Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Oreste Fasi, l’autore del coinvolgente libro “I tempi felici emersi dalle pietre della Memoria”. Questo romanzo ci porta nelle vite di Giorgio del Piano e Daniele Breviglieri, due giovani ingegneri italiani che, tra ironie e scoperte, si trovano a esplorare la complessità della vita a New York negli anni ’70. Attraverso la loro esperienza, Fasi ci regala un affresco ricco di emozioni, riflessioni e sorprese. Oreste, grazie per essere qui con noi oggi.
Oreste, il tuo libro offre uno spaccato affascinante della vita a New York negli anni ’70. Cosa ti ha ispirato a raccontare questa storia?
Tu credi che un animale multi-faccia come il Vostro Autore poteva ignorare le contraddizioni che si annidano nella Città dalle mille Gallerie, colta e ammirata in tutto il Mondo? A Broadway negli stessi giorni in cartellone c’erano i Six Characters di Pirandello e due isolati più avanti in programmazione Caligola di Albert Camus e mi fermo qui. A Milano quando al Piccolo arrivava Buazzelli con Galileo, un grande, festeggiavo, festeggiavamo tutti!
Giorgio del Piano e Daniele Breviglieri sono due personaggi molto distinti eppure complementari. Come sei riuscito a bilanciare le loro personalità e storie nel corso del romanzo?
Il Romanzo ci narra una storia Italo – Americana con una grande Azienda lombarda che invia due ingegneri negli Usa per acquisire Know How nel settore Siderurgico. Hanno conoscenze complementari e una forte ambizione professionale. Sono le qualità primarie decisive per essere prescelti per incarichi di grande responsabilità e, non secondario, per investimenti onerosi, di quattro o cinque mesi in terra straniera. Tutto questo premette personalità forti, autonome e decisive per raccogliere i segreti delle tecnologie più avanzate. Le altre gerarchie si interrogano: saranno sufficienti anche per affrontare comunità tanto diverse e stili di vita e culture, in ambienti limitati e circoscritti di lavoro e soprattutto convivere con gestioni aziendali e ambientali con colleghi e vita sociale che sta alla base per una collaborazione di successo?!… lo sono e l’ing. Carlucci presidente della azienda italiana che ha trascorso serate sulle carte e sui colloqui individuali con Del Piano e Breviglieri ne è certo. Il risultato bisogna accantonarlo nelle cifre e filtrarlo strada facendo: sembrerebbe incrinarsi nell’incontro con Elizabeth dove Giorgio Del Piano ha un solido vantaggio… ha personalità che spazia dappertutto con leggerezza… Breviglieri riflessivo bilancia con gesti umani più intimi, diventa purpureo e introverso: è quasi timido. La studentessa, probabilmente abituata alle avance più audaci, ci pensa sopra. Nella ricognizione del costume sociale Giorgio è un conservatore onesto: ha origini rigorose nella accademia militare; mentre Daniele nel corso degli studi legato all’UGI, pannelliano e socialista, ha sposato subito la causa Kennediana, nel solco delle società più curiose e assetate di novità. Eppoi c’è l’amicizia tra i due che difendono le aspirazioni dei nuovi manager contro l’ostilità dei pannoloni; ma quello che è più importante è l’infiltrazione del nuovo management anglosassone che da qualche anno “marketing e ricerca operativa” ha scosso i mercati e nel pilotare le aziende “il controllo di gestione” con una rivoluzione nella “direzione del personale per obiettivi” e… con i cottimi all’ortica. Aria fresca, scienza e umanesimo… che scoperta! Infine, i rapporti personali nei due italiani prevale sempre il gusto di incontrarsi a metà. I due amano la chiacchiera, hanno rispetto e fair play per le compagne, sono istrioni e criticoni dei costumi arlecchini. A loro piace la vita comoda: fumo e sguardi melensi a Breviglieri, eleganza e gin tonic a Del Piano, ma non atteggiamenti dissoluti. Resto convinto Carmela Fiorentino, per finire, – quanto abbiano anticipato Campi nel Nord Italia – che i due giovanotti non hanno deluso l’ing. Carlucci.
Elizabeth, una studentessa della Columbia University, gioca un ruolo cruciale nel libro. Come hai sviluppato il suo personaggio e quale significato ha nel contesto della trama?
