GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Romanzo alfabetico – Gianni Albertini

Benvenuti al blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo l’onore di ospitare Gianni Albertini, autore di “Romanzo alfabetico: una biografia emotiva per l’autore, un mondo paesano fatto di personaggi unici per il lettore dove fantasia e realtà s’intrecciano armoniosamente.” Gianni Albertini, nato ad Ancona il 6 ottobre 1950, è un fisico di fama internazionale con una carriera accademica ricca di pubblicazioni in campi che spaziano dai cristalli liquidi alle cellule staminali, dalle membrane biologiche ai materiali innovativi per l’industria meccanica. Oltre a ciò, ha pubblicato numerosi libri di fisica generale per l’insegnamento universitario. Ma oggi siamo qui per scoprire l’aspetto più intimo e narrativo del suo lavoro.

Gianni, cosa ti ha ispirato a scrivere “Romanzo alfabetico” e come si intrecciano la tua esperienza scientifica e quella personale nelle pagine del libro?

Avevo già scritto alcuni libri (oltre a quelli a carattere scientifico e didattico) ma nessuno era un romanzo. Mi sono chiesto, allora, da dove iniziare per scriverne uno. Ho pensato – un po’ scherzosamente – di presentare personaggi in ordine alfabetico per creare via via un intreccio… Una volta fatta questa scelta, o forse senza aver fatto ancora di questa idea una scelta, è successo il “miracolo”: mi è iniziata a risuonare nella testa la frase “Nasceva ogni mattina Artemide nella vecchia torre del borgo”; frase di cui mi piaceva la sonorità ma che non aveva per me alcun significato.  Poi mi sono chiesto: “Come fa a nascere ogni mattina?” e da lì è scaturita la descrizione del primo personaggio … con mio grande stupore! Stupore perché dovevo limitarmi a dare qualche limatina a frasi e idee che vedevo sgorgare da me stesso. Ho avuto così il piacere di conoscere personaggi che non ho dovuto inventare ma si presentavano un po’ alla volta, come in un sogno a occhi aperti. Parlo di sogno perché penso abbia operato lo stesso meccanismo che genera i sogni: da una realtà vissuta o da un problema aperto l’inconscio crea una storia che nulla o poco a che vedere con lo stimolo iniziale. In altri casi il materiale rimane più grezzo e quindi è più facile riconoscere un’esperienza passata. Agisce un processo simile a quello delle piante: dal seme una forza vitale fa nascere un fiore o un albero che non assomigliano affatto al seme iniziale. Così i personaggi erano per me nuovi, nonostante siano nati da esperienze della mia vita. Penso che il lettore possa riconoscere e amare l’opera di questa forza vitale di trasformazione perché è la stessa che agisce in loro. Le storie dei diversi personaggi si intrecciano e così si delinea la vita di un paese, come in un concerto Jazz in cui gli strumenti si presentano uno alla volta e i suoni si intrecciano fino a formare una composizione unica.

Il libro è descritto come una biografia emotiva per te e un mondo paesano per i lettori. Puoi parlarci di come hai sviluppato i personaggi unici che popolano questo mondo e quanto di te stesso hai infuso in loro?

Chi legge il libro può pensare che mi sia messo a tavolino ad inventare come far intrecciare le diverse storie in maniera tale che una richiami l’altra e insieme costituiscano la descrizione della vita di un paese. Ma non è andata così!  Ogni personaggio è nato da solo portando con sé un frammento del mio passato, come spiegato nella precedente risposta. A mano a mano che mi si delineava la sua psicologia veniva spontanea la relazione con altre psicologie. In conclusione, si è trattato di un incontro fra anime più che di un intreccio di storie. Si può pertanto dire che il libro delinei l’anima di un paese, anche quando del paese racconta strade e edifici.

La tua carriera scientifica è vasta e diversificata, con pubblicazioni su argomenti molto complessi. In che modo queste conoscenze influenzano il tuo processo di scrittura e la costruzione delle trame nei tuoi romanzi?

