GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Konigstiger – Luigi Bonani

Oggi abbiamo il piacere di ospitare Luigi Bonani, autore di “Konigstiger”, un’opera che si addentra con coraggio e originalità nelle pieghe del tempo e della storia. Attraverso un accostamento inusuale tra due epoche drammatiche – la crocifissione di Gesù e la devastazione della Seconda Guerra Mondiale – Bonani ci guida in un viaggio che ci spinge a riflettere sul potere della storia e sui suoi “se”. La presenza di un carro armato come il Tiger II o “Konigstiger”, al centro di un racconto che unisce passato e presente, solleva interrogativi profondi: quanto è legittimo interrogarsi su eventi ormai definitivi? E, soprattutto, fino a che punto questa fusione di realtà e finzione ci aiuta a comprendere il significato della storia stessa? Luigi Bonani, benvenuto, e grazie per aver accettato il nostro invito a esplorare i temi complessi e affascinanti della sua opera.

Il titolo “Konigstiger” ci riporta immediatamente a un’icona bellica della Seconda Guerra Mondiale. Cosa l’ha portata a scegliere proprio questo carro armato come simbolo centrale del romanzo?

Premetto che sono collezionista di mezzi militari, in particolare di carri armati di medie dimensioni (scala 1/30): dello stesso modello posseggo le versioni delle diverse case produttrici: che differiscono nella colorazione e negli accessori. Del “tigre reale” (konigstiger) sono state realizzate almeno cinque versioni che mi hanno impressionato per la loro efficacia nel rendere l’idea del “carro armato” (la potenza del fuoco offensivo per eccellenza). Questa potenza, tra l’altro, ho avuto modo di constatarla direttamente in occasione del mio servizio militare di leva presso una divisione corazzata. Durante lo stesso servizio ho anche imparato a diffidare delle ragioni che si vogliono imporre con le armi. Tutto ciò costituisce la lontana premessa da cui muove il mio racconto. In definitiva, volendo scrivere una storia imperniata sulla deterrenza di un mezzo militare mi è stato naturale scegliere il modello “konigstiger”.

“Konigstiger” è una narrazione che mescola eventi storici e scenari immaginari. Come è nata l’idea di intrecciare la crocifissione di Gesù con la storia di Cristian e Ludwig?

Parallelamente alla passione per il modellismo ho coltivato la ricerca storico/critica sulla figura di Gesù – in particolare mi ha colpito l’individuazione (a mio parere scrupolosa) degli storici, a proposito della data della crocifissione: il 7 aprile dell’anno 30. Molti di noi – credo – vorrebbero “dire la loro” su quel giorno: secondo me bisognava, però, ipotizzare un salto indietro nel tempo con dei protagonisti che operassero in quelle circostanze – costoro sarebbero stati la mia voce, il modo di “dire la mia”. Con Cristian e Ludwig avrei espresso la mia percezione del cristianesimo.

Nel suo romanzo esplora la figura di Cristian, giovane nazista alla ricerca di una rivincita, e Ludwig, un uomo contrario al regime. In che modo questi due personaggi incarnano visioni opposte di fronte alla storia e alle ideologie?

In realtà i due personaggi incarnano, in buona misura, me stesso. L’aspetto qualificante di Cristian (e mio, sia pure sporadicamente) sta nell’idea temeraria di poter “contrattare” con Dio – del resto quasi tutti i credenti ci hanno provato, almeno una volta (Cristian: “se io salvo la vita di tuo figlio non potrai negarmi nulla”). Ludwig è l’altra parte di me stesso: cioè, il profondo rispetto per la storia, così come si è attualizzata (proprio per ciò, nel mio racconto, Cristian non avrebbe mai potuto prevalere).

A livello narrativo, questo salto nel tempo tra il Novecento e l’epoca di Gesù rappresenta un espediente audace. Quali sono stati i principali obiettivi e le sfide che ha voluto affrontare con questa scelta?

Il mio obiettivo è stato quello di indurre i lettori a pensare con tutta la loro individualità – anzi concordo con voi che, da parte mia, si è trattato (più ancora che di un obiettivo) di una vera e propria sfida onde provocare la riflessione dei lettori. Concordo sempre con voi che, nel proporre una visione della vita (quella in cui un Cristian e un Ludwig si confrontano) ci vuole qualche cosa di più del senso comune – ci vuole audacia.

Il suo romanzo sembra suggerire che il passato e il presente siano intrecciati in modo ineluttabile. Quanto è importante, secondo lei, continuare a interrogarsi sui grandi eventi storici, anche a costo di reinterpretarli in chiave immaginaria?

Quello che si è realizzato sul Golgotha è sicuramente un grandissimo evento (soprattutto perché si presenta come ineluttabile – nemmeno un mostro d’acciaio come il “tigre reale” può farci nulla, nonostante il suo cannone lungo sette metri). Voglio aggiungere che tutto il racconto è stato scritto in funzione dell’inciso finale, secondo cui per il solo fatto di morire in guerra, si vuole credere di essere eroi. L’inciso, che è in forma interrogativa, conferma l’importanza che attribuisco al voler affrontare i grandi eventi, interrogandosi.

Grazie, Luigi Bonani, per aver condiviso con noi la sua visione e la profonda riflessione che anima “Konigstiger”. La sua opera ci invita a guardare la storia non solo come una sequenza di fatti inamovibili, ma come un insieme di possibilità che possono ancora stimolare domande, dubbi e introspezione. Le auguriamo che questo libro possa portare i lettori a esplorare con nuova consapevolezza i confini tra realtà e immaginazione, e a riflettere sulla potenza di un racconto che, pur attraversando epoche lontane, riesce a parlare al nostro presente.

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