioni.
