Bentrovati, affezionati lettori del Gruppo Albatros! Oggi ci immergiamo in un mondo di moda, segreti e relazioni complesse attraverso l’opera avvincente di Aurora Aimino, “Le mille facce di una medaglia”. Il romanzo ci trasporta in una prestigiosa scuola di moda, dove Agatha, aspirante sarta, intraprende un viaggio attraverso l’arte della creazione tessile. Ma al di là dei fili e degli stoffati, la trama si snoda tra i rapporti intricati con la gemella Cecilia, un passato tormentato e le sfide di relazioni complesse con compagni di scuola. Oggi, avremo l’onore di esplorare la mente creativa di Aurora Aimino e gettare uno sguardo dietro le quinte del suo romanzo.
“Le mille facce di una medaglia” racconta la storia di Agatha e Cecilia, due gemelle con percorsi e personalità diverse. Quali elementi della tua vita o ispirazioni ti hanno guidato nella creazione di questi personaggi complessi?
“Le mille facce di una medaglia” racconta la storia degli studenti di un prestigioso college di moda; fra di loro, vi sono Agatha e Cecilia. La prima si trova su un percorso quasi obbligato da cui si sente soffocare, anche se scoprirà non essere poi così male; la seconda sta inseguendo il suo sogno di fama in un ambiente in cui si trova perfettamente a suo agio. Per quanto riguarda il personaggio di Agatha, ho preso istintivamente spunto dalla mia personalità: non sono mai stata brava a fare amicizia e ho passato molti dei miei anni per i fatti miei, durante la scuola media ed il liceo. Non avevo molto interesse a fare amicizia, perché vedevo gli altri come qualcosa di distante, qualcosa che non aveva nulla a che fare con me. Non mi è mai piaciuta la solitudine, ma mi sono trovata spesso a preferirla, rispetto alla compagnia. La sua passione per il disegno deriva dal mio forte desiderio di imparare a disegnare o dipingere; molti dei personaggi che mi sono immaginata anche in passato avevano la passione per il disegno. Per l’estetica, invece, mi sono ispirata alla protagonista di un libro che avevo letto in passato, anch’essa di nome Agatha. Per il personaggio di Cecilia ho preso spunto da alcune serie TV e ho cercato di creare un personaggio il più possibile distante da quello di Agatha. Non è un personaggio su cui ho riflettuto molto, inizialmente: ha finito per scriversi da sola a mano a mano che andavo avanti con i capitoli. Originariamente, avevo preso spunto da un altro personaggio del libro da cui mi sono ispirata per l’estetica di Agatha e l’avevo immaginata mentre sognava il suo principe azzurro e la sua vita da principessa; tuttavia, ho poi cambiato idea, rendendo il personaggio più razionale e concentrato su sé stesso, mantenendo comunque il desiderio di una vita all’insegna del lusso.
La trama del tuo libro si sviluppa all’interno di una scuola di moda, un ambiente ricco di dinamiche e relazioni. Come hai gestito la complessità delle interazioni tra i personaggi?
L’ambiente in cui si svolge la storia è appositamente costruito in modo da rendere facile per tutti incontrare gli altri, agevolando sia le interazioni fra i personaggi, sia il proliferare di gossip. Gli studenti sono estremamente liberi ma, allo stesso tempo, sono tenuti in gabbia dai propri compagni. Da un certo punto di vista è simile a vivere in un paesino di campagna (parlo per esperienza): tutti sanno tutto di tutti. Basti pensare al fatto che un personaggio come Agatha, senza amici e sempre per conto suo, conosca quasi tutti. Tutto ciò è un’arma a doppio taglio: da un lato è più facile conoscere persone nuove e fare amicizia; dall’altro è difficile conoscere veramente qualcuno, in quanto ci si ritrova costantemente influenzati dal flusso di gossip e si finisce col credere più a quelli che alla verità.
Il rapporto tra Agatha, Cecilia e la loro madre è uno degli aspetti centrali di “Le mille facce di una medaglia”. Come hai approcciato la creazione di questa dinamica familiare complessa, e quali sfaccettature del legame madre-figlie desideri che emergano nei lettori attraverso la tua storia?
