Benvenuti in questa nuova intervista del nostro blog, oggi abbiamo il piacere di ospitare Antonio R. Garofalo, autore del libro “Napoli, tra bellezza e magia”. Antonio R. Garofalo è uno scrittore talentuoso e in questa intervista avremo l’opportunità di conoscere meglio l’autore e il suo lavoro, scoprendo le ispirazioni dietro la stesura del libro e alcuni retroscena interessanti.
Come è nata l’idea di creare una trama che mescola il viaggio nel tempo, le rivolte popolari, la Napoli del XVIII secolo e un caso di omicidio?
L’idea di ambientare una storia a Napoli nasce dal mio amore per la città in cui sono nato. In particolare il giallo e l’intera vicenda si sviluppano nel centro storico dove oltre ad esserci nato ho anche abitato e frequentato scuole e università. Da sempre sono un appassionato e studioso di storia. I miei studi sono sempre stati finalizzati, attraverso la ricerca di documenti e testimonianze, ad avvicinarmi il più possibile alla verità intrinseca, fuori della retorica, delle testimonianze e teorie di parte. Quale miglior modo per scoprire la verità se non quello di essere al centro dell’evento, come il reporter al centro della notizia, e quale migliore strumento di una macchina del tempo o di un viaggio a ritroso nel tempo? Tra gli accadimenti storici mi ha sempre affascinato la repubblica napoletana soprattutto perché nasce e si sviluppa in un momento storico particolare in cui Napoli rappresenta in Europa la seconda capitale dell’Illuminismo dopo Parigi. A questo primato contribuiscono personalità quali Pietro Giannone, Vincenzo Cuoco, Vincenzo Russo, Gaetano Filangieri, Mario Pagano, Antonio Genovesi, padre dell’economia sociale e titolare della prima cattedra di economia politica d’Europa, Domenico Cirillo grande medico e scienziato da recenti studi pioniere di quel settore della medicina oggi chiamato “medicina dell’ascolto” ed Eleonora De Fonseca Pimentel, nobile di origine portoghese, grande letterata, poetessa dell’Arcadia e insigne studiosa dei classici greci e latini. Nel corso dei miei studi poi ho scoperto poi che negli ultimi giorni della repubblica era stata tenuta una concitata riunione dei responsabili del Governo nel palazzo d’Atri per stabilire quali decisioni prendere mentre l’esercito sanfedista avanzava. Dal momento che ho abitato nel centro storico di Napoli proprio in via Atri, ho pensato di partire con la narrazione da tale luogo. Il caso di omicidio è un espediente per poter attraversare la città ma anche per poter avvicinare e colloquiare con alcuni dei grandi personaggi che ho citato prima, fuori dalle pagine dei libri di storia e proprio, come con dei compagni di viaggio, poter fare insieme a loro una valutazione storica sugli errori che hanno portato alla fine della repubblica nonostante i buoni propositi. L’indagine mi ha permesso altresì di mettere in luce le problematiche di alcune figure del popolo minuto che non hanno mai avuto visibilità nella storia, quali i lazzari. Far conoscere quella popolazione che si arrangiava con piccole attività illegali, mangiava quando capitava e dormiva all’aperto, quelli che in epoca recente Antonio Gramsci denominerà “sottoproletariato urbano”, individui poverissimi che hanno amato talmente la loro città da combattere contro l’esercito francese. Il termine lazzaro nasce durante la dominazione spagnola tra il cinquecento e il seicento sulla scia del libro di anonimo spagnolo intitolato “Lazzarillo de tormes” in cui il protagonista, giovane senza famiglia estremamente povero vive di espedienti nella Spagna del XVI – XVII secolo. L’ omicidio doveva essere necessariamente “eccellente”, la vittima un alto funzionario della repubblica per poter essere rilevante in un contesto storico come quello degli ultimi giorni della repubblica con rivolte popolari e omicidi quotidiani poiché un qualunque altro fatto di sangue non avrebbe allarmato il governo.
Come ha ricreato l’atmosfera e la bellezza di Napoli nel periodo finale del Settecento? Quali sono stati i suoi riferimenti principali di ricerca per rendere il contesto storico il più accurato possibile?
Ho approfondito il contesto storico attraverso i testi di Benedetto Croce e di contemporanei quali Vincenzo Cuoco, Pietro Colletta, Mario Pagano nonché con la lettura degli articoli del “Monitore Napolitano” scritti da Eleonora De Fonseca Pimentel, poi ho approfondito la parte più propriamente urbanistica con la lettura di relazioni di esperti che hanno a loro volta effettuato studi sull’assetto urbanistico del centro storico di Napoli negli ultimi anni del XVIII secolo. Il testo però che mi ha particolarmente ispirato e appassionato è stato “Nel furore della rivoluzione del 1799” di Giovanni De Lorenzo. L’autore, un privato cittadino, racconta la sua esperienza di impiegato statale regio prima, di guardia nazionale poi durante i mesi della repubblica nonché il suo vagabondare per la città, le minacce subite da gruppi di lazzari, le traversie sopportate in carcere in attesa della sorte, l’ulteriore detenzione insieme ad altri infelici nelle navi attraccate nel porto di Napoli fino all’esilio in terra francese. De Lorenzo terrà questi appunti per sé, fino a che il pronipote trovandoli cento anni dopo nel 1899 non li farà pubblicare con la prefazione di Benedetto Croce. Il suo è il racconto di un uomo qualunque che non ha furie ideologiche e che si trova a vivere eventi più grandi di lui che spesso non riesce a capire. È questa, secondo me, la testimonianza più vicina alla realtà che ho volutamente scelto come sfondo del contesto storico. Napoli come suggerisce il titolo del libro è bellezza e magia, magia quale fascino suggestivo perché racchiude in sé simile ad uno scrigno le varie epoche storiche che ha vissuto e di cui è stata protagonista. Questa magia mi ha permesso di ritrovare dentro di me la macchina del tempo per cui tante sensazioni che ho trasfuso durante la narrazione nel protagonista sono le mie sensazioni di quando torno a Napoli nel centro storico e mi lascio rapire dalla bellezza della città, dai suoi palazzi e dalle sue strade e vicoli rimasti come fermi nel tempo dando vita una fantastica macchina del tempo.