A partire dai primi anni di università mi ha colpito il fatto che due anime sembrano esistere fra gli studenti di fisica (e poi fra i fisici stessi): la prima è l’anima più tecnologica, che considera la fisica come madre dell’ingegneria e di tutte le tecnologie; la seconda è più filosofica e considera che le domande, le risposte e le questioni irrisolte della fisica vadano a intaccare le fondamenta di molte parti della filosofia. Questa seconda anima ha forti ripercussioni sulla sensibilità ed emotività individuale poiché rimuove certezze che sembravano acquisite e indiscutibili e apre a scenari che si vorrebbero intuire ma non si riesce a cogliere. Tale emotività è descritta in forme diverse in alcune parti del libro, quasi in maniera assoluta, depurata, cioè, dalla minuta descrizione del problema fisico sottostante ma soffermandosi sullo stato d’animo di chi la prova. Il personaggio per me più pregnante sotto questo aspetto si trova verso la fine del libro: “sta pensando alla libertà presente nell’attimo attuale; cerca di sentirla, gustarla, percepirla in qualche modo, ma come? Con il ragionamento? Con l’intuizione?”. La libertà di cui si parla è la traduzione emotiva della funzione d’onda (della quale non si parla nel libro), per cui stati per noi inconciliabili possono coesistere. La simmetria è un argomento fondamentale nella fisica odierna. Viene trattata scherzosamente nella parte iniziale del libro in termini di colorazione delle pietre della via principale. Il personaggio cerca una legge per evitare la ripetizione … ma si ritrova a una ripetizione di ordine superiore. Il suo gioco solipsistico finirà per dividere la popolazione in due fazioni (nessuna delle due interessate alle questioni di simmetria!). Anche in questo caso la descrizione è rivolta all’emozione di un ragionamento piuttosto che al ragionamento stesso. … E poi c’è il quinto postulato di Euclide e la sua negazione, che nel libro vengono nominati senza spiegare in cosa consistano. Anche in questo caso l’aspetto fondamentale è come la nostra mente possa essere sconvolta da idee che non rientrino nel modo comune di pensare.

La nascita e l’esperienza dei tuoi figli sembrano avere un ruolo significativo nel tuo libro. Come hai trasformato questi momenti personali in elementi narrativi e quale impatto speri abbiano sui lettori?

Ho avuto modo di dire in passato che la nascita dei figli per me ha comportato una “rifondazione culturale”. Con tale espressione intendo riassumere il fatto che dalla famiglia e dall’ambiente ho ricevuto un’educazione della quale col tempo alcune parti ho accettato, altre ho rifiutato o modificato. Tali cambiamenti assomigliano a pezze su pezze messe sul materiale iniziale. Ai figli volevo presentare la visione del mondo che così avevo maturato… ma non come un insieme di pezze bensì come un’unica visione (coi suoi dubbi e ignoranze) in cui le pezze si erano fuse per creare un materiale unico. In questo senso ho “rifondato” la mia visione del mondo. Altro aspetto collegato alla nascita dei figli è la meraviglia per il passaggio da quello che vediamo come il non-essere all’essere. Ricordo un mio collega che alla nascita della figlia ha espresso tale meraviglia esclamando:” Ma questa da dove viene fuori? Dov’era prima?” La “rifondazione culturale” è una caratteristica acquisita e presente ovunque senza risalto particolare; fa quindi parte del terreno da cui i libri nascono. All’enigma di quando una persona “è”, è implicitamente dedicato un capitolo del libro, in cui un essere che ancora non è cittadino del paese – perché non è nato – è il personaggio principale. … Poi c’è il desiderio dei genitori di avere e proteggere un figlio che è descritto soprattutto nel personaggio della sua mamma… (e lascio al lettore il piacere di scoprire quali sono questi personaggi…).

Quali sono i tuoi progetti futuri, sia come scienziato che come scrittore? Possiamo aspettarci altri lavori che combinano la tua passione per la fisica e la narrazione?

Non ho una tabella di marcia da seguire. In passato avevo preso in mano una serie di appunti sulle novità che scoprivo giorno per giorno, soprattutto novità semplici della vita quotidiana, per ordinarli e farne un libro. Mentre ero intento in quest’opera di scrittura, una mattina nella fase di dormiveglia ho trovato già pronta nella mia mente una storia intera, anche abbastanza intricata, che è diventata un libro. Se la sera prima mi aveste chiesto quale libro sarebbe uscito, avrei risposto un diario minimalista; la mattina seguente, invece, ero al lavoro per le storie nate nel dormiveglia! Anche per la parte di ricerca, da quando sono andato in pensione ho interrotto i legami con l’università, nonostante che avrei potuto mantenerli tramite contratti. Senza più fondi dall’università, fortunatamente sono in contatto con gruppi di colleghi di tutta Italia che continuano il filone di ricerca cui mi ero dedicato negli ultimi anni… Nella vita ho fatto molti di questi cambi improvvisi di rotta, dei quali finora non mi sono pentito, spinto dal daimon interno, che continuamente interrogo. Alle volte è più silenzioso, altre volte mi impone cambiamenti, improvvisi dal di fuori ma verso i quali da tempo mi ha spinto, o mi suggerisce improvvisamente cosa scrivere dopo lunghi periodi di quiete.

Ringraziamo Gianni Albertini per aver condiviso con noi il viaggio emotivo e intellettuale che ha portato alla creazione di “Romanzo alfabetico”. Le sue parole ci hanno dato uno sguardo unico sul legame profondo tra scienza e letteratura, tra vita personale e creazione artistica. Non vediamo l’ora di leggere i suoi futuri lavori e di continuare a esplorare il mondo paesano e scientifico che sa così magistralmente intrecciare. Grazie per averci seguito, continuate a seguirci per altre interviste esclusive sul blog del Gruppo Albatros.

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