GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Riflessioni sull’indifferenza e “Cuore di Gabbiano” – Concetta Messina

Benvenuti nel blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo il piacere di intervistare Concetta Messina, autrice di “Riflessioni sull’indifferenza” e “Cuore di Gabbiano”. La sua opera è uno scritto fuori dagli schemi, una raccolta di riflessioni che si sviluppa seguendo il flusso dei pensieri, seguita da una silloge poetica che tocca le corde dell’anima. Con il suo dettato dei sentimenti, Concetta mette sotto i riflettori l’indifferenza, scruta i dettagli che passano inosservati per riconoscere la saggezza nel vissuto di tutti i giorni. Ribellandosi contro l’accettazione passiva della realtà, lancia un grido di resistenza contro la consuetudine di accettare il mondo così com’è. Le sue considerazioni, arricchite da pensieri filosofici e da uno sguardo a eventi contemporanei e storici, invitano il lettore a una conversazione aperta sulla condizione umana, esplorando la luce che può dissipare le ombre dell’insensibilità.

Concetta, “Riflessioni sull’indifferenza” è un titolo potente. Può dirci cosa l’ha ispirata a scrivere questo libro e come ha scelto di affrontare il tema dell’indifferenza?

Ciò che mi ha ispirato dieci anni fa a raccogliere osservazioni e riflessioni sull’indifferenza sono stati avvenimenti e fatti personali, ma soprattutto l’osservazione della realtà circostante e della situazione storico-sociale in cui si trovava la gente comune. Infatti, saltava ai miei occhi una grande disparità di opportunità e di condizioni di vita per chi o non aveva lavoro o era migrante o era afflitto da qualche problema di salute o da qualche handicap, disagi questi che restavano per la maggior parte inosservati e disattesi. Proprio questa disattenzione e l’egoistica concentrazione esclusivamente sulla propria vita che mi ha fatto lanciare un grido di allarme per tentare di smuovere le coscienze avendo io provato un profondo e duraturo sentimento di empatia nei confronti degli ultimi non adeguatamente supportati né dai singoli individui né dalla società nel suo complesso.

Nella sua opera, c’è una chiara ribellione contro l’accettazione passiva della realtà. Quali sono, secondo lei, le principali cause dell’indifferenza nella società contemporanea e come possiamo combatterle?

A mio avviso le cause del non empatizzare con chi soffre sono innanzitutto il naturale rifiuto della sofferenza anche se compartecipata, la tensione smodata al proprio ego e al suo benessere in una società individualistica che promuove soltanto il successo, l’aspetto esteriore e la più materialistica visione della vita. Pertanto la maniera migliore di combatterle è il tentare di uscir fuori dal proprio ego, di immedesimarsi con pathos nelle situazioni altrui soprattutto laddove è necessario un intervento di supporto, costituire aggregazioni volontarie di gruppo o anche nella personale singolarità prendendo consapevolezza che il concetto di fratellanza non è solo una bandiera politica nata dalla Rivoluzione Francese e nemmeno solo un messaggio cristiano ma anche, se ci riflettiamo bene, un’innata esigenza umana.

La seconda parte del suo libro, “Cuore di Gabbiano”, è una silloge poetica che tocca profondamente l’anima del lettore. Come descriverebbe il legame tra le riflessioni e le poesie? C’è un filo conduttore che le unisce?

Il primo filo conduttore che lega le Riflessioni alla Raccolta di Poesie è l’introspezione, il ripiegarsi su sé stessi per leggere la realtà con l’alfabeto del proprio animo. Questo filo conduttore non è l’unico legame che rivela una base comune al breve saggio e alla raccolta di poesie, c’è anche l’analisi psicologica dei sentimenti che muovono i pensieri e quindi le riflessioni e i versi, il tutto corredato dall’osservazione delle piccole realtà quotidiane, della storia quella scritta con la “s” minuscola, cioè delle storie di tanti essere umani invisibili e anche di quella quotidianità che si presenta con leggerezza nel dolore e nella gioia ma che lascia un segno nel taccuino del cuore del poeta.

Le sue riflessioni sono arricchite da pensieri filosofici e riferimenti a eventi storici e contemporanei. Quanto le sue esperienze personali hanno influenzato la scrittura di questo libro e come ha scelto quali elementi includere?

Le mie esperienze personali hanno avuto un ruolo determinante nell’elaborazione delle mie riflessioni e nella composizione ricca di pathos della mia scrittura, i miei studi filosofici poi mi hanno permesso di fare collegamenti tra teoria e realtà, nella quale erano già evidenti gli elementi storici sia nella grande storia che in quella quotidiana. Ho avuto attenzione al fenomeno migratorio, alle forme di discriminazione di ogni tipo ed in particolare quella razziale. Il mio occhio si è allungato fino alla povertà e alla miseria di paesi lontani e proprio di questa realtà invisibile si lamenta la totale indifferenza tranne per pochi volontari e missionari. Qualcuno mette a tacere la sua coscienza con aiuti in danaro e poi riprende spensieratamente la sua vita. Anche il tema della guerra è uno di quelli che lega, per i sentimenti che suscita, le considerazioni attuali alla poesia.

Infine, quale messaggio spera che i lettori traggano dal suo libro? Qual è l’impatto che desidera avere su chi legge le sue riflessioni e poesie?

Il messaggio che spero giunga dalle pagine del mio libro al cuore del lettore è quello della condivisione empatica che non vuole ricevere, come si fa oggi nella condivisione sui social i “like”, ma vuole sensibilizzare ad una visione più semplice e fraterna della vita, come di un’umanità che sia intesa simile ad una grande famiglia.

Grazie mille, Concetta, per aver condiviso con noi il suo viaggio attraverso “Riflessioni sull’indifferenza” e “Cuore di Gabbiano”. Le sue parole ci hanno offerto una prospettiva profonda sulla condizione umana e ci hanno ispirato a guardare oltre l’apparente indifferenza del mondo. Invitiamo tutti i nostri lettori a immergersi nelle sue opere, a riflettere e a lasciarsi toccare dai versi che ci ricordano l’importanza della sensibilità e della connessione umana.

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