Benvenuti lettori del Blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di accogliere l’autore del libro L’Onnipresente, Raffaello Marasco. Con una prosa incantevole, Raffaello ci invita a esplorare mondi sconosciuti, sia reali che onirici, e a riflettere sulla connessione profonda tra l’uomo e il suo ambiente. L’Onnipresente è un inno alla bellezza del nostro pianeta, un richiamo a vivere in armonia con la natura per dare un significato più profondo alla nostra esistenza. Oggi, approfondiremo le sue ispirazioni, i messaggi nascosti nel suo libro e le sue speranze per il futuro dell’umanità.
Raffaello, iniziamo parlando delle radici del tuo libro. Cosa ti ha ispirato a esplorare la connessione tra l’uomo e la natura in L’Onnipresente? Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere ai lettori attraverso il tuo lavoro?
La ragione principale risiede nel mio assoluto ed innato amore per la natura che ho avuto la fortuna di scoprire attraverso un’immersione costante ancestrale negli anni di gioventù e di crescita essendo nato nelle vicinanze del Real bosco di Capodimonte a Napoli, luogo unico e pieno di biodiversità e di fascino, tra l’altro ampiamente descritto nel mio primo lavoro “La Finestra sulla Porta Grande”. Questa connessione si è perpetuata e consolidata anche durante i viaggi che ho compiuto con uno specchio mentale umano sempre attivo, sia sui luoghi naturali che sugli abitanti incontrati e con i quali ho interagito. Il messaggio implicito nei versi a varie angolazioni e situazioni è quello di incuriosire e spingere a cercare e conoscere gli ambienti naturali e le diversità che attraverso di essi ci vengono rivelate. Sono diversità che aprono ampi panorami e domande sulle differenze umane che ciascun essere umano può imparare a scoprire ed accettare, ad amare e ad interscambiare. Non possiamo, negli anni duemila correnti, con tutto il malessere che la natura ci manifesta ogni giorno, distaccarcene e vederla ancora come un pericolo, un fastidio, o una serie di essenze da consumare per la nostra vita o la nostra anche banalmente detto, sopravvivenza. È una rigidità di pensiero, quando non ignoranza, che va colmata allo stesso modo della conoscenza di una malattia e la sua eventuale cura per fare un esempio.
L’Onnipresente è un viaggio attraverso mondi sia tangibili che eterei. Come hai affrontato la sfida di mescolare realtà e sogno nel tuo scritto? C’è un episodio o un passaggio che incarna meglio questa dualità?
Ci sono sogni che si materializzano nei versi, quando hai avuto la possibilità di vivere e di visionare gli stessi luoghi che puoi descrivere. È come riviverli e riattraversarli, allo scopo di riesumare le emozioni che il tempo e la memoria umana tendono a seppellire e in qualche modo cercare di costruire un ponte per farle viaggiare verso chi legge a patto che metta a disposizione la propria sensibilità o la propria curiosità. Poi ci sono sogni che scaturiscono dai luoghi che non hai visto nella realtà ma che un entusiasmo onirico ne ribalta comunque le emozioni di un irreale vissuto in prima persona, attraverso immagini che fornisce la fantasia e l’immaginario recondito in ciascuno. Non ci sono particolari episodi che richiamano la dualità, che è presente sia quando il racconto si sviluppa attraverso ricordi di esperienze dirette, sia quando domina esclusivamente l’immaginario, e d’altra parte, credo di essere riuscito a non esaltare diversità di accostamento sensibile in un percorso continuamente onirico che svela emozioni ma non differenze.
Il tuo libro evoca immagini vivide di panorami, alberi, mari e fenomeni naturali. Come la tua esperienza personale con la natura ha influenzato la scrittura di L’Onnipresente? C’è un particolare elemento della natura che consideri una fonte particolare di ispirazione?
