Benvenuti nel blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Federica Pratelli, autrice del libro “ALI PER IMMAGINARE. WINGS TO IMAGINE”. