GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: L’unica verità – Gianluca Addeo

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros, dove diamo voce agli autori che ci accompagnano in viaggi straordinari attraverso le pagine dei loro libri. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Gianluca Addeo, autore de L’unica verità, un thriller che tiene con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Al centro della narrazione troviamo Galand Harrison, un uomo intrappolato in una rete di eventi drammatici che mettono a nudo i lati più oscuri della vita e dell’animo umano. Tra indagini avvincenti, relazioni intricate e colpi di scena, L’unica verità ci invita a riflettere su quanto sia sottile il confine tra ciò che appare e ciò che è realmente.

L’unica verità è un thriller complesso e avvincente. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia e a creare il personaggio di Galand Harrison?

L’ispirazione nasce dalla mia passione per la narrativa gialla/thriller, sia in libreria che al cinema. Scrivere una storia tutta mia che potesse attrarre l’attenzione del lettore, ha sempre rappresentato un obiettivo da raggiungere. Il personaggio principale, Galand Harrison, sotto l’aspetto umano nasce fondamentalmente da esperienze di vita vissuta da parte dell’autore, di conseguenza è piuttosto introspettivo da questo punto di vista, ma ho preso spunto anche dal vissuto interiore di altre persone che ho avuto modo di conoscere durante il mio percorso.

Il tema della maschera e della doppia faccia dell’individuo è centrale nel romanzo. Quanto è importante per te esplorare queste sfumature dell’animo umano?

L’animo umano spesso è un luogo inesplorato. Ci sono tante persone che non sono scese abbastanza in profondità e di conseguenza non hanno una piena conoscenza nemmeno di se stessi. La conoscenza con se stessi, spesso avviene in momenti di estrema difficoltà, dove tutto sembra crollare repentinamente. Se riesci a guardarti e soprattutto vederti, puoi trovare un’ancora di salvataggio ed evitare il naufragio. Questo è un tema centrale del mio romanzo. Intorno ad un crimine pesante come il femminicidio, ruota la vita di una persona, dalla quale ho cercato di tirar fuori gli aspetti più profondi e sensibili dell’animo umano. Ogni essere umano, in quanto tale, durante il suo viaggio in vita, dovrà fare i conti con le proprie paure, le proprie insicurezze. E soltanto scavando dentro sé, potrà trovare la strada e le proprie certezze. La strada è rappresentata dal coraggio, quello di non mollare, quello di credere in sé stessi, quello della fiducia riposta nella giustizia, nell’incontro di altre anime che hanno affrontato lo stesso percorso. Chi riesce a risalire, avrà creato intorno a sé una corazza che lo renderà più forte.

Le dinamiche familiari tra Galand e le sue figlie aggiungono un tocco di umanità alla trama. Come hai lavorato per integrare questi elementi emotivi all’interno di un thriller così intenso?

Sono un padre e questo potrebbe essere sufficiente per esaudire la domanda ma mi rendo conto che questo discorso non può valere per tutti. L’amore che un genitore trasmette ad un figlio non è paragonabile ad altri sentimenti. Un figlio non riuscirà mai a ripagare i suoi genitori per l’amore ricevuto. O almeno così dovrebbe essere. Ho un rapporto meraviglioso con le mie figlie, è indissolubile. Per me è stato facile portare questo aspetto all’interno del romanzo.

L’accusa di femminicidio nei confronti di Galand è un punto cruciale del libro. Quali sono state le tue riflessioni durante la stesura di una trama che affronta tematiche così delicate e attuali?

Volutamente ho scelto di affrontare temi attuali e scottanti. Ho cercato soltanto di prestare attenzione alla delicatezza dei temi trattati, proprio a causa della loro importanza. Nella stesura di un romanzo, la riflessione rappresenta una parte fondamentale che ti permette di immergerti in maniera catartica all’interno della storia. In questo modo riesci ad esprimere al massimo le tue sensazioni, le tue idee, ma anche il tuo estro e la tua fantasia. Soltanto in questo modo, a tua volta, riuscirai a trasmettere al lettore delle emozioni che lo aiuteranno a riflettere.

La narrazione si sviluppa attraverso indagini serrate e colpi di scena inaspettati. Qual è stata la parte più difficile da scrivere e come hai affrontato la costruzione della suspense?

Non c’è stata una parte più difficile di un’altra. Ogni capitolo per me è stato entusiasmante e ciò mi ha facilitato il lavoro. Se dovessi elencare una difficoltà, direi la scelta legata alla lunghezza del romanzo, non dilungarlo oltremodo, non avere punti morti all’interno di esso. Per dare l’opportunità al lettore di scorrerne la trama senza annoiarsi, anzi, avendo sempre lo stimolo di andare avanti e scoprire come vada a finire. Per la costruzione della suspense, mi sono affidato tanto ai dettagli per dare l’opportunità di immaginare la scena visivamente, viverla in prima persona. E poi mi sono affidato all’effetto sorpresa, cercando di non essere banale, piuttosto cercando di sorprendere. Il lettore deve chiedersi fino alla fine cosa sia realmente accaduto e perché. Dovrà farlo tutto d’un fiato, lo stesso fiato che fino alla fine dovrà restare sospeso.

Grazie, Gianluca, per aver condiviso con noi il tuo viaggio creativo e le sfide che hai affrontato nella stesura di L’unica verità. Siamo certi che questo romanzo saprà affascinare e coinvolgere i lettori, lasciandoli con interrogativi profondi e il desiderio di riflettere oltre la trama. Invitiamo tutti a immergersi nelle pagine di questo thriller mozzafiato, un’opera che non si limita a intrattenere ma che sa anche toccare corde profonde dell’animo umano.

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