Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di presentarvi un’intervista con Marina Dora Moretti, autrice del libro innovativo e stimolante “Facciamo che io ero un druido: Insegnare mediante storytelling e gioco di ruolo nella scuola primaria”. Marina Dora Moretti ci condurrà nel mondo avvincente del gioco di ruolo applicato all’ambito didattico, esplorando come questa metodologia possa arricchire l’esperienza educativa dei bambini e dei docenti.
Il suo libro propone una visione rivoluzionaria dell’insegnamento attraverso il gioco di ruolo. Cosa l’ha ispirata a sviluppare questa metodologia e quali sono i principali benefici che può portare agli studenti?
Gli studenti di oggi vivono in una realtà frenetica fatta di stimoli e risposte immediate. L’apprendimento a scuola richiede calma, tempo e dedizione poiché le classi sono varie e vari sono i tempi di attenzione e comprensione di quanto proposto. Poiché nel “contesto reale” tutti sembrano avere poca pazienza con le tempistiche di classe ed essere spesso in difficoltà con le dinamiche relazionali tra pari, ho pensato di “trasferire” l’ambiente di apprendimento in un immaginario luogo fantastico dove ogni alunno è sé stesso, ma può anche essere qualcos’altro. In questa sorta di realtà parallela ognuno è libero di far muovere il suo alter ego come in un videogioco ma senza bisogno di una console, basta la fantasia.
In che modo lo storytelling e il gioco di ruolo possono essere integrati efficacemente nel contesto della scuola primaria, considerando le esigenze educative e le diverse fasce d’età degli studenti?
Ogni tappa dell’avventura coincide con una spiegazione o un’esercitazione, ogni interrogazione o verifica è tatticamente “travestita” da mostro da sconfiggere o tempesta che minaccia la nave su cui sono gli alunni- avventurieri. La didattica viene così associata a situazioni problematiche o divertenti vissute dagli alunni come gruppi di avventurieri. Questo metodo permette di dare tempi differenti, grazie alla narrazione, a calibrare le richieste senza che nessuno si senta diverso o meno capace. Aiuta i ragazzi a vivere situazioni diverse, pericolose, che generano ansia e mettono alla prova, ma in un ambiente protetto e privo di giudizio, dove possono esprimersi liberamente, sbagliare, comprendersi.
L’innovazione educativa spesso è accompagnata da sfide e resistenze. Quali sono le principali criticità che può incontrare un approccio didattico basato sul gioco di ruolo e come possono essere superate?
L’unica criticità che ho trovato è legata allo strutturare le lezioni in base alle storie e ad essere pronti a modificare il percorso ad ogni scelta della classe. Richiede tempo da parte dell’insegnante, ecco perché nel mio libro è possibile trovare delle storie già pronte all’uso a cui associare solo la parte didattica. I ragazzi hanno sempre risposto positivamente, certo bisogna essere fantasiosi e sapersi sempre mettere in gioco.
Quali sono stati i feedback da parte degli educatori e degli studenti che hanno sperimentato le metodologie proposte nel suo libro? Ci può raccontare qualche esperienza significativa che ha dimostrato l’efficacia di questo approccio?
I docenti giovani sono sicuramente più propositivi e in connessione con le richieste delle nuove generazioni, per chi lavora nella scuola da molti anni questo sistema può sembrare difficile e macchinoso. Al momento sto proponendo proprio la seconda avventura del libro ad una classe quarta dove insegno inglese. I ragazzi sono entusiasti di sapere cosa succederà ai loro avatar fantastici ad ogni lezione e ogni volta che il gruppo deve prendere una decisione hanno imparato autonomamente ad ascoltare le opinioni di tutti facendo una sorta di circle time dove discutono e decidono insieme. Sono ovviamente motivati a fare bene e ad aiutarsi nei compiti perché vogliono migliorare e “salire di livello” ma la cosa che mi rende più felice sono proprio le espressioni meravigliate o sconcertate ad ogni momento di tensione o particolarmente emozionante del racconto, sembra stiano guardando un film e invece… stanno facendo lezione!
Guardando al futuro, come immagina l’evoluzione dell’insegnamento attraverso il gioco di ruolo? Quali sono le prossime sfide e le nuove frontiere da esplorare in questo campo?
Sono appassionata di nuove tecnologie e possiamo proprio dire che il futuro è già qui! Per i docenti l’Ai è uno strumento che arricchisce e semplifica il lavoro di ricerca di storie e immagini coinvolgenti che li aiutino a trovare sempre nuove storie da far vivere ai ragazzi. Mi piace usare app come inkarnate o hero forge per creare mappe e avversari in 3D per rendere sempre più interessanti e interattive le avventure che associo alla didattica. Per gli studenti si aprono davvero un sacco di risorse nuove per apprendere nel modo che a loro è più congeniale. Dobbiamo far pace con le tecnologie e i giochi che tanto appassionano i giovani, sono il loro campo d’azione. È importante guidarli ad utilizzare queste risorse come supporto alla loro creatività e non come aridi sostituti.
Ringraziamo Marina Dora Moretti per la sua preziosa e illuminante testimonianza su come il gioco di ruolo possa trasformare l’esperienza educativa, rendendola più coinvolgente, creativa e significativa per gli studenti. “Facciamo che io ero un druido” si conferma non solo come un’opera innovativa nel panorama della letteratura per docenti, ma anche come una risorsa fondamentale per tutti coloro che desiderano esplorare nuove strade nell’insegnamento della scuola primaria. Continuate a seguirci amici! Buona lettura!
