Benvenuti al nostro blog dedicato agli autori e alle loro opere, uno spazio dove scoprire il dietro le quinte dei libri che arricchiscono il nostro catalogo. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Terza Agnoletti, autrice di Un pugno di roccia, un romanzo breve ma denso di riflessioni profonde. La storia segue Cesare, un uomo di 70 anni, e il suo viaggio su un pianeta remoto che si trasforma in un teatro di sopravvivenza, scontro e ricostruzione sociale. Tra temi di estrema attualità come l’uso della tecnologia e il valore della collettività, Un pugno di roccia ci invita a riflettere sul significato di umanità in situazioni limite. Scopriamo di più attraverso le parole dell’autrice.
Terza, ci racconti cosa l’ha ispirata a scrivere questa storia così intensa e ricca di implicazioni morali?
E stata una meditazione su certi conflitti che devastano la nostra Terra. Pensavo in particolare a un conflitto, ma non intendo specificare quale. al lettore il compito di trovare le analogie. Nel momento in cui decisi di scrivere stavo preparando una conversazione da tenere presso un’associazione culturale di Signa, dove abito, relativa alla fantascienza. Rileggendo Asimov mi è venuta l’idea di proiettare il problema in un ipotetico futuro, su un ipotetico pianetino, per cercare, se possibile, una soluzione durevole e soddisfacente. Purtroppo, non l’ho trovata. Ho lasciato una speranza, ma la pace completa e soddisfacente non dipende soltanto dai due gruppi in contrasto. Nel caso del mio racconto dipende anche dal governo planetario. Altra analogia?
Nel libro, Cesare e i suoi compagni affrontano una sfida quasi impossibile: ricostruire una società su un pianeta ostile. Quali aspetti della nostra società ha voluto mettere in discussione attraverso questa metafora?
La società viene organizzata con la cultura, l’acquisizione di competenze e con progetti su cui lavorare in gruppo. Progetti, in questo caso, anche modesti, come far crescere qualche pianticella commestibile. Nella nostra società attuale molto spesso si privilegia l’apparenza, il far soldi in ogni modo possibile a discapito della cultura e della solidarietà.
Uno dei temi centrali del romanzo è l’impatto delle tecnologie fuori controllo. Pensa che nella realtà attuale ci siano parallelismi con ciò che accade nel libro?
Quanto alla tecnologia, ho riflettuto poco. Se nel testo si legge anche questo, bene: scrivendo si confessano i propri pensieri anche senza rendersene conto. Io, però, preferisco dire che, se il testo è di fantascienza, ho impegnato molta fanta e poca scienza.
Il titolo, Un pugno di roccia, è evocativo e simbolico. Come lo ha scelto e cosa rappresenta per lei?
Un pugno di roccia, anche se relativo alle piccole dimensioni di quel mondo, mi sembrava evocativo delle difficoltà che i protagonisti incontrano in quell’ambiente ostile. In un primo momento avevo pensato di intitolarlo Il Coso, come il protagonista chiama il pianeta, ma mi è sembrato poco attraente e poco significativo
Ha in programma altri progetti letterari? Può anticiparci qualcosa sul suo prossimo lavoro?
Ho degli inediti. Sto rileggendo una serie di racconti autobiografici, anzi una breve autobiografia e certi racconti scritti nel corso degli anni. Ma non so se possa interessare. Il titolo sarebbe RAGAZZA DI CAMPAGNA sottotitolo Racconti
Grazie, Terza, per aver condiviso con noi il suo percorso creativo e le sue riflessioni. Un pugno di roccia è un romanzo che stimola il pensiero e ci sfida a guardare al futuro con uno sguardo più consapevole. Invitiamo tutti i nostri lettori a immergersi in questa storia intensa e a riflettere sui temi universali che tocca. Ci auguriamo di leggere presto altre sue opere!
