GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Idillio. Quadretto-libello di immagini poetiche – Pietro Treccani

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il grande piacere di ospitare Pietro Treccani, autore della silloge poetica “Idillio. Quadretto-libello di immagini poetiche”. Questo straordinario lavoro ci porta a viaggiare tra i luoghi caldi e baciati dal sole del Brasile, fino alla terra natale dell’autore, Brescia. Attraverso i suoi versi, scritti sia in italiano che in dialetto bresciano, Treccani riesce a evocare immagini vivide e potenti, descrivendo non solo la bellezza dei luoghi ma anche i tormenti del passato e le sfide del presente. Le sue poesie sono vere e proprie pietre sonore, capaci di vibrare di vita e di trasmettere una passione intensa che riesce a scaldare anche le stagioni più fredde. Scopriamo insieme di più su questa opera e sul poeta che l’ha creata.

Pietro, cosa l’ha ispirata a scrivere “Idillio. Quadretto-libello di immagini poetiche” e quali sono i temi principali che ha voluto esplorare attraverso le sue poesie?

Grazie per la domanda. Da parecchi anni mi diletto nella scrittura e la poesia è solo una delle espressioni artistiche che “frequento”, ma non per questo la meno importante, anzi! “Idillio” è stato scritto, in un certo senso, in continuità con la mia precedente ricerca. Nel corso della silloge si trovano anche pezzi -come dire- risalenti a diversi anni or sono e sino ad ora “lasciati nel cassetto”. Riprenderli in mano e dar loro una forma compiuta è stato stimolante. Ma andiamo per ordine. Il volume si divide in tre parti ed una conclusione:

a) “come un fuoco selvaggio”. Qui si trovano brani dedicati all’estate, al mare, ai viaggi, alla musica (il mio lavoro di una vita). Quel fuoco sacro che sa prenderti, quei momenti della vita, anche brevi ma significanti, quegli “input” che leggi dentro come imprescindibili e che devi portare su carta per poterne gustare nel tempo, per… “dare tempo al tempo” (come scrivo nel mio brano “spleen”, pag. 61).

b) “sul cortile del mondo”. In questa seconda parte mi guardo intorno, porto lo sguardo sulle cose della vita, i grandi temi dell’esistere, i valori del vivere e del morire, senza trascurare uno sguardo alle grandi pagine della storia passata e presente (la storia! …una delle mie grandi passioni: è dalla microstoria locale che traggo spesso gli stimoli per il mio scrivere). … E nel leggere questo “tutto”, “non voglio ergermi a giudice! / Troppo avrei / da non perdonare a me stesso.” (come scrivo in “Vorrei”, pag. 120).

c) “incontri nella terra del Brasile”. Qui do spazio a quella terra e alla sua gente, alle contraddizioni presenti ma anche alla grande musicalità che permea quei luoghi. Scrivo dei suoi profumi, colori, paesaggi… Ogni brano di questa terza parte è dedicato ad una persona, perché là l’ho incontrata e mi si è “incuneata” dentro con tutti i suoi modi di fare, il suo “essere”, “essere stata/o” ed il suo “esistere”. Ed è proprio per dare spazio a quei vissuti che ogni poesia di questa sezione ha anche la traduzione in lingua portoghese.

d) “per concludere”. Sono solo tre i brani qui presenti: mi rivolgo ai miei cari e ai miei lettori scrivendo di me, di chi sono, di cosa sono stato e di cosa avrei voluto, in una sorta di testamento spirituale-artistico.

La sua silloge alterna versi in italiano e in dialetto bresciano. Qual è il significato di questa scelta linguistica e come crede che influisca sulla ricezione delle sue poesie?

Come ben dice, la mia produzione poetica si divide tra brani in lingua ed in dialetto. Ogni brano nasce già “compiuto” in sé: la scelta della lingua è la matrice stessa dello scrivere. Talvolta il brano si compone nella lingua degli studi. Talaltra è forte il pathos che lo fa nascere nella forma dialettale. Credo che questo dipenda dal fatto che il dialetto bresciano è la mia “lingua madre”, il seme nel quale sono cresciuto, la “calda appartenenza” alla mia terra, che di certo è nebbiosa, aspra e chiusa sia nei termini utilizzati che nell’arte comunicativa, ma ricca di sensazioni-amicizie-intimità nelle quali sono cresciuto, che mi hanno anche saputo plasmare e che ora fuoriescono nei modi e momenti più inattesi: poesia vera, poesia dell’esistere e del descrivere; poesia che mi pare giusto portare però anche alla lettura di un pubblico “altro” rispetto a quello di Brescia. Per questo inserisco sempre, da sempre, qualche brano nel mio dialetto anche in quei volumi che hanno (o cercano) una diffusione più ampia, come è per questo mio “idillio”. Ovviamente accompagnando sempre la poesia con una traduzione che cerca di essere la più realistica possibile (ed è ben vero che per certe frasi o certi termini, non esistendo una traduzione letterale, devo ricorrere ad interlocuzioni e giri di parole che tentano di renderne il senso compiuto). Ho sempre creduto che questo arricchisca un libro portando il lettore ad “entrare” più da vicino nella mia ricerca poetica e, perché no, anche nel mio io-poeta.

Il contrasto tra i paesaggi caldi del Brasile e la fredda realtà della Seconda guerra mondiale è molto evidente nelle sue poesie. Come riesce a conciliare queste due realtà così diverse nella sua scrittura?

