GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: SILUETTI – Massimo Prezzavento

Cari lettori, oggi il blog del Gruppo Albatros vi accompagna tra le strade di una Roma vibrante e inquieta, fatta di luci, ombre e silenzi interiori. Siluetti è un romanzo che parla di passaggi, di identità in divenire e di quella sottile linea che separa ciò che sentiamo da ciò che cerchiamo di razionalizzare. Attraverso la storia di Alex, Massimo Prezzavento ci invita a entrare nella complessità della mente giovane, sospesa tra desiderio, paura e bisogno di trovare un posto nel mondo. Con uno stile fluido e profondamente introspettivo, l’autore dà voce a una generazione che si interroga, cade e prova a rialzarsi. Abbiamo incontrato Massimo per farci raccontare il suo percorso e l’universo emotivo che anima Siluetti.

Siluetti nasce come progetto cinematografico: cosa ti ha spinto a trasformarlo in un romanzo e come è cambiato il tuo modo di raccontare la storia?

Ho iniziato la trasposizione dalla sceneggiatura al romanzo circa sei mesi dopo aver concluso il copione. In quel periodo avevo provato a presentare il progetto ad alcuni addetti ai lavori che avevo avuto la fortuna di conoscere negli anni trascorsi a Roma. All’epoca avevo vent’anni e mi resi presto conto che realizzare un lungometraggio a quell’età, soprattutto con il livello di qualità e di autonomia che desideravo, era, ed è tuttora, quasi un’utopia. Durante l’inverno, complice anche la riscoperta della lettura e dei romanzi grazie ai pacchi di libri che mia madre mi spediva dal Veneto a Roma, ho deciso di riprendere in mano quel progetto come una vera e propria sfida. Il modo di raccontare la storia non è cambiato, ho voluto mantenere anche nel romanzo un’atmosfera fortemente cinematografica, sia come sperimentazione sia per rendere il manoscritto ancora più mio. La trasformazione del copione in romanzo mi ha inoltre permesso di ampliare e migliorare una storia che credevo già conclusa, e il risultato finale mi ha lasciato ancora più soddisfatto.

Alex vive un costante conflitto tra razionalità ed emozione: quanto c’è di autobiografico in questo personaggio e quanto invece appartiene all’esperienza collettiva dei giovani di oggi?

In Alex c’è molto di autobiografico, se non tutto, sicuramente una parte importante. Tuttavia, il mio obiettivo è sempre stato quello di comunicare con i giovani di oggi. Per questo, una volta completato il manoscritto, ho smesso di pensare al racconto come a qualcosa di strettamente personale, la mia esperienza diventa solo un mezzo per raccontare qualcosa di più universale, che in qualche modo spero possa appartenere a tutti.

Roma è più di uno sfondo: che ruolo ha la città nella costruzione dell’atmosfera e nel percorso interiore dei personaggi?

Roma è la città in cui ho desiderato vivere fin da quando avevo quindici anni, e a diciotto mi ci sono trasferito senza pensarci due volte. È per me una fonte di ispirazione naturale e la scelta più immediata quando penso all’ambientazione di un progetto. Le sue caratteristiche, il suo ritmo e la sua complessità finiscono inevitabilmente per influenzare la personalità e le sfumature dei personaggi che si muovono al suo interno.

I personaggi di Amelia, Giammi e Linda rappresentano poli emotivi diversi nella vita di Alex: come li hai costruiti e cosa simboleggiano per te?

I tre personaggi principali rappresentano un insieme di persone che ho incontrato nel corso della mia vita. Amelia incarna quella ragazza che può essere solo un’amica, un legame così profondo e sincero da non lasciare spazio all’attrazione fisica. Giammi è la valvola di sfogo, la semplicità e la spensieratezza, elementi fondamentali nel caos di pensieri intensi e spesso pesanti che caratterizzano la nostra quotidianità. Linda, invece, è forse l’unica figura nata senza un riferimento diretto a qualcuno che ho conosciuto personalmente, rappresenta l’illusione della perfezione.

Siluetti affronta il tema delle paure e del dolore come passaggi verso una nuova consapevolezza: quale messaggio speri arrivi al lettore al termine del romanzo?

Al lettore spero arrivi soprattutto un messaggio legato al potere che le nostre paure esercitano sulla vita. Paure che, se ascoltate eccessivamente, possono compromettere intere fasi del nostro percorso. L’esasperazione di questo concetto all’interno del romanzo vuole essere quasi una denuncia, un invito a riconoscerle e a ridimensionarle.

Ringraziamo Massimo Prezzavento per aver condiviso con noi il dietro le quinte di Siluetti, un’opera che parla con delicatezza e sincerità alle inquietudini di una generazione in cerca di equilibrio. Un romanzo che non offre risposte facili, ma invita a riconoscere le proprie ombre e ad ascoltarle, perché anche da esse può nascere una nuova forma di luce. A voi lettori il piacere di immergervi in queste pagine e di ritrovare, tra le righe, frammenti delle vostre stesse emozioni.

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