La madre di Agatha e Cecilia è tutto fuorché una figura materna: con Agatha si limita a nutrirla, il minimo indispensabile perché la gente non la accusi di trascurarla; con Cecilia le dà tutto ciò che vuole pur di levarsela di torno. Per quanto sia vero che dedichi le sue attenzioni ed il suo tempo a Cecilia, non è altrettanto vero che lo faccia con affetto verso di lei. Il suo è un personaggio che è stato obbligato ad assumere il ruolo di madre e che, a causa di ciò, si ritrova incapace di provare affetto verso le proprie figlie: l’amore per Cecilia è simulato. Cecilia non è in grado di notare quanto sbagliato sia il comportamento della madre; al contrario, è felicemente soddisfatta e si sente amata dalla madre. Questo perché non le ha mai negato niente e le ha sempre fatto complimenti. Agatha, invece, non è in grado di vedere la sofferenza che si nasconde dietro all’atteggiamento della madre, perché la ignora. Si sente ignorata dalla madre e, in risposta, ha deciso di fare lo stesso con lei. Il rapporto fra le tre è tossico, dannoso e pericoloso, ma nessuna delle tre se ne rende veramente conto. Lasciano che la vita scorra nella folle certezza che andrà tutto bene. Ed è proprio in questo momento che comincia “Le mille facce di una medaglia”: quando diventa evidente la follia dietro quella certezza e diventa impossibile vivere nell’illusione che si erano create. Non c’è malizia in nessuno dei tre personaggi, nessuna cattiveria. Sono solo persone, ferite, tradite, abbandonate; o forse no. Che sia vero o solo un’impressione, hanno sofferto al punto da perdersi di vista. Nessuna delle tre è colpevole, nessuna è la cattiva della storia. Sono solo persone che hanno bisogno di parlare, con sé stesse e tra di loro.
“Le mille facce di una medaglia” è arricchito da personaggi sfaccettati, ognuno con la propria storia e complessità. Come hai gestito lo sviluppo dei personaggi nel corso della tua narrazione? C’è un personaggio che hai trovato particolarmente stimolante da creare?
La maggior parte dei personaggi del romanzo si porta dietro traumi, incomprensioni e problemi del passato. Lo sviluppo di tali personaggi e delle loro problematiche è spesso lento. Alcuni personaggi necessitano di più tempo di altri, devono attendere il proprio momento. Proprio per questo motivo, il libro che ho pubblicato è solo un inizio, un’introduzione: molti dei problemi che vengono esposti durante il racconto non vengono completamente sviluppati e risolti, in quanto impensabile far superare a qualcuno un trauma (più o meno grave) che si porta dietro da anni, in un periodo limitato come poco più di un mese. Lo sviluppo dei personaggi è lento e avviene sia tramite essi stessi che tramite ciò che gli altri vedono e pensano di essi; quest’ultima parte è spesso soggetta a mutamento a causa di fraintendimenti, pregiudizi, o quant’altro. Alcuni personaggi, inoltre, necessiteranno dell’aiuto di altri, per rendersi conto della propria situazione; ciò significa che verranno sviluppati veramente solo più avanti, dopo tale personaggio. Un po’ tutti i personaggi hanno un particolare che ho trovato stimolante sviluppare e, in qualche modo, ho finito con l’affezionarmi un po’ a tutti, man mano che la storia andava avanti. Dovessi pensare ad un singolo personaggio che mi abbia presa più degli altri, forse sarebbe Lola. Lola è un personaggio che non c’era nella primissima versione della storia, ma che mi è stato caro fin dal primo momento che l’ho creato. Il suo atteggiamento fintamente arrogante e spesso infantile mi ha sempre messo di buon umore, durante la scrittura, e mi sono ritrovata spesso ad immaginarmi situazioni di vita quotidiana con lei protagonista (certo mi è capitato anche con altri personaggi). Ho adorato scrivere il suo capitolo e l’ho adorato durante tutte le mie riletture (come anche per altri capitoli). Mi ritrovo molto in lei ma, allo stesso tempo, siamo molto diverse. Lola è un personaggio che vive in un mondo tutto suo, un mondo bellissimo che ho trovato molto stimolante immaginare e spero di poter sviluppare di più in futuro. A lei ho donato la mia passione per la scrittura e la mia istintiva abitudine di divagare e distrarmi in ogni momento, viaggiando con la fantasia. Ho donato una piccola parte di me a tutti i personaggi protagonisti del romanzo, ma la parte che ho donato a Lola è per me molto importante e la porto in un luogo molto profondo del mio cuore. Forse per questo è uno dei personaggi a cui penso più spesso.
Oltre a “Le mille facce di una medaglia”, hai già in mente nuovi progetti letterari per il futuro? Puoi condividere qualcosa sui temi o generi che potrebbero ispirare le tue prossime opere, oppure hai già in cantiere nuove storie da portare alla luce?
“Le mille facce di una medaglia” è un progetto molto lungo e su cui ho deciso di concentrare più tempo possibile. Pur non essendo la mia prima storia, è stata la prima a cui mi sia veramente affezionata, nonché quella che mi ha convinto a cominciare a scrivere seriamente. Detto questo, mi è capitato di cominciare altri progetti, limitandomi principalmente alla creazione di una trama di fondo, ambientazione e personaggi. Mi sono spostata più verso il genere fantasy o storico; tuttavia, sono progetti che non ho ancora cominciato a scrivere.
Grazie ad Aurora Aimino per averci svelato gli intricati dettagli di “Le mille facce di una medaglia”. Il suo romanzo ci invita a riflettere su famiglia, passato e relazioni, il tutto avvolto nell’atmosfera avvincente della moda. Invitiamo tutti voi, lettori, a esplorare questo affascinante mondo tessuto con maestria da Aurora. Un ringraziamento speciale per averci accompagnato oggi e per aver condiviso la tua passione e il tuo talento.
