Cari lettori, oggi vi accompagniamo dietro le quinte di una storia dove nulla è esattamente come sembra e dove il confine tra ciò che è scritto e ciò che si prova diventa sempre più sottile. Scripted Hearts è un romanzo che parla di sentimenti che nascono quasi in sordina, di emozioni trattenute e di consapevolezze che emergono lentamente, come luci soffuse su un set cinematografico. Maria Concetta Cavallaro ci conduce con delicatezza e profondità nel mondo di Lacey e Christopher, due professionisti abituati al controllo, che si ritrovano improvvisamente a fare i conti con un’attrazione inattesa mentre interpretano Lyzzie e Justin. Tra finzione e realtà, l’autrice esplora l’amore nella sua forma più autentica e complessa: quello che spaventa, che mette in discussione, ma che apre anche alla possibilità di un futuro condiviso. In questa intervista abbiamo chiesto all’autrice di raccontarci la genesi di Scripted Hearts, il lavoro emotivo dietro ai personaggi e il significato più profondo di una storia che invita il lettore a riconoscersi, senza forzature, nelle fragilità dell’amore.
Scripted Hearts gioca costantemente sul confine tra finzione e realtà: come è nata l’idea di ambientare una storia d’amore all’interno di un set cinematografico?
L’idea è nata da una riflessione molto semplice, quasi istintiva: quante volte, nella vita, recitiamo anche noi? Un set cinematografico mi è sembrato il luogo più onesto possibile per raccontare questa contraddizione. Tutto lì è dichiaratamente finto, eppure è proprio in quello spazio che possono nascere emozioni autentiche. Mi interessava raccontare due persone che si nascondono dietro ruoli, copioni e battute scritte da altri, e che proprio lì, dove dovrebbero fingere, si ritrovano a sentire davvero. Il set diventa una sorta di rifugio e allo stesso tempo una trappola, un luogo in cui è facile confondersi ma impossibile mentire fino in fondo a sé stessi.
Lacey e Christopher sono personaggi emotivamente cauti, quasi trattenuti. Quanto è stato importante per te raccontare la difficoltà di verbalizzare i sentimenti?
È stato fondamentale, anche perché è una difficoltà che conosco bene. Non volevo personaggi che sapessero sempre cosa dire al momento giusto. Lacey e Christopher sentono molto, ma hanno imparato a proteggersi, a misurare le parole, a restare in silenzio quando parlare significherebbe esporsi troppo. Raccontare questa fatica, questi blocchi emotivi, mi sembrava più sincero che costruire dialoghi perfetti. A volte l’amore passa proprio da ciò che non si riesce a dire, da uno sguardo che dura un secondo di troppo, da una frase che resta sospesa.
Nel romanzo l’amore non viene idealizzato, ma mostrato nelle sue sfumature più complesse e talvolta contraddittorie. Che idea di amore volevi trasmettere al lettore?
Volevo raccontare un amore che non salva, ma accompagna. Un sentimento che non cancella le paure, ma le rende visibili. Per me l’amore è spesso fatto di contrasti: desiderio di vicinanza e bisogno di distanza, voglia di restare e paura di perdersi. In Scripted Hearts l’amore non è una soluzione, è una scelta che va rinnovata, anche quando fa paura. È imperfetto, a volte scomodo, ma proprio per questo reale.
La possibilità di “ritirata”, di scegliere strade alternative, è sempre presente nella storia. Quanto conta per te la libertà emotiva dei personaggi all’interno di una relazione?
Conta più di tutto. Ho sempre creduto che l’amore abbia valore solo se resta una scelta, non un obbligo. Volevo che Lacey e Christopher sapessero di poter andare via, di poter scegliere altro, e che proprio per questo la loro decisione di restare avesse un peso reale. La libertà emotiva è ciò che rende un legame sano: sapere che l’altro resta non perché deve, ma perché vuole, nonostante tutto.
Lo stile di Scripted Hearts è fluido e molto visivo, quasi pittorico. Quanto lavorìo c’è stato sulla scrittura per rendere l’esperienza di lettura così immersiva?
C’è stato un lavoro lento, quasi meditativo. Ho scritto immaginando le scene come se le stessi guardando, più che raccontando. Mi interessavano i dettagli, la luce, i silenzi, quello che accade tra una battuta e l’altra. Ho cercato di togliere più che aggiungere, di lasciare spazio al lettore perché potesse sentire, non solo capire. Volevo che Scripted Hearts fosse un’esperienza emotiva prima ancora che una storia, qualcosa che si potesse quasi toccare.
Ringraziamo Maria Concetta Cavallaro per aver condiviso con noi il cuore pulsante di Scripted Hearts, un romanzo che parla di sentimenti che crescono lentamente, di silenzi carichi di significato e di scelte che definiscono chi siamo davvero. Cari lettori, se amate le storie in cui l’amore non è mai scontato, ma nasce dall’ascolto, dall’attesa e dalla vulnerabilità, Scripted Hearts saprà conquistarvi pagina dopo pagina, lasciandovi addosso il colore intenso delle emozioni autentiche.
