Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo l’onore di ospitare Maria di Matteo, autrice del libro “Con tanto amore”. Un’opera che racconta la toccante storia di Francesco, detto Ceccone, e del suo inseparabile amico a quattro zampe, Ciuffino. Questo racconto ci trasporta in un piccolo paese dove la vita semplice e genuina si intreccia con temi profondi come l’amore, l’adozione e il legame indissolubile tra uomo e animale. Con uno stile limpido e coinvolgente, Maria di Matteo ci regala una storia che tocca il cuore di grandi e piccoli. Ma ora, scopriamo di più direttamente dall’autrice.
Maria, la storia di Francesco e Ciuffino sembra essere un inno alla semplicità e ai valori autentici della vita. Da dove nasce l’ispirazione per questo racconto?
La storia di Francesco e Ciuffino è nata tanti anni fa con l’intento di scrivere una favola da raccontare a mio una lunga permanenza all’estero dovuta a incarichi di mio marito. Nel giugno del 2020, non appena c’è stata l’opportunità di uscire dalla Provincia di residenza, mi sono recata nella mia casa in un paese dell’Appennino, a metà strada tra la provincia di Rieti e quella dell’Aquila rimanendovi oltre un mese. Riordinando i vari cassetti e le carte sparse, ho ritrovato una vecchia agenda e blocchi notes con miriadi di appunti: poesie, storielle figurate, copioni di recite in dialetto che facevo recitare d’estate ai ragazzi del paese nel locale adiacente la chiesa e sono riemerse anche tracce del racconto di Ceccone. Sono affiorati tanti ricordi e, poco alla volta si è fatta strada questa storia ispirata dall’immagine di un contadino del luogo, che abitava in una casetta vicino alla piazza, il quale ogni pomeriggio, seduto nello spiazzetto accanto alla porta di casa, salutava i passanti dialogando e scherzando amabilmente con tutti. Egli al contrario di tutti gli altri paesani, aveva gli occhi di un azzurro intenso limpido e alla domenica faceva il campanaro. Il dato di partenza del racconto è un convento di clausura dove tuttora esiste la “ruota degli esposti” ed è proprio all’interno di essa che le Suore hanno trovato il neonato. Conosco molto bene quel convento perché lì è vissuta una sorella di mio nonno paterno, la quale, avendo presi i voti a 18-19 anni ha trascorso là dentro tutta la sua lunghissima vita fino alla morte a 102 anni circa. Ogni volta che faccio visita a queste suore, ormai tutte avanti negli anni, in particolare la madre badessa di 97 anni, originaria anche lei del paese di mio nonno, ricevo da loro parole di conforto, di speranza, di bontà e di affetto sincero che fanno tanto bene al cuore.
Il tema dell’adozione è centrale nella vita di Francesco. Come hai sviluppato questo aspetto della storia e quale messaggio speri di trasmettere ai lettori?
Nel racconto il tema dell’adozione è stato trattato in modo particolare: un neonato viene ritrovato nella “ruota degli esposti” di un convento di clausura e le suore, superata la sorpresa del primo momento, si ritrovano improvvisamente nella loro totale inesperienza a dover accudire un bambino appena nato. La loro reazione è di gioia, di affetto, di accoglienza e si prodigano con tutte le cure e attenzioni possibili. Il bimbo a sua volta le ricambia con sorrisi e suoni pieni di dolcezza, considerandole le sue mamme; è un duplice contatto di amore. Francesco, imprime nei suoi occhi e nel suo cuore i volti, le voci e i gesti di queste mamme e, quando viene affidato ad una giovane coppia di sposi, non li riconosce come genitori, e a suo modo si ribella lasciandosi andare, fino a che, riportato in convento ritrova i suoi affetti. Ho conosciuto una bambina di otto anni, oggi avvocato, che raccontava di aver cambiato in poco tempo, tre o quattro famiglie, trascorrendo presso di loro mesi e anni di tristezza, di angoscia, e di disagio non ricevendo l’accoglienza e l’affetto che avrebbe desiderato. Francesco, verso i sei anni trova finalmente la famiglia adatta a lui che lo ha saputo accogliere, comprendere, amare ed educare nel migliore dei modi. Il tema dell’adozione non è semplice: è un percorso abbastanza lungo e delicato, non può esaurirsi nei requisiti indispensabili e necessari posti dal legislatore come l’idoneità fisica, la capacità di educare un bambino e la disponibilità economica; ci deve essere, soprattutto da parte del genitore, la consapevolezza e la perseveranza nel voler creare un legame di fiducia, di rispetto, di accettazione reciproca. La nuova famiglia deve rappresentare per il bambino il luogo dove crescere in salute, armonia, protezione e buone abitudini; per i genitori la ricompensa nel ricevere amore, gioia e soddisfazioni per l’impegno e la generosità profusi nell’affrontare questa delicata esperienza.