Come ha tessuto la trama gialla e come l’ha amalgamata con il contesto storico?
Il giallo ritenevo dovesse avere due caratteristiche, avere al centro della vicenda, per il contesto storico di guerra civile a bassa tensione, un omicidio di rilevanza politica per cui la vittima doveva necessariamente essere un’alta personalità repubblicana e contenere il concetto di “falsa bandiera” o “False fleg”. La falsa bandiera è uno strumento di manipolazione mediatica e quindi politica. “L’espressione nasce dalla pratica usata nelle guerre navali di issare una bandiera diversa da quella nazionale: le regole volevano, però, che si abbassasse la falsa bandiera poco prima di entrare in battaglia. Nelle operazioni “sporche” (di spionaggio) invece sventola solo e sempre la falsa bandiera. Se questa pratica riesce nessuno mai saprà la verità, ma se qualcosa va storto si scopre tutta l’operazione e sono svelati i mandanti. Infatti il momento in cui il protagonista inizia a chiarire le idee è quando una voce misteriosa mentre torna in palazzo d’Atri gli grida: “Eccellenza quello che vi fanno credere dell’omicidio Grimaldi è falso, si tratta di una falsa bandiera!”, ma la falsa bandiera può maturare solo in un contesto spionistico istituzionale quale è il Dipartimento amministrativo interno fulcro dell’attività spionistica cittadina, per cui l’omicidio doveva maturare all’interno dei questa struttura. Gli strumenti di indagine sono solo la valutazione soggettiva, la razionalità, l’intuizione e anche qualche strumento “poco ortodosso” quale il cosiddetto “saltafosso” usato dal protagonista per tendere un tranello ad uno degli indiziati. La trama del giallo è iniziata con questi presupposti poi man mano si è arricchita di personaggi, di situazioni, di sentimenti ed anche di situazioni comiche.
Può condividere con noi un momento o un avvenimento particolarmente interessante o divertente che il protagonista affronta durante il suo soggiorno nel passato di Napoli?
Ritengo siano tanti soprattutto alcuni dialoghi con i gendarmi e le gaffe in cui incorre il protagonista nonché l’incontro con i lazzari, ritengo che particolarmente interessante e divertente sia il dialogo tra il protagonista ed il conte De Majo, assistente del Principe Raimondo di Sansevero, quando il primo va al palazzo Sansevero per sapere se il conte ha scoperto come farlo tornare nel suo secolo. Nel dialogo si riscontrano due diverso approcci alla problematica esoterica, da un lato il conte si estranea dalla realtà mentre con la mente assorbita nella ricerca di quanto richiesto dal protagonista vale a dire di ritornare nel XXI secolo parla e risponde a questo con una calma quasi irritante, dall’altra il protagonista esprime tutta la sua napoletanità non accorgendosi di tramutare con le sue parole e risposte il dramma in farsa. L’intero dialogo si sviluppa appunto tra il comico e il drammatico.
C’è un messaggio che vorrebbe comunicare ai lettori attraverso questa storia singolare e coinvolgente?
I messaggi sono diversi. Il primo è incoraggiare le persone ad andare a visitare Napoli e abbandonarsi alla sua bellezza e alla sua magia, come recita il titolo del libro. Non bisogna infatti guardare semplicemente i palazzi, le chiese, i monumenti, gli spazi e le persone con l’occhio del turista “mordi e fuggi”, ma è opportuno osservare e soffermarsi con attenzione quasi estraniandosi da tutto ciò che è intorno per scoprire che su quei palazzi, in quelle strade, vicoli e persone il tempo si è fermato; solo così, abbandonandosi a questa magia si potrà agevolmente entrare in una macchina del tempo. Il secondo messaggio che ho cercato di comunicare ai lettori rappresentando vari personaggi positivi e negativi, poveri e ricchi, è che la storia è fatta da persone come noi, quindi conoscere la storia significa valutare gli errori commessi per evitarne di simili. Conoscere il passato ci aiuta a capire il presente e ad immaginare il futuro. L’ultimo messaggio è quello di usare sempre il proprio cervello e raziocinio, infatti il protagonista senza gli strumenti tecnologici del XXI secolo ma semplicemente ragionando riesce a capire e scoprire chi è l’autore del delitto. Gli strumenti tecnologici aiutano e ci agevolano ma è comunque il nostro cervello la macchina perfetta che li ha prodotti.
Le parole di Antonio R. Garofalo ci hanno permesso di approfondire i temi principali del suo libro “Napoli, tra bellezza e magia” e di questo siamo particolarmente entusiasti. Speriamo di avervi offerto, con questa intervista, dei buoni consigli per i vostri prossimi acquisti in libreria. Buona lettura e alla prossima intervista.
