Benvenuti al blog del Gruppo Albatros, dove oggi abbiamo il piacere di ospitare Giulia Andrani, autrice della silloge di poesie “Trattengo il respiro”. In questa raccolta, Giulia ci conduce attraverso un viaggio profondo nei labirinti dell’anima umana, esplorando con sensibilità temi universali come l’amore, la perdita e la rinascita. Ogni poesia è un quadro emotivo dipinto con maestria, che ci invita a guardare attraverso le finestre delle sue esperienze, in un alternarsi di immagini evocative e metafore suggestive. Scopriremo di più sul suo percorso creativo e sulle emozioni che hanno dato vita a queste poesie.
Cosa ti ha ispirato a scrivere “Trattengo il respiro” e quali sono stati i momenti chiave nella creazione di questa raccolta di poesie?
Scrivere “Trattengo il respiro” è stata un’esperienza molto terapeutica per me. Ho scritto la prima poesia della raccolta quando avevo ancora diciannove anni, vivevo da poco in quella che ora è la mia casa, Roma, e iniziavo a interfacciarmi con realtà e relazioni che non avevo mai vissuto prima. Credo che la ragione scatenante sia stata l’enorme differenza che ho sentito tra la mia terra d’origine, il Salento, e questa nuova grande metropoli. Da adolescente non avevo mai realmente vissuto, vivevo un po’ nei libri che leggevo e nelle mie piccole realtà contadine; poi mi sono ritrovata adulta a Roma, innamorata, confusa e un po’ persa tra tutte le strade e i vicoli, e quando tutte le emozioni rischiavano di schiacciarmi ho iniziato a scrivere. Da lì è stato semplicemente seguire la trama, raccontare episodi ed emozioni e sogni e notti insonni. Nella mia testa quel periodo è molto sfocato.
La tua poesia è ricca di immagini evocative e metafore. Come scegli le parole giuste per esprimere le tue emozioni e cosa cerchi di trasmettere attraverso di esse?
Credo che sia molto difficile descrivere solo a parole la complessità di alcune emozioni; fin da piccola, quando ho iniziato a scrivere, ho sempre cercato di avere una scrittura molto visiva. In questo modo penso di riuscire a toccare con più facilità la sensibilità del lettore, che magari non si è mai trovato nei miei panni e non riesce bene a comprendermi.
Nella tua silloge affronti temi come l’amore, la perdita e la rinascita. Come sei riuscita a bilanciare questi elementi nella tua scrittura?
È stato un percorso molto naturale, come dicevo prima, ho semplicemente raccontato tutto ciò che mi succedeva, quando mi succedeva. L’intento non era quello di scrivere un libro o di essere pubblicata, ma di mettere ordine ai miei pensieri. Forse è per questo che sono riuscita a spaziare così tanto, perché oltre al subire passivamente ciò che mi succedeva, avevo anche bisogno di trovare un significato a tutto quanto, avevo bisogno di risolvere conflitti interiori che ignoravo da anni e trovare un po’ di serenità nelle passioni che avevo ormai perso.
Ci sono poesie o passaggi nel libro che senti particolarmente vicini o che rappresentano un momento importante della tua vita?
Sicuramente le poesie che sento più vicine o intime sono quelle che parlano della mia infanzia e della mia famiglia; “Un cesto pieno di fragole” parla di pomeriggi sereni in campagna, con mia nonna che raccoglieva le fragole più belle. In un’altra poesia parlo di un albero di limoni, che visse per anni nel giardino di casa mia. In generale tutte le poesie che ho scritto sono autobiografiche, ma la parte finale del libro è quella più sentita e sofferta, la vera conclusione di quel capitolo della mia vita.
Qual è il messaggio o la sensazione che speri di lasciare ai lettori attraverso “Trattengo il respiro”?
Io credo che il mio libro trasmetta molto di più letto in ordine, dall’inizio alla fine, perché come dicevo prima è un percorso che ho fatto io e che penso abbiamo vissuto tutti. Quando ho deciso di pubblicare il libro e ho messo in un ordine preciso le poesie, ho pensato alla storia che raccontavano, all’evoluzione delle vicende e alle emozioni che ho provato cercando di sopravvivere a un periodo molto difficile per me. Volevo e voglio semplicemente donare conforto a chi ha passato esperienze simili, a chi si è sentito insufficiente, inadeguato, disperato, a chi è scappato dalla propria terra e se ne è pentito, a chi ha amato e poi sofferto e poi amato e sofferto un altro po’. Volevo raccontare l’altra parte dei vent’anni, quella che magari non viene raccontata, quella dal lato opposto delle feste e delle uscite e del divertimento spensierato. Quella fa male, ma poi passa, e quando passa tutto ciò che hai scritto e letto e pensato e pianto ti sembra ormai lontanissimo.
Grazie, Giulia, per aver condiviso con noi il tuo mondo interiore e il percorso che ti ha portato a scrivere “Trattengo il respiro”. Le tue poesie ci ricordano l’importanza di fermarsi e ascoltare le proprie emozioni, esplorando con coraggio i sentimenti più profondi. Invitiamo tutti i lettori a immergersi in questa raccolta, per lasciarsi trasportare dalla delicatezza e dalla forza delle tue parole.
