Nel suo romanzo Una farfalla di città, Salvatore Stancampiano Pizzo ci conduce per le strade della Capitale attraverso gli occhi di Antonio, protagonista e narratore, che rimane affascinato dalla misteriosa e carismatica Rosa. La “farfalla di città” si muove leggera tra i vicoli romani, trasformando la quotidianità in poesia e intrecciando la propria esistenza con quella del protagonista in un racconto che unisce romanticismo, modernità e un pizzico di mistero. Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autore per scoprire di più su questa storia e sul processo creativo che l’ha portata alla luce.
Rosa è un personaggio affascinante e complesso: come è nata l’idea di questa “farfalla di città” e quali elementi della sua personalità rispecchiano la sua visione della vita?
Nella vita si incontrano spesso persone che senza un motivo, un legame di sangue o affettivo di lunga data, e aggiungo senza una spiegazione logica, decidono di affiancarci nella vita, posandosi come delle farfalle sulla nostra spalla per supportarci. E spesso questo capita in momenti bui della nostra vita, caratterizzati da una malattia o una delusione. Rosa è proprio così, farfalla nell’anima tanto gentile con gli altri quanto leggera nell’entrare nella vita di un lui appena conosciuto. A me è capitato in passato, e ora dopo tanto posso anche dirlo, un amore giovanile prematuramente scomparso, con il potere di donarmi serenità che in quel momento non avevo. Era un periodo di stress per gli esami universitari e a casa c’era qualche incomprensione, ma bastava una sua mano sul cuore o sulla fronte per calmarmi. Poi lei diceva anche “scriverai cose belle che tutti potranno sentire come fossero loro”. Rosa è la sua reincarnazione, anche se, nella realtà aveva un altro nome, cosicché il personaggio reale rivive in quello letterario. Mi diceva anche “scrivi leggero come una farfalla, riuscendo a trattare con leggerezza, argomenti forti”…Un po’ come quando si usa la poesia per rappresentare in metafora cose reali. Una visione della vita quindi altruista, romantica e passionale ma anche dedicata completamente all’altro…come quando si diventa genitore, ecco perché il romanzo è dedicato a mia figlia…
Roma, con la sua atmosfera caotica ma accogliente, è quasi un personaggio a sé nel romanzo. Quali aspetti della città ha voluto esaltare nella sua narrazione?
Roma ha un fascino unico che unisce posti piacevoli da visitare (goderecci e mondani perfino), un’atmosfera accogliente che invoglia a rimanere (per le persone aperte e pronte ad aiutarti, con la chiesa che diffonde anche i principi di tale accoglienza) e un’aria misteriosa che attira (ogni angolo o anfratto ha una sua storia, leggenda o piccolo segreto). Ognuno di questi 3 aspetti è esaltato nel romanzo ma ho dato maggior rilievo al mistero collegato alla vita di una persona, la mamma di Rosa. Non posso dire quale sia il segreto che nasconde ma posso dire che Antonio insieme a Rosa fanno di tutto per scoprirlo, ripercorrendo un passato con una tragedia, visitando un posto segreto, entrando in una casa “strana”, gestendo una chiave particolare, e girando parte dalla città dove ci possono essere tracce utili…insomma un vero mistero tutto da scoprire!
Il suo stile mescola poesia e prosa con naturalezza, creando un ritmo narrativo avvolgente. Quanto è importante per lei la componente poetica nella scrittura?
Banalmente potrei dire moltissimo. Ma vado a spiegare. Io nasco poeta, nel senso che una professoressa di italiano in passato e di recente qualche collegamento sul social che fa di mestiere lo scrittore, mi hanno esortato a scrivere poesie, perché a loro dire ero tecnicamente bravo… E ora lo faccio ovunque…in giro è facile trovarmi che scatto foto e con qualche “App” di scrittura metto giù qualche rima e frase particolare…Ecco, ho iniziato proprio così, ossia pubblicando sui social poesie associate a foto e pare che l’abbinamento con la poesia sia un’accoppiata che sta piacendo. Su un profilo social dedicato al lavoro avevo pochi collegamenti, mi pare 200 ma, da quando ho deciso di pubblicare un manifesto della poesia (vedi film l’attimo fuggente, il discorso di Robin Williams) e partire con una poesia pubblicata a settimana, beh dopo 2 anni ho aumentato di 60 volte circa i collegamenti! Questo perché le persone, che sono anime viaggianti, indipendentemente da cosa fanno e che studi han seguito, hanno fame di poesia, di romanticismo, di gentilezza e tutte quelle caratteristiche che danno loro una ragione per vivere. Ma da lì ho fatto un ulteriore passo in avanti. Ero desideroso di raccontare la mia vita e quello che avevo vissuto, direttamente e non, anche perché ero sì tecnicamente bravo a scrivere dai tempi dell’università ma non avevo contenuti. Con gli anni i contenuti si sono presentati ma avevo il dubbio di come raccontarli in un romanzo senza abbandonare la poesia che per me continua ad essere una vera medicina…Allora ecco l’idea: riportare delle poesie nel corpo del romanzo unendo poesia e prosa. Sia in “Una farfalla di città” sia nel primo romanzo “un’emozione inaspettata (dopo una richiesta di collegamento)”, qualcuno dei protagonisti, uomo o donna che sia, scrive o legge poesie che spiegano parte della storia…non so se il genere può piacere a tutti ma si scrive per far star bene se stessi no? Magari resterà una nicchia nel panorama letterario e io rimarrò sempre contento di aver fatto ciò che sentivo nelle mie corde, perché non riesco a concepire l’emozione senza poesia…
Antonio e Rosa instaurano un legame basato sulla curiosità reciproca e sull’autenticità. Pensa che oggi sia ancora possibile vivere incontri così spontanei e profondi nelle metropoli moderne?
