Oggi abbiamo il piacere di dialogare con Luca Sghembri, autore del libro “Luca è minoranza”, un’opera intima e autentica in cui l’autore, attraverso il suo protagonista-narratore, ci porta nel viaggio personale delle sue esperienze di vita, amori e riflessioni. La sincerità che traspare dalle pagine si riflette nella sua capacità di raccontare il proprio passato senza riserve, creando uno spazio di confronto aperto, dove le sfide interiori diventano un’opportunità di crescita. In questa intervista, ci addentreremo nei temi principali del libro e nella visione personale dell’autore.
Il titolo del tuo libro è molto evocativo. Cosa significa per te “essere minoranza” e come questa idea ha plasmato la tua vita e il tuo racconto?
Essere minoranza significa fare esperienze che sono proprie di una cerchia più o meno ristretta di esseri umani. Mi sono sempre sentito originale e diverso, anche quando ero effettivamente troppo piccolo per portare avanti considerazioni del genere. La solitudine, che ha plasmato buona parte della mia vita, mi ha subito fatto intuire che ci fosse qualcosa di singolare riguardo al mio quotidiano, e successivamente la ho in un qualche modo introiettata ed è divenuta parte di me e del mio percorso.
Poi è intervenuta l’omosessualità, che all’inizio era un concetto quasi sconosciuto alla mia consapevolezza. Subito dopo averla associata a me stesso, ho potuto constatare come le mie esperienze non appartenessero alla maggioranza. Nel corso della mia vita, inoltre, mi sono reso conto che vivevo il mio orientamento sessuale in modo più romantico e proiettato verso il futuro, e anche questo mi ha fatto sentire ulteriormente differente rispetto a qualche mio simile. A trent’anni, infine, ho dovuto affrontare lo spettro della malattia mentale, anche se, volutamente, quest’ultimo tema è appena accennato nell’opera. In ogni caso, questa è la storia della mia gioventù, così com’è realmente accaduta, tranne per i nomi che sono stati cambiati e per qualche esiguo dettaglio.
Nel tuo libro, parli della tua passione precoce per le lingue. In che modo questo interesse ha influenzato la tua crescita e la tua percezione del mondo?
Sono sempre stato attratto dalle lingue e non sono sicuro di saper spiegare perché. Probabilmente la ragione principale è che provo un forte senso di benessere quando ascolto o apprendo un idioma straniero, soprattutto l’inglese. Ciò ha dato modo al mio intelletto di svilupparsi in un ambito che gli era congeniale, e questo ha saputo gratificarmi enormemente ogni qual volta la mia bravura è stata riconosciuta. Il filosofo Wittgenstein notoriamente scriveva: «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo». Parlare più lingue mi ha consentito di espandere la mia prospettiva sulla realtà e aumentare al contempo la capacità di empatizzare con un numero maggiore di persone. Quando ero piccolo, non era diffuso l’uso domestico di Internet, e queste implicazioni non erano per me evidentissime, ma successivamente si sono palesate in tutta la loro forza. Tuttavia, ancora ricordo che, quando ero quasi in fasce, mi ero già innamorato della parola abat-jour, il primo forestierismo appreso. Suppongo che alcune predisposizioni siano insite nel nostro DNA.
L’adolescenza è spesso un periodo di scoperte e confusione. Come hai vissuto la scoperta della tua attrazione verso persone dello stesso sesso, e quanto questo ha influito sulla tua identità?
Racconto nel libro come ho scoperto di essere gay. Qui mi limiterò a dire che la percezione che si potesse essere attratti da persone del proprio sesso era una nozione che sfuggiva alla mia consapevolezza fanciullesca. Questo farà sicuramente sorridere i più giovani, dato che tale concetto oggi è molto meno celato. Quindi, non è stato semplice per me comprendere cosa realmente volessi, ma sono stato paradossalmente aiutato dal fatto che avevo già sperimentato difficoltà di integrazione con i miei pari, quindi avevo acquisito l’abilità di comprendere che, in certe cose, l’unico giudizio che contasse era il mio. Essere gay non è il fulcro della mia identità, ma sicuramente una parte non trascurabile di essa. Grazie a questa caratteristica, inoltre, ho potuto conoscere tanti ragazzi, lenire parzialmente la mia solitudine, e sviluppare attraverso il confronto una visione più matura del mondo.
Ogni relazione, come descrivi nel libro, ha lasciato una traccia nella tua vita. C’è un episodio o una persona che ritieni abbia avuto un impatto decisivo nella tua crescita personale?
Sicuramente il mio amico Attilio è stato colui che maggiormente mi ha aiutato nel percorso di scoperta di me stesso. Se avessi dovuto fare tutta la strada verso la consapevolezza in modo assolutamente solitario, ogni cosa sarebbe stata più difficile. Attilio è stato il mio primo amico e, inoltre, mi ha invitato a far parte della sua cerchia, dandomi così modo di conoscere le persone oggi per me più care. Oltre a lui, comunque, ho cercato di attingere un’ispirazione positiva da ogni incontro fatto, e nel libro racconto gli echi di queste tracce nella mia vita sentimentale e personale. Ho voluto immortalarle in maniera da attribuire loro un senso meno fugace.
Il tuo scritto si conclude con una riflessione matura e disincantata. Come è cambiato il tuo approccio alle relazioni oggi rispetto al passato?
In passato ero convinto che sarebbe stato più facile incontrare qualcuno con cui condividere la mia esistenza; invece, successivamente mi sono reso conto che superare la barriera di sostanziale incomunicabilità che si erge tra gli esseri umani è generalmente complicato, soprattutto in qualche caso. Ho cercato, comunque, di trarre il meglio dal mio viaggio e ho voluto condividerlo, nella speranza di ispirare qualcuno. Starà ai lettori giudicarmi, ma i riscontri finora ricevuti mi tranquillizzano.
Grazie, Luca, per aver condiviso con noi questi aspetti così personali e profondi del tuo viaggio interiore. “Luca è minoranza” è un libro che offre uno spunto di riflessione su temi importanti come l’accettazione di sé, la crescita attraverso le relazioni e il confronto con le proprie vulnerabilità. Siamo sicuri che la tua storia risuonerà con molti lettori, incoraggiandoli a guardarsi dentro e ad abbracciare le proprie unicità.
