Mario Catania è un autore che da molti anni porta avanti con costanza e dedizione il suo percorso letterario all’interno del catalogo del Gruppo Albatros Il Filo. Con una produzione prolifica e variegata, ha pubblicato numerosi titoli che spaziano tra generi diversi, affrontando tematiche complesse e spesso provocatorie. Il suo nuovo romanzo, A nudo. La verità – Esiste la vita eterna?, conferma ancora una volta la sua capacità di esplorare le profondità dell’animo umano, intrecciando eros, potere, vulnerabilità e tensione emotiva. In questa intervista, parliamo con l’autore dell’opera e del suo continuo desiderio di interrogare la realtà attraverso la scrittura.
Il titolo del suo romanzo – “A nudo. La verità – Esiste la vita eterna?” – è provocatorio e diretto: da dove nasce questa scelta e quale significato vuole trasmettere?
Questa è la mia seconda esperienza nel genere che potremmo definire “Thriller erotico” anche se sono evidenti aspetti noir. Il titolo, col riferimento al nudo presente anche nella prima di copertina, vuole proprio riportare a questo aspetto del lavoro, dove ho scelto di raccontare, non celati, gli aspetti più intimi della vita dei protagonisti. Il riferimento alla ricerca della “vita eterna” riguarda il secondo aspetto della trama quello in cui un gruppo di scienziati viene isolato per cercare una cura contro il cancro…tema a me caro avendo perso mia moglie per tumore nel novembre scorso a soli cinquant’anni.
Nel libro, eros e potere si intrecciano in un gioco psicologico complesso. Come ha costruito la relazione tra Pietro e Gianna e quali aspetti della loro dinamica le interessava maggiormente indagare?
Eros e potere…mentale…sì intrecciano nel rapporto tra due personaggi, i quali vivono il sesso in maniera estrema quasi a livello di possessione reciproca. Ma credo proprio che sia il bello e il plus valore nel loro rapporto…quello di non conoscere la noia sessuale che, purtroppo, spesso porta allo spegnimento dei rapporti e alla ricerca di altro. Gianna e Pietro vivono anche la loro bisessualità all’interno della relazione e qui mi soffermo a riflettere sulla convinzione che la bisessualità sia assolutamente normale e non vada vissuta come tabù.
La fragilità maschile, spesso taciuta o stereotipata, è centrale nel personaggio di Pietro. Quanto è importante oggi, secondo lei, parlarne apertamente nella narrativa?
Mi rifaccio alla domanda precedente. Io credo che la fragilità sia tanto maschile quanto femminile. La fragilità porta all’insicurezza, l’insicurezza porta alla ricerca di conferme, la ricerca di conferme porta al tradimento. Ecco perché credo che costruire dei personaggi con una sessualità complice e libera anche se estrema possa rappresentare il modo per superare la noia in un rapporto di coppia. Parlare apertamente di eros, sesso e sessualità credo sia importantissimo in questo momento storico dove, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, tutto è diventato più tabù, appunto… limitato da quel comune senso del pudore che sta sfociando, a volte, addirittura nel negare la normalità.
La narrazione sembra suggerire che la verità, per quanto scomoda, sia una forma di liberazione. Che ruolo gioca, nella sua visione, l’onestà emotiva all’interno delle relazioni umane?
Io credo fermamente che la verità rappresenti la più profonda forma di libertà e, dunque, di liberazione. Liberazione dal dover indossare quelle maschere tra il pirandelliano e il trilussiano che, spesso, tutti noi indossiamo. Da “gemelli” penso di essere molto “emotivamente onesto” e questo può essere un bene – nella sincerità – e un male – nell’emotività appunto. Emotività e onestà, tuttavia, non sempre coincidono anzi, molto spesso, la prima offusca la seconda facendo dire o fare cose delle quali poi ci si può pentire. A quel punto, credo, si debba essere intellettualmente onesti nel chiedere scusa perché sbagliare è umano.
Nel corso della sua carriera ha affrontato temi diversi, dalla cronaca nera alla riflessione esistenziale. In che modo questo libro rappresenta una continuità o una rottura con i suoi lavori precedenti?
Mi sono, da sempre, cimentato nel genere che l’amico John Irving ha definito “a metà tra il thriller e il noir” e, in questo “A nudo. La verità” non fa eccezione. Dal mio undicesimo romanzo poi – 1945. Il labirinto della perversione – mi sono avvicinato al genere erotico, aggiungendo alla vicenda thriller-noir la descrizione della vita intima dei personaggi. Vedo, dunque, continuità nel mio lavoro anche se, in questo dodicesimo, esiste un forte spartiacque legato alla morte di una persona a me molto cara e riguardante il cuore della storia… la ricerca di una cura contro il cancro. Solo recentemente ho letto che un gruppo di scienziati coreani potrebbe avere individuato un gene in grado di riconoscere le cellule cancerogene, inserirsi tra di esse e distruggerle: sono rimasto basito perché nel mio racconto ho immaginato, appunto, che venisse trovata una cura inserendo il gene della progeria all’interno delle cellule malate.. La fantasia sì è avvicinata alla realtà o viceversa.
Attraverso A nudo. La verità – Esiste la vita eterna?, Mario Catania ci invita a mettere in discussione le nostre certezze e ad accogliere il dubbio come parte integrante del vivere. La sua scrittura, mai banale e sempre pungente, continua a lasciare un’impronta forte e riconoscibile nel panorama letterario contemporaneo. Ringraziamo l’autore per aver condiviso con noi riflessioni così intime e profonde, e per averci accompagnato in questo intenso viaggio dentro l’animo umano. Buona lettura!
