GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: La disattenzione di Sant’Emidio – Donatella Piatti

Benvenuta, Donatella Piatti, e grazie per essere qui con noi sul blog del Gruppo Albatros. È un grande piacere avere l’opportunità di dialogare con lei sul suo romanzo, La disattenzione di Sant’Emidio. Questa opera ci trasporta attraverso un viaggio intenso e appassionante nel tempo, intrecciando le vicende personali dei protagonisti con i grandi eventi storici che hanno segnato il Mediterraneo del XX secolo. Raccontare una storia così ricca di sfumature e ambientazioni è un’impresa ambiziosa, e oggi siamo curiosi di scoprire di più sul suo processo creativo, le sue ispirazioni e le emozioni dietro questo racconto indimenticabile.

Come è nata l’idea di ambientare il romanzo tra Sant’Emidio e le rive del Mediterraneo, in un periodo storico così complesso e affascinante?

Quando scrivo cerco sempre di ambientare le mie storie in posti conosciuti, amati, che mi abbiano fatto provare profonde emozioni. Solo “rivedendoli” riesco a descriverli e adattare i miei personaggi rendendo tutto più genuino e sincero. La scelta di questo periodo storico, che io amo molto appunto perché complesso e affascinante, mi dava la possibilità di trasferire i miei personaggi in mondi diversi e creare per loro nuove avventure. “Borgo San Emidio” rappresenta uno dei tanti paesini arrampicati sulle colline romagnole, dove era nata mia madre e dove avevo passato molte felici vacanze in compagnia degli zii e cugini. Costantinopoli era la fantastica Istanbul in cui, dal 1974 ho vissuto per 36 anni, durante i quali ho avuto la possibilità di riscoprire, in minima parte, forse solo il suo declino, di quella che ai primi del secolo era definita “La piccola Europa” un melting point di culture, lingue e religioni che riuniva il mondo di allora. Con la caduta dell’impero Ottomano, la Turchia poggiò le sue basi politiche sul Kemalismo (Mustafa Kemal Ataturk) che nel 1922 portò alla fondazione della moderna repubblica di Turchia.

I personaggi di Luca Molinelli e Adalberta sono profondamente umani e contraddittori. Qual è stata la sfida più grande nel dar loro voce?

Essendo personaggi inesistenti, poiché creati dalla mia fantasia, la sfida più grande è stata immedesimarsi in loro e cercare di immaginare e interpretare nel modo più veritiero possibile le reazioni, le sofferenze i comportamenti che avrebbero avuto durante il lungo viaggio della loro esistenza, anche quella creata da me. E se con Adalberta, forse perché donna, la “transizione” è stata abbastanza facile, ho avuto qualche difficoltà con Luca, davvero difficile da…gestire!

La Storia gioca un ruolo centrale nella trama. Come ha bilanciato la narrazione tra finzione e realtà storica?

Ho usato la tecnica delle antiche tapisseries medioevali, pezze ricamate a mano dove ogni punto si intreccia nell’altro permettendo però agli eventi storici di quel momento di intrufolarsi nel racconto per avere alla fine un’immagine completa dell’opera narrata.

Quali sono stati i suoi riferimenti letterari o le sue fonti principali per ricostruire gli eventi storici e culturali che attraversano il romanzo?

Come accennato ho abitato In Turchia per 36 anni, dove lavoravo come insegnante alla Casa d’ Italia, come editorialista per quotidiani e seguivo attivamente tutti i cambiamenti sociali e politici del paese. Informarsi sul suo importante passato era inevitabile, inoltre ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Giovanni Scognamillo uno dei più eminenti intellettuali italo-turco, giornalista, scrittore, critico cinematografico che, come favole mi raccontava di quel fantastico Paese, che stava scomparendo sotto i nostri occhi. Durante la stesura del romanzo mi sono avvalsa anche dell’aiuto della mia meticolosa amica-editor Marinella Simioli che ha verificato ogni dato storico permettendomi di portare avanti la narrazione senza intoppi che avrebbero rallentato la fluidità del racconto che, presa la strada giusta correva ormai per conto suo…

Se dovesse scegliere un messaggio che i lettori possano portare con sé dopo aver letto La disattenzione di Sant’Emidio, quale sarebbe?

Non esiste luogo, tempo, situazioni a cui non ci si possa adeguare senza soccombere agli eventi. Tutto dipende da noi, il motto di casa mia è sempre stato “volere è potere”, d’altronde sono cresciuta in una famiglia di artisti. E se non lo sanno loro…

Grazie di cuore, Donatella, per aver condiviso con noi il suo tempo e le sue riflessioni. La disattenzione di Sant’Emidio non è solo un viaggio tra luoghi e tempi lontani, ma anche un’indagine sulle complessità umane, sulle scelte e sui destini intrecciati. Siamo certi che i lettori sapranno apprezzare questa storia così ricca di emozioni e significati. Le auguriamo tutto il meglio per i suoi futuri progetti letterari e non vediamo l’ora di leggere altre sue opere.

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