Il Brasile non è solo caldi paesaggi! Nel mio brano “Ilheus, la luna (alla spiaggia dei milionari)” (pag. 123) scrivo: “Bahia! / La contraddizione di un mondo / già schiavo, / che ancora fatica”. Queste contraddizioni dell’esistere sono presenti in tante pagine della nostra storia, così come nella terra brasiliana. Volendo provare a scavare dentro queste contraddizioni, ne ho scritto. Sono nate così poesie sulla guerra e sulla pace, su Auschwitz, e sull’inferno dei giorni “sommersi alla vita e alla modernità” (stesso brano di cui sopra), sui meninos de rua, bimbi di strada “lasciati a tirare la vita” da soli (ancora medesimo brano, pag. 125), sulla ricerca di senso e sull’uso della droga… Uno “scavo” che mi ha portato anche a scrivere pagine amare: “giorno dopo giorno tu, uomo, avveleni te stesso: / fanno di te un Robespierre la cupidigia e il possesso” … “ma mentre Hiroshima ti implora di non scordare / Ares e Mida sono di nuovo i tuoi re”. (da: “giorno dopo giorno… chi fai re?”, pag 99). Ma è pur vero che sempre ci si può correggere e andare verso la speranza e la fiducia perché “forse potresti… non lasciar bypassare / e andare a tastare l’amore” (stesso brano di cui sopra). … Dare uno sguardo intorno vuol dire “scandagliare”, cercare di capire, ma -ed è pur vero- sapere anche apprezzare ciò che di bello intorno a noi è pure presente. In fondo altri, e ben più grandi di me, non hanno già scritto che la natura può essere anche buona “madre e maestra”?

Le sue poesie sono come “pietre sonore che vibrano di vita”. Può approfondire questa metafora e spiegarci come riesce a infondere tanta vitalità nei suoi versi?

Innanzi tutto, ringrazio per queste parole che reputo essere belle attestazioni di stima nei miei confronti. E ringrazio la collega poetessa Rossana Marcuccilli, autore della prefazione al mio “libello di immagini poetiche”, che l’ha coniata per la quarta di copertina. … dare all’altro, in questo caso al lettore, un attimo di quel “momento d’estasi” che sei riuscito a focalizzare. Non è forse questo uno dei motivi che sottostanno allo stesso tuo scrivere? Ritengo che ogni parola, ogni frase, quindi anche ogni opera poetica, possa (non so se dire che “riesca a”) incidere dentro. E se questa mia azione compositiva viene considerata come “una pietra lanciata, una pietra vibrante vita” mi fa molto piacere. La vita presente nei miei versi è ciò che scorre intorno, fatto da pulsioni e desideri, da osservazioni e critiche, dalla lettura di un mondo che, comunque lo si veda, nel bene e nel male, pullula di vita; ed è anche la vita di una natura autosufficiente all’uomo e alle sue tante incoerenze. Di certo “tento questa strada”: la strada del dare voce alla vita. Non so se sempre riesco! Di una cosa sono certo: in molti brani cerco la sonorità. È una sonorità compositiva, fatta di rime e di versi liberi, di haiku e di metrica, di sillabe e di suoni onomatopeici. È una sonorità che spesso nasce dalla mia professione di insegnante di musica, traducendosi anche in canto, in accordi ed in note. Come scrivo nella nota 21, indice, pag. 186, “alcuni di questi brani sono stati scritti dall’autore anche in forma di canzone” (peraltro inedite).

Guardando al futuro, quali sono i suoi prossimi progetti poetici? Ha intenzione di continuare a esplorare i temi trattati in “Idillio” o ha in mente nuove direzioni per la sua scrittura?

È una domanda avvincente, della quale la ringrazio. Ho diversi progetti in cantiere. E ovviamente spero anche per essi un futuro a stampa. In questo mio “Idillio” ho ospitato tre brani dell’amico poeta Enrico Ferrario. Ho in atto con lui una collaborazione che ci vede cercare di dare forma al seguente progetto: dare voce poetica al lato più umano dei principali personaggi biblici (non quindi alla loro santità, aspetto più propriamente conosciuto), utilizzando la poesia in lingua bresciana. Il volume si chiamerà “tra sacro e profano”. Altri due progetti sono invece relativi alla prosa biografico-storica. Nel primo sto cercando di dar corpo e forma scritta alla vita da partigiano di pianura di mio padre, Giuseppe Treccani, Fiamma Verde Brigata Tita Secchi, “ribelle per amore”. Nel secondo, che ho già peraltro portato sulle scene in una riduzione in forma musico-teatrale, narrerò della vita di un amico che suonò con me negli anni della mia gioventù: Emilio Dicerio Baroni, IMI, prigioniero in alcuni campi di internamento nei pressi di Amburgo, salvatosi anche grazie al suo violino e al suo saper suonare. Per questi ultimi due progetti si tratta di dar corpo e senso compiuto alla ricca documentazione che ho tra le mani. Progetti, quindi? Come vede sono tanti… Agli anni a venire il riuscire o meno a dar loro una forma compiuta. La ringrazio della sua cortesia e così pure delle domande formulate, che mi hanno permesso di “guardare dentro” per mettere su carta alcuni pensieri, taluni peraltro forse ancora inconsci.

Ringraziamo Pietro Treccani per aver condiviso con noi il suo percorso artistico e le profonde emozioni che animano la sua poesia. “Idillio. Quadretto-libello di immagini poetiche” è un’opera che non solo celebra la bellezza dei luoghi e delle lingue, ma che ci invita anche a riflettere sui contrasti e le passioni che caratterizzano la nostra esistenza. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire questa silloge e a lasciarsi trasportare dalla vibrante energia delle sue poesie. Grazie, Pietro, per questa affascinante conversazione e per il suo contributo al mondo della poesia.

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