Ciuffino non è solo un cane, ma un vero e proprio personaggio nel libro. Come è nata l’idea di dare a questo cagnolino caratteristiche così particolari, come quella di essere un “animale ballerino”?
Il protagonista Francesco (Ceccone), è una persona mite, altruista, disponibile in ogni circostanza, non solo quando si richiede la sua forza fisica, ma anche nel dare consigli, giudizi disinteressati o dispensare il suo sapere. Negli ultimi anni della sua vita, ho pensato di allietarlo con una presenza “umana”, un cagnolino fuori dal comune, quasi un extra terrestre dall’intelligenza e dall’intuito straordinari. Così, come Francesco è stato salvato grazie alle Suore che lo raccolgono nella ruota degli esposti, anche Ciuffino viene salvato, grazie all’intervento tempestivo e coraggioso di Ceccone che lo raccoglie in un ginepraio inestricabile di spine e di rovi; i due hanno qualcosa in comune…Francesco ama la musica, Ciuffino prova piacere ad ascoltarla, tanto da muovere coda, testa, zampe non appena sente qualche melodia; una reazione tanto insolita da far balenare a Francesco l’idea incredibile di insegnargli a ballare. È una sfida fatta di pazienza, di esercizio, di impegno da ambo le parti che darà i suoi frutti anche e soprattutto dopo la scomparsa di Francesco, quando Ciuffino viene salvato una seconda volta dal randagismo, grazie al clown di un circo che lo accoglie con grande gioia e gli insegna a fare tante altre prodezze. Nel circo è normale incontrare animali ammaestrati, ma Ciuffino è diverso da tutti: sa suscitare simpatia, entusiasmo e partecipazione in grandi e piccini e, oltre all’amore del pagliaccio, guadagna anche la stima e l’affetto degli altri circensi che lo considerano il loro porta fortuna, una vera e propria star. Il suo arrivo nel circo, non solo guarisce il Pagliaccio Patata dall’ apatia e da un malessere che lo avrebbe portato alla depressione, ma con i suoi numeri strepitosi dà un nuovo sprint al Circo che aumenta di fama e di incassi.
Lo stile narrativo del libro è semplice e diretto, ma allo stesso tempo ricco di emozioni. Quali sono le sfide che hai incontrato nel bilanciare questa semplicità con la profondità dei temi trattati?
