Le pagine di “Ricette per Edonisti” di Stefano Sperandio ci proiettano in un viaggio multiforme dove il piacere ha una consistenza ricca di sfumature, come un caleidoscopio di esperienze sensoriali, ricordi affettuosi e riflessioni profonde che percorrono il tempo e lo spazio. L’autore, con maestria narrativa e una prosa vibrante, ci invita a esplorare strade suggestive e atmosfere pittoresche dove il giorno e la notte sono scanditi da musica, amicizia e avventure travolgenti. Sperandio non si limita a stimolare l’appetito del lettore coinvolgendolo con riferimenti alle ricette culinarie, ma gli offre un’autentica ricetta per la vita, arricchita da ingredienti come la nostalgia, la passione, il valore della condivisione e il gusto per l’esplorazione di luoghi e culture. In ogni racconto le sensazioni generate da sapori, odori e colori catturano l’essenza stessa dell’esperienza umana. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Stefano Sperandio per un’intervista sul nostro blog del Gruppo Albatros. Scopriremo insieme i segreti dietro le sue ispirazioni, il processo creativo e l’importanza del cibo nella sua narrazione.
Stefano, come è nata l’idea di scrivere “Ricette per Edonisti” e quale è stato il percorso che ti ha portato a trasformarla in un libro?
Ricette per Edonisti nasce come secondo atto di quella che vedo come la mia “Opera”. Nelle opere liriche o teatrali per esempio abbiamo 3, 4, fino a 5 atti, che uniti vanno a completarla. Durante la presentazione del mio primo libro, Cronache folk, quasi 10 anni fa, ho appunto raccontato il mio progetto come se fosse un’opera in prospettiva. Una piccola opera personale che vuole tramandare quanto è stato vissuto in questi miei 43 anni, alla quale, ad oggi, non posso dare una fine, un numero massimo di capitoli, perché raccontando quello che vedo nella vita quotidiana, quello che sento, quello che provo, avrò sempre qualcosa da dire. L’unica cosa che scandisce i diversi atti è il tempo. Il tempo che mi prendo tra un atto e l’altro. Il tempo per raccontare quello che succede tra un atto e l’altro. Il tempo per dire: “ok, per adesso ho raccontato abbastanza”, lasciando così altri racconti all’atto successivo. La mia passione per la scrittura nasce con me, fin da piccolo scrivevo ovunque, dalla carta da parati blu della mia camera, alle tovaglie di carta delle trattorie, dai libri di scuola a chilometri di Post-it che ricoprivano ogni superficie utilizzabile, spesso sormontati. Parecchi anni dopo, vidi per la prima volta “Il Postino”, con un fantastico Massimo Troisi. Ne rimasi talmente affascinato che corsi (letteralmente parlando) a recuperare tutti i vari scritti, spalmati in un caos logistico, per creare quello che diventò Cronache Folk, e quello fu l’inizio della mia opera.
Nel tuo libro, cibo e vita sembrano essere strettamente legati. Puoi parlarci di come il cibo ha influenzato la tua crescita personale e professionale?
Scherzosamente mi piace definirmi un mezzosangue, perché ho origini bergamasche da parte di madre e marchigiane da parte di padre. Ho avuto la fortuna di crescere nell’orto dei miei nonni, avvicinandomi da subito alla conoscenza del cibo, alla curiosità dell’assaggio ed al rispetto nell’utilizzarlo, e la doppia influenza delle diverse regioni e culture ha stimolato la passione per la cucina che è cresciuta con me. Edonismo, letteralmente tradotto in: “concezione filosofica secondo cui il piacere è il bene sommo dell’uomo e il suo conseguimento il fine esclusivo della vita.” Sono sempre stato un’edonista, come la maggior parte delle persone che mi piace frequentare. Il “piacere” in generale, che sia cibo, esperienze o affetti, è sempre stato un punto cardinale che ho seguito e continuerò a seguire, per un conseguimento personale quotidiano e la ricerca empatica di nuove conoscenze edoniste, e allo stesso tempo cercare di confrontarmi in maniera sempre più radicata con la perdita progressiva di interessi che noto spesso nelle persone, o almeno è il mio punto di vista e filosofia di concetto.
Le tue descrizioni sono così vivide e coinvolgenti che sembra quasi di sentire i sapori e gli odori di cui parli. Qual è il tuo approccio alla scrittura per rendere queste sensazioni così reali per i lettori?
Nei miei racconti amo dare vita alle cose, un po’ come con gli oggetti di Fantasia, o Lasseter per i giocattoli di Toy Story, o Docter per le emozioni di Inside Out, e molti altri. Io sono un goloso patologico! Mi piace mangiare, mi piace cucinare, mi piace sperimentare. Il cibo è sicuramente un elemento importantissimo in tutti i miei viaggi, che spesso organizzo proprio per provare cose nuove, e conoscere chi lo prepara e la sua storia. L’unione di quanto sopra è quello che voglio trasmettere in quello che scrivo, e mi fa molto piacere che questo messaggio sia arrivato così vivido e coinvolgente.
Hai viaggiato molto e questo si riflette nelle tue storie. Quali culture e luoghi hanno avuto il maggiore impatto sulle tue ricette e sulla tua filosofia di vita?
Non ci sono culture/luoghi in particolare, ma culture/luoghi in generale che mi attraggono e mi incuriosiscono. Sicuramente il viaggio che mi ha davvero cambiato molto è stato il Cammino di Santiago. Non per un aspetto religioso, come spesso viene idealizzato, ma per un incredibile varietà di persone, con altrettante storie da raccontare, che hanno creato un effetto domino esponenziale di accrescimento personale che vale tuttora, e che mi ha aiutato ad allargare i punti di vista e spesso modificare le mie opinioni con nuove, più nitide e costruttive. Attraversare una nazione a piedi è qualcosa di indescrivibile! Ti fa capire l’importanza del tempo, l’importanza di ascoltare il proprio corpo, la possibilità di imparare e insegnare, ti apre la mente e sicuramente lo stomaco. Conoscenza, condivisione ed esplorazione, sono i tre aspetti più importanti che seguo ogni giorno per un mio accrescimento personale. Poi ovviamente ci sono anche le giornate escrementizie, ma fanno parte del pacchetto.
Infine, quali sono i tuoi progetti futuri? Possiamo aspettarci altri libri che esplorano il rapporto tra cibo, emozioni e storie personali?
Cronache Folk è stato il mio primo “atto”, forse un po’ immaturo, ma con una grande voglia di raccontare e farsi conoscere. Ricette per Edonisti il secondo, più maturo e vissuto, dopo quasi 10 anni dal primo. Ho ancora parecchie cose da raccontare. Quando mi confronterò con il tempo e insieme decideremo che è arrivato il momento, nascerà anche il terzo, e così per i successivi.
Grazie, Stefano, per aver condiviso con noi il tuo mondo e le tue affascinanti esperienze. “Ricette per Edonisti” non è solo un libro di ricette, ma una vera e propria celebrazione della vita in tutte le sue forme. Siamo certi che i lettori del blog del Gruppo Albatros saranno ispirati dal tuo viaggio e dalle tue parole. Ti auguriamo il meglio per i tuoi progetti futuri e attendiamo con impazienza le tue prossime opere.
