GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Sulla mia tomba un bouquet di margherite – Desirè Ferrero

Oggi siamo felici di avere con noi Desirè Ferrero, autrice del libro “Sulla mia tomba un bouquet di margherite”. Attraverso una raccolta di racconti intensi e profondamente autobiografici, Desirè ci porta nel suo mondo, segnato dalla lotta contro una malattia cronica che ha trasformato la sua vita in una battaglia quotidiana. Con uno stile unico e toccante, l’autrice ci fa vivere le sue esperienze, mettendo in luce il dolore, l’angoscia, ma anche la speranza e la forza interiore. Desirè, grazie per essere qui con noi oggi.

Nel tuo libro descrivi con grande intensità la quotidianità di una malata cronica. Cosa ti ha spinto a raccontare la tua storia attraverso la scrittura?

La spinta a raccontare la mia storia attraverso la scrittura nasce dal desiderio di dare voce a un’esperienza che spesso rimane silenziosa e invisibile. Vivere con una malattia cronica significa affrontare sfide quotidiane che vanno oltre il semplice aspetto fisico; c’è una dimensione emotiva e psicologica che permea ogni istante. Scrivere mi ha offerto l’opportunità di esplorare e articolare questi sentimenti complessi, trasformando il dolore e la fragilità in un atto di creatività e condivisione. Ho sentito la necessità di raccontare la quotidianità di una malata cronica per sfatare i luoghi comuni, per mostrare la resilienza che si cela dietro a una vita segnata da limitazioni e incertezze. La scrittura è diventata una forma di liberazione, un modo per connettermi con gli altri e per far capire che, nonostante le difficoltà, ci sono momenti di bellezza e ispirazione anche in una vita normale. Attraverso il mio libro, spero di sensibilizzare e offrire conforto a chi vive esperienze simili, mostrando che non siamo soli e che ogni storia, anche quella di una malattia, merita di essere raccontata e ascoltata. La scrittura è stata e continua a essere un processo terapeutico, un viaggio di auto-scoperta che mi ha permesso di affrontare le mie paure e di accettare la mia realtà con maggiore lucidità.

La fibromialgia è spesso una malattia invisibile agli occhi degli altri. Come descriveresti l’impatto che ha avuto sulla tua vita e sulle tue relazioni personali?

L’impatto emotivo e psicologico può essere significativo. Ci si può sentire frustrati, incompresi, o isolati, specialmente perché la malattia è spesso invisibile agli altri. Questo può portare a difficoltà nella comunicazione con amici e familiari, che potrebbero non comprendere la gravità dei sintomi o la variabilità degli attacchi di dolore. Nelle relazioni personali, la fibromialgia può creare tensioni. Ci possono essere momenti in cui è difficile partecipare a eventi sociali o mantenere impegni, il che può portare a sensazioni di colpa o di esclusione. È fondamentale avere una rete di supporto comprensiva e empatica, capace di ascoltare e comprendere le sfide quotidiane. Inoltre, l’impatto della fibromialgia sulla vita lavorativa può aggiungere ulteriori complessità. Potrebbero essere necessarie modifiche all’ambiente di lavoro o flessibilità negli orari, e questo può influenzare non solo l’individuo, ma anche il suo rapporto con colleghi e superiori. Affrontare la fibromialgia richiede resilienza.

Nei tuoi racconti, troviamo momenti in cui la protagonista – tu – sembra sul punto di cedere, ma c’è sempre qualcuno che la riporta in vita. Quanto è stato importante per te avere un supporto emotivo durante il tuo percorso?

Il supporto emotivo è stato fondamentale nel mio percorso. Ogni volta che sentivo di essere sull’orlo di cedere, la presenza di qualcuno che credeva in me, che mi incoraggiava e mi ascoltava, ha fatto la differenza. Queste persone hanno offerto non solo conforto, ma anche nuove prospettive e motivazione per continuare a lottare. In momenti di difficoltà, è facile sentirsi soli e sopraffatti, ma il contatto umano e l’empatia possono davvero trasformare la situazione. Quei momenti di sostegno mi hanno aiutato a riscoprire la mia forza interiore e a capire che non ero sola nella mia lotta. La connessione con gli altri, nei momenti di vulnerabilità, ha reso il mio viaggio molto più luminoso e significativo.

Scrivere è stato per te un atto terapeutico? In che modo mettere nero su bianco le tue esperienze ti ha aiutato nel tuo percorso di accettazione e di lotta contro la malattia?

Scrivere può essere un atto terapeutico molto potente, specialmente in un percorso di accettazione e lotta contro la malattia. Mettere nero su bianco le proprie esperienze consente di esternare emozioni e pensieri che altrimenti potrebbero rimanere repressi. E quando rimangono dentro di noi si genera il dolore. La scrittura, così come la musica o l’amore per gli animali, sono per me un atto terapeutico con i quali nessuna medicina può competere.

Che messaggio vorresti trasmettere ai lettori che, come te, combattono contro una malattia cronica o sono vicini a qualcuno che lo fa?

È importante prendersi cura di sé, sia fisicamente che emotivamente, e non esitare a chiedere aiuto quando necessario. Ogni piccola vittoria conta e ogni giorno offre l’opportunità di trovare momenti di gioia, anche in mezzo alle sfide. La forza può manifestarsi in molti modi, e spesso le persone che affrontano queste difficoltà sviluppano una resilienza e una comprensione profondi. Infine, vi invito a non perdere mai di vista i vostri sogni e le vostre passioni, anche in presenza di limiti. La vita può essere imprevedibile, ma è anche piena di possibilità e nuove scoperte. L’importante è continuare a lottare e a cercare la luce, anche nei momenti più bui.

Desirè, ti ringraziamo profondamente per aver condiviso con noi una parte così intima e significativa della tua vita. La tua testimonianza è un potente promemoria della forza che si può trovare anche nelle situazioni più difficili. Speriamo che il tuo libro possa offrire conforto e speranza a chi si trova ad affrontare sfide simili. Grazie ancora per la tua presenza e per il coraggio che hai dimostrato nel raccontare la tua storia.

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