Lo stile narrativo usato è semplice e immediato, a volte anche conciso; non essendo in grado di introdurre questioni o approfondimenti filosofici o letterali, mi sono limitata a narrare i fatti pensando a un target di lettori, persone semplici, che leggendo il mio libro, possano interagire spontaneamente con i personaggi, vivere le stesse avventure ed emozionarsi alle loro vicende. Tutto è avvenuto con estrema naturalezza anche se sono emersi dei temi sociali molto importanti, che però io non mi sono sentita in grado di approfondire nella loro complessità. C’è in primo luogo il problema dell’abbandono: spesso si legge nelle cronache del ritrovamento di un neonato nel cassonetto della spazzatura, sul sagrato di una chiesa o nascosto tra gli scatoloni di un supermercato; io per Francesco ho pensato ad un luogo più dignitoso e protettivo, come la ruota degli esposti per dare la certezza e la speranza a una madre sfortunata che, al di là della grata, ci sarà sicuramente qualcuno che abbracciando quell’esserino, si occuperà di lui, della sua crescita e della sua educazione. E’ emerso anche il problema di chi dovrà occuparsi dell’adozione; chi avrà la responsabilità di risolvere questo problema? Le suore non avendone facoltà e mezzi, chiamano in ballo l’anziano vescovo, il quale, oberato di lavoro affida il piccolo alla prima coppia che capita e sarà un fallimento; in seguito, a causa della sua perdita di memoria non sarà più in grado di agire. Interverrà quindi il nuovo vescovo che grazie alla sua personalità decisa e autorevole e al suo acume, risolverà il caso nel migliore dei modi in un tempo brevissimo. Il tema dell’adozione, quindi, è molto complesso: va approfondito, vanno studiati i punti deboli, le fragilità, la personalità, le aspettative del figlio da adottare, ma anche e soprattutto quelle dei genitori ai quali si richiede sacrificio, pazienza, disponibilità, per essere in grado di instaurare un rapporto ideale, durevole, sincero da ambo le parti.
Infine, cosa vorresti che i lettori portassero con sé dopo aver letto “Con tanto amore”? Quale impatto speri che abbia sulle loro vite?
Il mio racconto, per semplicità e brevità, è adatto ad ogni fascia di età, dagli 11-12 anni in su, fino alla vecchiaia; vecchiaia per modo di dire, perché il racconto che potrebbe essere una favola un po’ più impegnativa, è in grado di smuovere la sensibilità e la partecipazione di tutti i lettori, grandi e piccoli. In questa storia, tutti i personaggi sono protagonisti. Il mio desiderio è che, partecipando alle loro vicende, ciascuno possa sentirsi nel suo cuore un po’ Francesco, altruista e sincero, il quale riesce a superare il suo immenso dolore grazie al contatto con la natura e le persone semplici di un paesino, in un contesto amichevole e accogliente; che possa immedesimarsi nelle suore, con i loro imbarazzi e il senso di ubbidienza delle regole; con l’anziano vescovo, restio a tutte le pastoie della burocrazia, quindi lento e impacciato nelle decisioni; nel nuovo vescovo straniero che nonostante la sua arroganza, mostra praticità, autorità e acutezza di pensiero; nel pagliaccio Patata, il quale nella sua fragilità rivela una profonda bontà di cuore e, non avendo altro, dà al cagnolino metà del suo nome ; per ultimo, come dimenticare il magico, straordinario Ciuffino che pur di compiacere i suoi padroni mostra una sensibilità quasi umana, insolita, fuori dal comune? Secondo me questo racconto alla fine infonde una speranza : tutti più o meno abbiamo problemi da risolvere, proviamo dolori e amarezze per la perdita di affetti, di amicizie, del lavoro; dispiaceri per non vedere apprezzati i nostri sforzi, i nostri sacrifici, ma prima o poi, c’è sempre una luce che può rischiarare la nostra solitudine, alleviare la tristezza e l’inquietudine; un gesto inaspettato e improvviso che ci fa tornare la forza e la gioia di continuare a spendere le nostre energie per qualcosa di buono, di positivo che ne valga la pena; quella luce è la frase incisa nel minuscolo ciondolo di Francesco: “con tanto amore”!
Grazie mille, Maria, per aver condiviso con noi il dietro le quinte di “Con tanto amore”. È stato un piacere immergerci nel mondo di Francesco e Ciuffino, e scoprire come attraverso questa storia tu abbia saputo trasmettere valori così importanti. Auguriamo a te e al tuo libro il successo che meritate e siamo certi che questa storia saprà scaldare i cuori di molti lettori, proprio come ha fatto con noi.
