Nell’articolo odierno parliamo del libro E poi viene il sole di Francesca Saveria Chindamo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autrice del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autrice e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
E poi viene il sole di Francesca Saveria Chindamo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un racconto lucido e delicato delle vicende umane di un uomo che, messo alla prova dalla vita e quasi sul punto di crollare, riesce a rigenerarsi e ritrovare il senso da dare alla sua esistenza. Roberto è uno psichiatra ancora giovane che vive in una casa di riposo nel trevigiano, lo troviamo lì in una statica routine, una vita sospesa che non gli appartiene ma che vuole autoinfliggersi come punizione. Dopo la perdita del figlio di soli 3 anni si è rinchiuso in un mondo privo di emozioni proprio per paura di essere travolto da esse. Ma una serie di circostanze lo portano a uscire dal guscio che si è faticosamente costruito e la prospettiva di essere ancora utile lo spingerà a intraprendere un viaggio. Roberto tornerà alle origini, nella sua Calabria, dove ogni cosa gli è familiare e porta con sé ricordi di un passato che non esiste più. E qui troverà anche una vita nuova.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autrice: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questo romanzo e come vengono trattati?
I temi decisivi trattati si intrecciano nel romanzo dando senso l’uno all’altro. Vi è il tema principale che è quello dell’alternarsi di vita e morte, morte e rinascita. È il sole che tramonta ma che promette sempre di tornare anche dinnanzi a dolori immani quali quello della perdita di un figlio. Filo conduttore sotteso all’intera trama è la fede, la fede in un Dio che lentamente svela il suo volto reale, un Dio visto da occhi umani come traditore con fede svanita di fronte al dolore, ma che in realtà si svela dall’amore immenso e gratuito. Un Dio che invia creature invisibili celesti a trasmettere la Sua presenza, a spronare a rinascere, creature che si nascondono negli occhi magnetici di un bimbo, in un tenero fiore, nella lettera di un sacerdote, nella voce di una dolce suora, in una pietra a forma di cuore… E poi c’è il tempo che scorre, e che, nella sua relatività, viene percepito da ciascuno in modo diverso. Un tempo che sussurra nel vento la speranza, lo Spirito divino e che oltrepassa oceani e confini spaziali e temporali, fissando in eterno ricordi del passato, o trasportando immagini e luci di astri lontani forse ormai esplosi.
Quali sono le caratteristiche fondamentali del protagonista e come si evolve nel corso del romanzo?
Il protagonista, Roberto, è un affascinante psichiatra che vive in una prima fase di vita e di professione una fede quasi meccanica, asettica, solo perché trasmessa dal padre, perché insegnata al catechismo, ma senza comprenderne il reale senso. E’ con la vicinanza di un sacerdote congolese che inizia davvero ad afferrarne il significato, a conciliare la fede stessa con la scienza, a capire che dietro questa c’è Dio. Un dolore improvviso immane sconvolge la sua esistenza e lo induce a credere di essersi illuso, di aver creduto in un Dio buono che in realtà è crudele, o che forse neanche esiste. La sua anima si inaridisce dentro una sorta di gabbia fisica e mentale in cui si rinchiude quasi nell’attesa della morte. E poi di nuovo uno spiraglio di luce fa capolino nella sua vita, ma egli lo rifiuta ostinatamente, finché i vari tasselli non si ricompongono in un puzzle che non potrà ignorare. E lentamente la sua anima rifiorisce, pronta ad accogliere e provare di nuovo amore; un nuovo dolore lo sconquassa ma una forza ora si insinua nell’anima. Il sole finalmente risorge e lui è un uomo nuovo, uno psichiatra nuovo.
Cosa lo manda in crisi e come riesce a superarla?
