Benvenuti al blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Caterina Di Pisa, autrice della silloge poetica “L’urlo di Medusa”. Questa raccolta, con la sua intensità sinestetica e metaforica, ci guida attraverso un mare interiore tormentato, dipingendo un maremoto emotivo che si snoda nei colori vividi del Sud e si incastona nel più antico dei miti. Caterina Di Pisa, con il suo talento, riesce a far franare i dolori pietrificati, restituendo attraverso brevi versi il senso profondo di una separazione urlante e divorante. Scopriamo insieme di più su questa straordinaria opera e sulla sua autrice.
Caterina, come è nato “L’urlo di Medusa”? Puoi raccontarci il percorso che ti ha portato a scrivere questa silloge?
“L’urlo di Medusa” nasce e mi accompagna fino al giorno della pubblicazione, da quando ho iniziato a scrivere, negli anni del liceo. L’incontro con la mia docente di latino è stato fondamentale, anni per me difficili ed in cui volevo abbandonare gli studi. Ho iniziato a tradurre brani (non compiti per casa) di scrittori latini e li facevo correggere alla professoressa, da lì nasce l’idea di iniziare a scrivere lettere e/o pensieri in latino sempre da consegnare e da fare correggere. Da quel momento ho iniziato scrivere, avere questo bisogno, di mettere su carta questa irrefrenabile “smania” ed inquietudine interiore.
La tua raccolta è ricca di immagini evocative e simboli mitologici. Cosa rappresenta per te la figura di Medusa e come si intreccia con i tuoi temi poetici?
Medusa rappresenta la Donna attuale, in certi aspetti. La donna che viene ammirata per la sua devozione, alla donna punita per essere stata stuprata. Il suo “urlo” rappresenta: il dolore, l’amore, rabbia, tutte quelle emozioni aspre, che stridulano e solo la scrittura riesce a tradurre, nel mio caso. Molte donne vengono punite per essere ciò che sono, anche dalle donne stesse (come ha fatto Atena). Come se quella forma di maschilismo fosse generato ed ereditato per prima, da noi donne. È agghiacciante, terrificante, assordante come l’urlo di Medusa ed il suo sguardo che pietrifica fino a sgretolare l’animo.
Il tuo uso del linguaggio è particolarmente intenso e sinestetico. Come lavori sulle tue poesie per raggiungere questo effetto?
A scuola ho imparato la struttura delle poesie, la tecnica, le regole ed è come se mi fossero rimaste dentro. Sembrerà strano ma è tutto naturale, i miei compagni di scrittura oltre al rincorrere questi pensieri, sono un piccolo vocabolario tascabile di sinonimi e contrari comprato con la lira.
La tua opera attraversa un mare di emozioni profonde e dolorose. Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere ai tuoi lettori?
Il messaggio per i miei lettori è di condivisione non solo di emozioni. Scrivere è libertà, tradurre come ho detto prima in parole quell’urlo, senza stereotipi che incastrano, ingabbiano. Una passeggiata con il lettore tra le parole da collocare su un pentagramma.
Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti letterari? Possiamo aspettarci altre raccolte poetiche o lavori di altro genere?
Io continuo a scrivere, fino ad oggi, non posso farne a meno. Si, mi piacerebbe che questo sia solo l’inizio di altre pubblicazioni. Lavori di altro genere chi lo sa!
Grazie, Caterina, per aver condiviso con noi il tuo viaggio poetico e le emozioni che hanno dato vita a “L’urlo di Medusa”. La tua capacità di trasformare il dolore in arte è davvero ammirevole e siamo sicuri che i nostri lettori saranno profondamente toccati dalla tua opera. Ti auguriamo il meglio per i tuoi futuri progetti e speriamo di poterti ospitare nuovamente nel nostro blog.