Si senza dubbio. Vedete, io sono convinto di una cosa. Nelle metropoli di oggi si è costretti ad andare, per necessità o divertimento. Lì ognuno di noi incontrerà delle persone con cui dovrà costruire dei rapporti forzati (per esempio a lavoro) e altre persone con cui scatta qualcosa di spontaneo, come se avessero un qualcosa che attrae. Può essere qualsiasi cosa, da uno sguardo ad una camminata, una voce particolare o semplicemente un gesto semplice (raccogliere qualcosa caduto ad altri). Con queste ultime si instaura un legame speciale a cui non riesci nascondere nulla, si è veri e profondi senza riserbo, si è insomma davvero se stessi, aprendosi all’altro. È quello che succede ad Antonio con Rosa o il papà di questa con la compagna, sebbene lei sia…Vabbè’ non fatemi dire troppi dettagli del romanzo! Una cosa però posso dirla: Antonio, si innamora e non lo sa o, meglio, non lo realizza fino a quando quei famosi 10 giorni stanno per finire e si ritrova costretto a tornare alla sua vita di tutti i giorni, ma quella non era vita, ma sopravvivenza. La vita, quella autentica che ti dà un motivo per alzarti la mattina e andare avanti fino alla sera, era Rosa…
Quali sono stati i principali spunti o esperienze personali che hanno influenzato la stesura di Una farfalla di città?
L’amore e la passione per qualcuno, senza dimenticare la sofferenza sentita con l’abbandono di certe persone che mi hanno dato molto e molto hanno fatto per me ma che purtroppo, hanno lasciato questa terra troppo presto. Penso a quell’amore giovanile, di cui io non seppi nulla della sua malattia, celata per non farmi preoccupare…”Devi essere sereno e libero di concentrarti sugli esami!”, diceva…Meraviglioso esempio di altruismo ed empatia, tanto che nel primo romanzo racconto di lei e ne costruisco un profilo da musa ispiratrice cui ancora oggi dedico poesie. Insomma, Orfeo ci deve provare sempre no? Penso poi a mio padre, una persona silenziosa che si è sempre alzata presto alla mattina per ritornare tardi la sera, solo per assicurare a me e mia mamma tutto quello che ci serviva, sacrificandosi a volte anche sotto un Sole cocente per coltivare il terreno. Penso anche a qualche angelo che mi ha aiutato in un flash di vita vissuto. Ricordo infatti una volta, alla visita di leva dei 18 anni, avevo fatto praticamente 6 ore in piedi tra visite e controlli ed erano le 14 quando stavo morendo di fame, ma non avevo soldi in tasca ed essendo in piedi dalle 6 stavo quasi per svenire, allora ecco un’anima gentile, un altro ragazzo lì per la visita, che mi si avvicina e mi dona un panino e una bibita, senza che glielo avessi chiesto! Non scorderò mai quel gesto, perché rimangono i piccoli gesti che fanno grandi le persone. Anzi li fanno immensi, gli mettono quasi le ali, come alle farfalle…
Ringraziamo Salvatore Stancampiano Pizzo per aver condiviso con noi i retroscena di Una farfalla di città e per averci fatto immergere nelle suggestioni della sua scrittura. Il suo romanzo ci ricorda quanto sia importante lasciarsi trasportare dalle emozioni, osservare la bellezza della vita quotidiana e vivere ogni incontro con apertura e curiosità. Per chi desidera scoprire la storia di Rosa e Antonio, il libro è disponibile presso il Gruppo Albatros. Non perdete l’occasione di lasciarvi incantare dalle pagine di questo affascinante romanzo!

Più bella cosa non c’è…belle emozioni, meraviglioso autore… Salvatore Stancampiano 🍀Bravissimo, Grazie di esistere🌷🌷🌸
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