Due sono gli eventi che turbano la vita di Roberto. Il primo, il più doloroso è la perdita del figlio, le cui sorti restano avvolte nel mistero anche se forte è il sospetto che sia stato ucciso. L’abbandono da parte della moglie e i sensi di colpa per aver facilitato, addormentandosi su un pullman, il rapimento del bambino lo gettano in un tunnel oscuro. Egli vorrebbe solo non esistere; neanche riesce più a piangere per quanto è inaridito nei sentimenti e nella fede. Eppure quest’ultima rinasce donandogli una nuova misteriosa forza attraverso segnali sempre più chiari con cui creature celesti vengono a risvegliarlo dal torpore e condurlo da un altro bambino, che sarà il suo primo paziente dopo anni di inattività. Il successo nella terapia lo incoraggia e gli dimostra che l’aver vagato nel dolore più buio ora lo rende uno psichiatra migliore. L’allontanamento anche di questo bimbo, che tanto gli ricorda il figlio, lo fa piombare di nuovo nella sofferenza. Ma ora è comunque più forte nonostante la disperazione; una notizia inaspettata schiude le porte del suo cuore definitivamente all’amore e alla fede. A quel punto la sua storia gli appare chiara, e ne capisce il senso e la bellezza.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Definirei il mio stile scorrevole e musicale. Scrivo di getto traducendo in parole emozioni e sentimenti. I punti di riferimento principali per me sono stati due autori. Il primo è Alessandro D’Avenia e due sue opere: “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” e “Ogni storia è una storia d’amore”. Il suo stile, così raffinato, scorrevole ed elegante, si accompagna a una profonda cultura che si svela in frasi e pensieri che fondono etimologie con ragionamenti originali e sofisticati. Trovo inoltre che egli sappia meravigliosamente svelare il significato della vita e il segreto per superare lo scandalo della finitezza umana e collegarsi all’infinito. Ciò è stato per me un profondo stimolo per la stesura del mio romanzo. La seconda autrice che ha costituito un esempio per motivi similari ai precedenti, anche se con uno stile diverso, è Clarissa Pinkola Estès, in particolare l’opera “Donne che corrono coi lupi”. Nonostante quest’ultima si concentri sulla donna selvaggia fusa a una profonda psicanalisi della stessa, lo stile sagace e sofisticato, unito alla ricerca della connessione con la propria forza interiore sono stati anch’essi modello di scrittura e di costruzione di alcuni personaggi del mio libro.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
L’esperienza con il Gruppo Albatros Il Filo si rivela altamente positiva, dandomi la possibilità in diverse occasioni di descrivere l’essenza e il significato della mia opera. Inoltre riscontro un’attenta disponibilità e un’immediata risposta ad ogni mia domanda o necessità. Sin dall’inizio ho apprezzato colui che mi ha contattato la prima volta, per il tempo che mi ha dedicato, per la sua sensibilità ed empatia, e la capacità di cogliere il significato più recondito del mio libro. Inoltre ogni passaggio fino alla pubblicazione è stato svolto in modo accurato e attento.
Le interviste con Caos Film sono state davvero un’esperienza interessante e, anche se brevi, formative.
Ho intenzione di scrivere altri libri. Ne ho iniziato un altro infatti, anch’esso incentrato sulla fede in Dio e sui segni che invia per svelare la Sua presenza. Devo ancora terminare di pianificare l’intera trama nonostante il nucleo principale nella mia mente sia già chiaro.
Mi auguro di terminarlo di getto, di avere la stessa ispirazione che ho avuto per il primo e di pubblicare anche quello con il Gruppo Albatros Il Filo.

Ringraziamo l’autrice per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. E poi viene il sole di Francesca Saveria Chindamo, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, merita di essere letto con attenzione, perchè raccontando momenti difficili o drammatici dell’esistenza umana ci invita con coraggio ad affrontarli senza guardare dall’altra parte o sotterrandoli sotto il tappeto dell’indifferenza. Grazie alla perseveranza e all’onestà intellettuale con se stessi è possibile riprendere a vivere anche quando tutto sembra perduto: un messaggio fondamentale che questo testo comunica.