La bellezza e l’autenticità della natura, non mi hanno mai dimostrato differenze che potessi ricondurre ad un apprezzamento diverso. Non si tratta di preferire il mare, la montagna o lo spazio stellare, un luogo particolare, una tribù o un animale magnifico, ma di capire e nutrire ogni giorno quella sensibilità necessaria ad integrarsi con il mondo che ci circonda, perché è da lì che veniamo, in varie forme, ed è quello che attraversiamo o, se vogliamo, che ci accompagna di fianco nel nostro percorso. Lo dobbiamo capire e quindi, adesso più che mai difendere il pianeta, perché difendiamo noi stessi che ne siamo, volenti o nolenti, comprendenti o meno, il tutt’uno. La mia ispirazione, pertanto, è il contatto visivo e materiale, nel silenzio o nei rumori che ogni ambiente produce e per questo che non posso proprio dire che possa essere solo una foresta pluviale, un lago di montagna, una savana o l’oceano artico.
La tua visione positiva della simbiosi tra l’uomo e la natura traspare chiaramente nel tuo libro. Tuttavia, viviamo in un’epoca in cui la sostenibilità è una sfida cruciale. Come spera che il tuo libro possa contribuire alla consapevolezza ambientale e alla preservazione del nostro pianeta?
Non posso e non devo collocarmi in dibattiti o proposte di natura politica; tuttavia, credo che ogni decisione e ogni piano strategico, nasca prima dalla consapevolezza di quello che si deve fare e poi dallo studio e dalla applicazione delle eventuali soluzioni. Quindi dovremmo tutti rispondere, ivi compreso gli addetti ai lavori a questa primigenia domanda. Viviamo per dare una ragione e un futuro alla nostra esistenza e alla nostra specie, oppure dobbiamo proseguire la nostra esistenza per consumare e godere di quello che la natura ci dà sinché è possibile e sino ad esaurimento? Nella risposta c’è il futuro e la nostra libertà, ci sono i nostri figli e le nostre montagne, campagne e il nostro mare o il nostro oceano, c’è il prosieguo della nostra storia. Non è necessario e non è pensabile tornare indietro, però si possono e si devono fare rinunce di logica imprenditoriale e di profitto a vantaggio di idee nuove che tengano conto che è possibile un nuovo progetto imprenditoriale che realizzi, con l’opera e l’ingegno dell’uomo, la salvezza o almeno il netto allungamento di vita del nostro pianeta in una visione di armonia con esso e quindi di migliore benessere e qualità di vita, senza massacrare tutto il resto. Utopico? No, solo estremamente pratico nel richiamare il coraggio dell’intelligenza e della bontà di azione. Il libro può costituire uno stimolo per il recupero della sensibilità necessaria a far maturare in menti capaci e determinate, un sano progetto a larga scala, condiviso e costruito per l’interesse della nostra specie e del pianeta, non di un singolo paese o comunque una parte di esso. Non l’abbiamo ancora capito, ma siamo costretti a volerci bene tutti in nome di questo progetto per non cavalcare uno stillicidio che in un tempo più breve di quello che pensiamo o che statisticamente oggi rileviamo, porterebbe alla fine di ciò che conosciamo e di quello che siamo.
L’Onnipresente è il tuo secondo libro. Ci puoi anticipare qualcosa riguardo ai tuoi prossimi progetti letterari? Hai in mente nuove avventure letterarie o tematiche che desideri esplorare nei tuoi futuri lavori? Puoi condividere con noi un piccolo assaggio di ciò che il futuro riserva ai tuoi lettori?
Attualmente sto riflettendo e scrivendo anche poesie, perché sono un carburante per ogni scrittore e contribuiscono ad isolare idee ed emotività per poi ripartire con altra luce nel verso e nella comunicazione. Comunque, sì, ho in germinazione altre idee che saranno specchio di un quotidiano e anche extra. Di più non posso dire perché ogni embrione che cresce non si sa mai che forma potrà avere in futuro.
Grazie mille, Raffaello Marasco, per aver condiviso con noi il tuo mondo e la tua visione unica della connessione tra l’uomo e la natura. L’Onnipresente ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi e a custodire il nostro pianeta per le generazioni future. È stato un onore avere con noi oggi un autore così ispirato. Auguriamo il massimo successo a te e al tuo libro nel continuare a diffondere questo importante messaggio.
