Oggi abbiamo il piacere di ospitare Alessandra Derriu, autrice del libro “Medicina, magia, devozione e superstizione in Sardegna”, un’opera che ci porta alla scoperta dell’antico e profondo legame tra la cultura sarda e le tradizioni che intrecciano medicina, stregoneria e devozione religiosa. Con una preparazione solida in storia medievale e archivistica, Derriu ci accompagna in un viaggio affascinante attraverso leggende e credenze che ancora oggi permeano il tessuto culturale della Sardegna. In questa intervista, l’autrice ci svela i dettagli del suo lavoro, il contesto storico delle pratiche e la loro evoluzione nel tempo, rivelando come la conoscenza del passato possa essere fonte di cura e speranza per il futuro.
Alessandra, il tuo libro ci racconta il profondo legame tra medicina, magia e devozione in Sardegna. Come è nato il desiderio di esplorare questi temi così complessi e affascinanti?
Nel 2015 sono stata protagonista di un importante rinvenimento archivistico. Con grande stupore ed emozione, mentre lavoravo al riordino del fondo del Tribunale Ecclesiastico della Diocesi di Alghero-Bosa, seguita dalla Soprintendenza, ho identificato i documenti dell’Inquisizione Vescovile, ovvero decine e decine di processi per magia, stregoneria e superstizione celebrati nel 1700 in Sardegna. Nell’Isola, terminato il governo Spagnolo e arrivati i Piemontesi, i Tribunali dell’Inquisizione vennero guidati da vescovi inquisitori. Da quel momento ho cominciato a studiare questo argomento in diversi archivi dell’Isola. Quest’ultimo saggio nasce da un progetto che ho portato avanti con focusSardegna on line. Sono passati ormai cinque anni da quando gli amici di @focuSardegna un’Isola a 360 gradi mi hanno invitato a scrivere per #focuSardegnaapiùvoci. Si trattava di scrivere degli articoli divulgativi per il giornale on line. È iniziata per me una nuova avventura letteraria che mi ha permesso di compiere un viaggio straordinario nella Nostra Isola e descriverne la sua storia, tradizioni, usi, costumi, miti e leggende, e di condividerli con un pubblico vastissimo; l’iniziativa è stata incentivata nel periodo di chiusura causato dal Covid e ha trovato da subito moltissimi riscontri. Tutto ciò che ho letto, studiato, visto, vissuto e raccontato in questi anni è diventato un articolo, e ora, ogni articolo, arricchito da nuovi studi e ricerche, nuove esperienze, scritto sotto una nuova forma, raccolto assieme agli altri, è diventato un libro che parla di medicina e parole magiche; medichesse; malocchio; vino e sangue; nodi; erbe e acqua, grano; porte e soglie; fuoco e futuro. Per Albatros Edizioni, nella Collana Nuove voci, dedicata agli autori emergenti.
Nel tuo libro fai una distinzione tra “medicina magica” e “medicina sacra”. Potresti spiegare cosa rappresentano queste due forme di cura e come si differenziano nella tradizione sarda?
La medicina sacra era quella che anticamente veniva praticata dai sacerdoti, che erano anche medici, mentre la medicina magica è quella che viene successivamente praticata da donne, ma anche uomini, che non hanno lo status, il ruolo di sacerdoti, ma sono spesso persone comuni. La medicina sacra ha origini molto antiche che si perdono nella notte dei tempi, in Sardegna ed è legata a figure mitologiche, come le janas, fate e allo stesso tempo sacerdotesse. La fata poi come accade in molte culture, diventa malvagia, diventa strega, capace di curare, di dare la vita ma anche la morte. La medicina è inizialmente legata al culto, alla magia, al misticismo e ancestrali credenze. In passato più che adesso, ma ancora adesso, le pratiche di guarigione, avevano due anime, una più razionale, e una sacra, informale e magica, che nel tempo è stata definita superstiziosa e popolare. La prima è la medicina come si intende nell’accezione comune, fatta di conoscenze sul corpo, sulle proprietà delle piante e le terapie, la seconda, si basa su quello che va oltre il corpo, l’anima, ed è in rapporto con il trascendente e il divino. Queste due visioni hanno convissuto e convivono tutt’ora, pensiamo alle abluzioni rituali nelle sorgenti e nelle fonti sacre del mondo antico e ancora ai culti preistorici sardi e ai pozzi sacri nuragici dove, come in numerose altre civiltà, l’acqua era adorata e divinizzata, l’acqua era fonte di vita ma era anche terapeutica, curativa; così nel Cristianesimo l’acqua del battesimo purifica e cancella il peccato originale, cura. Dal culto dell’acqua ai pellegrinaggi moderni verso i luoghi della guarigione miracolosa come Lourdes ritorna il concetto di salvezza legata al culto, di devozione e cura, di medicina sacra.
