Bentrovati cari amici del blog! Oggi abbiamo con noi Andrea Bellone, che con il suo romanzo Il giusto momento, ci guida attraverso una storia intensa e profondamente umana, in cui le certezze di una vita ben costruita vengono scosse da una rivelazione inaspettata. Il protagonista, Archi, si ritrova padre di una figlia mai conosciuta, Eugenia, e nel cercare di recuperare il tempo perduto si scontra con una realtà difficile, fatta di dolore, relazioni tossiche e scelte dolorose. Con una scrittura diretta e coinvolgente, Andrea Bellone esplora le dinamiche familiari, il coraggio dell’amore genitoriale e il valore della responsabilità. In questa intervista, l’autore ci accompagna dietro le quinte del romanzo, condividendo riflessioni e ispirazioni che hanno dato vita alla sua opera.
Il giusto momento racconta una vicenda toccante e molto attuale. Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia e da dove nasce l’idea del personaggio di Archi?
Sicuramente la mia attività di medico ospedaliero in Pronto Soccorso ha giocato un ruolo fondamentale. Trovarmi spesso a contatto con la realtà vissuta da centinaia di donne vittime di soprusi di ogni genere che si presentavano in sala visita, alla fine di un percorso di violenza e finalmente disposte a denunciare e ad uscire da una spirale perversa di cattiveria gratuita, è stato scioccante e nello stesso tempo motivo di grandi riflessioni per me uomo, marito e padre di due figlie. Archi è un po’ il mio alter-ego, un uomo che cerca disperatamente di capire e agire, pieno di contraddizioni ma disposto a mettersi in gioco e capace di gesti coraggiosi.
Il romanzo affronta con grande sensibilità il tema della violenza psicologica nelle relazioni. Quanto è stato difficile trattare un argomento così delicato?
Difficilissimo parlare di un tema che riguarda le donne da un punto di vista maschile, soprattutto riconoscere i fattori che accomunano moltissimi uomini più o meno violenti come quello del narcisismo patologico intriso di un bisogno ossessivo di controllo che sfocia inevitabilmente, nel migliore dei casi, in un atteggiamento prevaricante.
Eugenia rappresenta una figura complessa e fragile al tempo stesso. Come hai lavorato alla costruzione di questo personaggio?
Eugenia è la sintesi delle mie figlie ma potrebbe anche essere una qualsiasi donna di 25-30 anni che inizia una relazione con un uomo. Nel libro ho cercato di mostrare come è facile in alcuni momenti della vita, in virtù di fragilità, peraltro normalissime, cadere vittima di uomini incapaci di amore ma propensi ad esercitare un dominio facendo leva sulle debolezze altrui. Ho cercato di descrivere un’Eugenia vittima di un uomo violento raccontando tutte le fasi della violenza di genere. Dapprima la violenza psicologica con la progressiva svalutazione (non vali niente…), poi l’isolamento sociale (Eugenia si allontana dai genitori e dagli amici), poi il ricatto economico (Eugenia si licenzia) ed infine la violenza fisica sempre più grave (Eugenia finisce in Ospedale con un polmone “bucato”). Ho raccontato che l’escalation della violenza segue sempre quel rituale che, se non interrotto, rischia di sfociare nel peggio del peggio.
Nella storia emerge forte il legame tra genitori e figli, e il senso di responsabilità che ne deriva. Cosa ti premeva comunicare al lettore attraverso questo aspetto?
Intanto testimoniare l’amore per i figli, la necessità primaria di saper ascoltare i figli, dedicando tempo utile e proficuo, non tanto quanto ma come. Mi hanno interessato principalmente due cose: 1) non lasciare mai che si possa interrompere un canale di comunicazione. Anche se flebile va tenuto vivo il legame fra genitore e figli, 2) Esiste il momento giusto in cui bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. Non è mancanza di rispetto o, peggio, non è una violazione dell’autonomia della figlia, avere il coraggio di intervenire e dire basta …questo confine non si può superare…
Hai già pubblicato opere sia in ambito medico che narrativo. Qual è per te il ruolo della scrittura nella tua vita e nei tuoi percorsi professionali?
Tutte le mie scritture hanno origine dal bisogno di raccontare storie che, dal mio punto di vista, stimolino pensieri, riflessioni e possano anche appassionare. In tutte le storie c’è molta realtà, c’è la vita dell’ospedale, dei medici e degli infermieri, delle relazioni fra le persone, le paure e le difficoltà. C’è la parte più giocosa e felice della mia infanzia fatta di una “compagnia” di amici fraterni con cui sperimentare tutto e di più fino al limite…, c’è l’esperienza di un genitore che incontra una figlia adulta e si reinventa un nuovo rapporto in cui l’amore assoluto diventa il motore delle azioni. La scrittura è una passione tardiva che occupa molto del mio tempo e mi regala momenti di vero piacere. Spero di continuare migliorando di volta in volta la mia capacità di scrivere.
Ringraziamo Andrea Bellone per aver condiviso con noi il cuore pulsante del suo romanzo Il giusto momento, un’opera che parla di famiglia, scelte difficili e amore incondizionato. Un invito alla riflessione e al coraggio, capace di toccare corde profonde in ogni persona. A voi, cari amici, buona lettura!
