GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: NON CI SONO BAMBINI CHE GIOCANO – Roberto Bruni

Oggi abbiamo il piacere di conversare con Roberto Bruni, autore poliedrico e romano doc, che ci presenta il suo ultimo libro “Non ci sono bambini che giocano”. Conosciuto per la sua passione per la toponomastica romana e una lunga carriera nel teatro, Bruni continua a sorprendere con un’opera sperimentale che mescola sogni, vita vissuta e immaginata. Il testo si muove tra diversi generi, alternando momenti di leggerezza e profonda riflessione, una caratteristica che è ormai la firma del suo stile inconfondibile. Benvenuto, Roberto. Il tuo libro è una fusione unica di vari linguaggi artistici. Cominciamo da qui.

“Non ci sono bambini che giocano” è un titolo evocativo e malinconico. Come nasce l’idea di questo libro e cosa rappresenta per te?

L’insegnamento della nostra storia, quello delle radici repubblicane del 1849, viene spesso disatteso mentre sempre di più i bambini vengono sottratti al gioco. L’idea di questo libro nasce dalla mia volontà di colmare questi vuoti e di rivivere quelli di quand’ero bambino.

Hai creato un testo che si muove tra scrittura teatrale, radiofonica e narrativa, dando vita a un’opera sperimentale. Come hai gestito il passaggio tra questi linguaggi diversi?

Ho gestito il passaggio tra codici espressivi diversi trattando fatti reali e sognati anche con evocazioni surreali.

Il gusto per lo sberleffo, che accompagna il lettore attraverso momenti di riflessione, è una tua cifra stilistica. Quanto è importante l’ironia per affrontare i grandi drammi umani?

Ricorro all’ironia perché la ritengo importante per affrontare i grandi drammi umani e la gioco spesso anche con le parole di scherno nell’alternanza di giorni tristi e lieti, com’è la vita.

Il protagonista del libro si ritira in una casupola in campagna per scrivere. Quanto c’è di autobiografico in questa scelta e nel processo di isolamento creativo?

Nel processo di isolamento creativo non c’è nulla di autobiografico. Sono io che mi immedesimo con il protagonista del libro nella casupola in campagna.

Con una carriera così vasta e variegata, che ruolo ha la sperimentazione nella tua scrittura oggi? Continui a cercare il nuovo anche dopo tanti successi?

Cerco sempre “il non conosciuto” come nel mio radiodramma “Colomba” messo in onda il 20 marzo 2023 dalla Radio Televisione della Svizzera italiana, perché ho ereditato la Seconda Avanguardia Teatrale fondata nel 1956, in Roma, dal drammaturgo Luigi Candoni (scomparso nel 1974), preceduta da quella di Anton Giulio Bragaglia, grande Maestro di noi tutti. Il non conosciuto l’ho scritto dal 1960, quando Luigi Candoni pubblicò sul suo libro-rivista TeatrORAZERO la mia prima commedia “Il Ritratto”, scrivendone: “Satira e immagini liriche si fondono in una fresca composizione astratta di squisita fattura. È una voce che si farà sentire?”.

Grazie, Roberto, per averci aperto una finestra sul mondo eclettico di “Non ci sono bambini che giocano” e sul tuo percorso artistico. È sempre affascinante vedere come la parola possa trasformarsi e assumere forme diverse, creando un dialogo tra vita reale e sogno. Siamo certi che questo libro saprà coinvolgere e sorprendere molti lettori, lasciando spazio alla riflessione ma anche a un sorriso, forse malinconico, ma autentico.

2 commenti

  1. Maurizio

    Roberto è un instancabile creatore di drammi che attingono alla cronaca, uomo sensibile rappresenta con il suo fare i valori di generazioni cresciute con il senso del sociale. Difficile non farsi coinvolgere dai suoi racconti e dalle sue piece teatrali.

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