Le storie che riporti sembrano quasi sospese tra mito e realtà. Ci puoi raccontare un episodio o una figura che, secondo te, rappresenta al meglio questa dualità?
Più che una figura mi vengono in mente diverse figure, quelle delle donne che ho studiato fino ad oggi e delle quali ho ricostruito storie e vicende. Le donne sono custodi di antichi saperi perché hanno il potere della vita e della morte così il farmaco può diventare veleno, ciò che dà la vita può farla terminare e soprattutto chi aiuta la vita può farla terminare, in particolare la donna, custode dei riti della fertilità dalla preistoria. Una medichessa può essere una levatrice, una curatrice ma anche un’infanticida.” Le donne con il potere della fertilità e della creazione sono donne sacre vicino alle dee e alle sante, generatrici di vita in diversi modi e conservatrici di vita come la Madre terra e come la Vergine Maria. Hanno poi il potere della cura, della comprensione, del presente e del futuro, dell’ascolto, della saggezza e della preghiera. Spesso sono donne che vivono ai margini della società, sole, guardate con sospetto per le loro conoscenze, amate e ricercate e in fine, condannate.
La Sardegna ha una tradizione molto ricca in fatto di superstizioni e pratiche magiche legate alla vita quotidiana. Quali di queste sono rimaste, in qualche modo, vive nella cultura contemporanea?
Al giorno d’oggi molte pratiche sopravvivono solo nel ricordo e in rarissimi documenti scritti. Alcune terapie accompagnate dalla preghiera e basate sull’utilizzo di erbe sono andate perdute. Poche sopravvivono, la principale è sicuramente la medicina dell’occhio, una preghiera vicino ad una pratica esorcistica perché fatta per togliere il malocchio, l’occhio malvagio, la sfortuna. Si tratta a tutti gli effetti di una preghiera cristiana con, a volte, dei richiami a riti pagani, viene fatta utilizzando come ingredienti principali l’olio, il sale, il grano e l’acqua. Sopravvivono poi alcune pratiche per l’orzaiolo, per il mal di stomaco, per le bruciature, per le verruche. Ancora qualcuno tramanda le orazioni, simili alle preghiere, per ritrovare le cose perdute o per avere la risposta ad una domanda.
Cosa vorresti che i lettori portassero con sé dopo aver letto il tuo libro? C’è un messaggio che speri possa emergere dalle antiche usanze che descrivi?
Oggi la medicina, la scienza, sembra non avere legami con la magia, la non scienza, e tanto meno con devozione e superstizioni; ma la medicina anticamente era cura del corpo e dello spirito, i rimedi per i mali della vita erano accompagnati dalla preghiera, i mali della vita riguardavano la salute, ma anche la sofferenza, la sfortuna, i sentimenti. Per la guarigione era necessaria l’intercessione, delle divinità, delle divinità o di Dio, dei santi, degli spiriti, del sacerdote o del medium, era necessario il sacro. Quindi la medicina era una medicina magica, che attingeva a religiosità ma anche antiche credenze. Così si intrecciano nel mio libro dove racconto quanto è emerso dalla mia attività di studio e ricerca nel campo delle pratiche di cura non ufficiali e delle loro origini, ricercate e condannate. Il messaggio che vorrei trasmettere è l’importanza degli insegnamenti del passato, che sono frutto dell’esperienza e dalla vita vissuta dai nostri antenati, che ci indicano da dove veniamo, chi siamo oggi, e la strada da seguire nel futuro, curando il corso e assieme lo spirito. Un’idea antica che abbiamo dimenticato ma che è oggi modernissima.
Ringraziamo Alessandra Derriu per aver condiviso con noi il suo viaggio tra i saperi e le credenze della Sardegna, un mondo affascinante che ci permette di vedere la realtà da nuove prospettive, unite dal filo conduttore della cura e della speranza. Attraverso “Medicina, magia, devozione e superstizione in Sardegna”, ci immergiamo in un passato che, pur lontano, parla al nostro presente con forza.
