GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: I riflessi della montagna parlano di me – Katia Voltolina

Un passo dopo l’altro, con fatica e determinazione, si arriva in cima. La montagna regala panorami che mozzano il fiato e salite che spezzano il respiro. Ma non c’è gioia più grande del conquistare una vetta. È una forza misteriosa quella che spinge a salire, a sfidare se stessi, un irresistibile richiamo ancestrale. Katia Voltolina conosce bene questa sensazione e l’ha raccontata nel suo libro I riflessi della montagna parlano di me. Un’opera che non solo descrive il rapporto profondo con la natura e l’emozione della scalata, ma che invita a una riflessione più ampia sul viaggio interiore che ogni avventura può rappresentare. Oggi abbiamo il piacere di intervistarla per conoscere meglio la sua storia e il suo legame con la montagna.

Il tuo libro trasmette un forte senso di connessione con la montagna. Quando e come è nato questo amore per le alte vette?

Si, una connessione che sento di avere da sempre in realtà, sin da quando era bambina. Sono nata in un paese di mare, a Chioggia per l’esattezza, in provincia di Venezia, dove la laguna la fa da padrona; le vacanze, le ferie erano pensate per andare in montagna. E già allora sentivo una forte connessione osservandole. È come se in qualche modo fossero sempre state lì per me; quindi, non vi è un momento nello specifico. In questi anni dove ho modo di frequentarle molto di più è stata non tanto una scoperta ma una riscoperta di quello che sentivo appartenermi di più.

La montagna è spesso vista come una sfida, un percorso che richiede resistenza e determinazione. Qual è stata l’esperienza più significativa che hai vissuto durante un’escursione?

Esperienze ce ne sono molte, perché soffro di vertigini e succede che alcuni percorsi apparentemente facili per alcuni rappresentino per me una sfida. Quella che mi sta più a cuore in realtà è l’ascesa al Monte Pavione che sia chiaro, non sono un alpinista, non faccio ferrate o altro. Amo camminare in montagna e alcuni passaggi più stretti e con dirupi mi mettono a disagio. Tuttavia, cerco di superare quel momento. E quando poi concentrandomi solo sui miei passi riesco ad avanzare… allora quella è l’esperienza più significativa perché ho modo di lavorare costantemente su me stessa. Se parliamo di esperienza legata al raggiungimento di una cima, come citavo poco fa, il Monte Pavione raggiunto insieme a due cari amici e il ritorno al Rifugio Pradidali è indimenticabile. Anni addietro ho dovuto rinunciarci pe via delle mie vertigini, ma poi ho raggiunto l’obiettivo l’anno scorso seguendo un’altra via con tratti attrezzati per me significativi.

Nel tuo libro parli anche degli incontri con gli animali selvatici e delle emozioni che suscitano. C’è un episodio particolare che ti è rimasto nel cuore?

Ce ne sono molti di incontri: volpi, cervi, caprioli e faine. Ma quello che ho nel cuore e ‘l’incontro con il lupo. Inizialmente da lontano sembrava una volpe… poi abbiamo capito che si trattava di un lupo e osservarlo nel suo habitat è stato un bel regalo che la montagna mi ha offerto.

Hai viaggiato in molte parti del mondo, dalla Cina all’India. In che modo queste esperienze hanno influenzato il tuo modo di vivere e raccontare la montagna?

È vero, ho viaggiato molto, sono sempre stata in fondo un’esploratrice. Mi piace conoscere e imparare, ma ciò che mi resta maggiormente dei viaggi all’estero è il rispetto per le culture e le usanze che ho avuto modo di apprezzare. Per cui per rispondere a questa domanda direi che han fatto si che il mio approccio alla montagna fosse il più rispettoso possibile. Dal capire quando è necessario indietreggiare, alla pulizia nei sentieri, all’osservare gli animali a distanza senza disturbarli… e anche all’ascolto delle varie storie e usanze della comunità.

I riflessi della montagna parlano di me è il tuo primo libro. Pensi che la scrittura possa diventare un altro grande viaggio per te? Hai già in mente nuovi progetti editoriali?

Si, ho sempre amato scrivere, sin da adolescente tenevo un diario dove annotavo i momenti che ritenevo importanti. Oppure di getto scrivevo pensieri o poesie. Ho sempre dato un gran peso alle parole. Se poi vengono messe nero su bianco, diviene per me un immortalare quel momento e quello stato d’animo; e attraverso questo, ammirare anche come cambiamo ed evolviamo nel corso della nostra esistenza. Per quanto riguarda nuovi progetti ci sto pensando. Ho un paio di idee, ma devo aspettare il momento giusto, ovvero quando senza troppi pensieri la mano inizierà a scrivere seguendo il flusso di pensieri che arrivano dal cuore.

Grazie, Katia, per averci raccontato il tuo straordinario rapporto con la montagna e per aver condiviso con noi le emozioni che hanno dato vita a questo libro. I riflessi della montagna parlano di me è un’opera che invita il lettore a lasciarsi trasportare dal fascino della natura e dall’introspezione che ogni salita porta con sé. Auguriamo a Katia Voltolina un grande successo e tante nuove avventure, tra sentieri e parole.

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