Il Romanzo de “I Tempi felici emersi dalle pietre della Memoria” si sviluppa negli anni fatali per JFK, il Presidente. Allora Daniele Breviglieri alloggiava al Commodore Hotel, Giorgio Del Piano nel via vai dell’Atlantic City e la signorina Elizabeth studiava alla Columbia University. Il trio si conobbe casualmente sulla 46.ma si portarono da Travel dove con l’ansia di conoscersi consumarono il proverbiale lunch del mezzodì. Lei attenta ascoltava osservando l’uno e l’altro e curiosa si chiedeva quale dei due stranieri avesse maggiore familiarità con i costumi della sua gente nè le sfuggiva l’umorismo che accettava con simpatia e l’ironia sul paese che appariva sorridente. Nella trama della storia dei Tempi felici Elizabeth Merryl Lynch è il simbolo di una gioventù che scopre l’altro mondo e ne rimane travolta. I giochi infantili con Charles e gli incontri favoriti, tra famiglie ai vertici della società, pronte a consolidare i rapporti interni ai due gruppi, quelli che tendevano a fortificare le illusioni dei giovani rampolli, si sciolgono nei rantolii di altre sembianze umane che scolpiscono figure belluine nelle torsioni del Discobolo, frantumano i dialoghi con monosillabi disperati e dentro si cementano corpi che anelano ai misteri orfici. Cosa resta di Elizabeth e Charles nella tradizione dei ceppi tradizionali? …. Prepotente bussa alla porta Eros, si affaccia uno straniero e la ragazza sci- vola nelle sue braccia e ci resterà, con grossi scossoni, drammatiche rinunce; poi il pendolo ritornerà su Charles e infine avremo una tribù che attraverserà un deserto di sassi, ma non tutti usciranno sconfitti.
La tematica del confronto con la cultura americana e il “mondo degli squali” è centrale nel libro. Quali messaggi volevi trasmettere ai lettori riguardo a questa dinamica?
Con “I Tempi felici emersi dalle pietre della Memoria” non propongo una ‘catarsi’, il Vangelo lo hanno scritto altri, ma descrivo modelli di vita onesti con accomodamenti morali discutibili. Non giriamoci attorno c’è del marcio in giro, quanto sia, lo giudichi il lettore.
Infine, il titolo del libro, “I tempi felici emersi dalle pietre della Memoria”, è molto evocativo. Puoi spiegarci il suo significato e come si collega alla storia che hai narrato?
Devo confessare che ho un atteggiamento positivo sul mio passato. Non sono mancati gli eventi che mi hanno preoccupato né quelli dolorosi da osservarli con affermazioni prudenti. Credo tuttavia sia importante stabilire un metodo prima di fare un bilancio degli uni e degli altri. Ho mosso una profonda riflessione sulla nostra esistenza e su chi ci ha assistito e guidato a muovere i passi esoterici, quelli più intimi del nostro cammino. Mi viene in mente la natura dalla quale abbiamo attinto materialmente per vivere eppoi il nostro istinto che ci ha aiutato dai primi passi a riconoscere chi poteva nuocerci e chi darci una mano. Siamo al primo postulato: ‘nessuno e tutti gli altri’. Restiamo noi con i nostri comportamenti: determiniamo e spostiamo l’indice della bilancia e nello stesso tempo rinunciamo a forme istituzionali che si propongano di donarci parte della loro agiatezza. Restiamo noi e la natura che ci offre le sue opportunità. Evocando le chiacchere concludiamo: è un atteggiamento laico. Non ci stanchiamo di costruire il futuro per tutti e non pretendiamo di far parte di un banchetto messo in piedi per offrirci la felicità. I tempi felici sono a portata di mano, spetta a noi trasformare le pietre della Memoria nella gioia di Elizabeth, la rinuncia di Maureen e il furore di Licia sui banchi universitari, ruvide pietre al suo destino di promessa sposa. E quanti altri atteggiamenti nella trama del Romanzo si succedono per confonderci o per confermare che l’istinto governa da par suo. Ci lascia l’eroina occultata con sapienza, ma presente con Hyde che ricorda a Breviglieri che ha una compagna in Italia e che in silenzio dopo aver dato due figli al consorte scompare perché i Tempi felici comprendono, lei co0l suo sacrificio, nobiltà della storia che dovrà continuare per confermare quanto immensa sia la dimensione di colui che vuole essere felice. Alla natura e agli istinti abbiamo suggerito di dimenticare chi ci ha dato una mano e non occultare la concezione esoterica della vita sorella di quella che ci ha lasciato prematuramente per un chiodo sulla strada. Abbiamo una lunga scia – nella trama dei Tempi felici – degli accadimenti dolorosi, non abbiamo espresso giudizi né attribuito colpe, la natura ci accompagna sempre e la tomba del Cimitero monumentale di Pisa rimane un segreto della morte sulla vita, con la leggerezza dei Tempi felici.
Grazie mille, Oreste, per aver condiviso con noi i retroscena e le ispirazioni del tuo straordinario libro. “I tempi felici emersi dalle pietre della Memoria” è un’opera che sicuramente lascerà un segno nei lettori, offrendo loro un viaggio ricco di emozioni e riflessioni. Vi invitiamo tutti a scoprire questo libro e a lasciarvi trasportare nelle avventure di Giorgio e Daniele. Grazie ancora, Oreste, e alla prossima intervista del blog del Gruppo Albatros!
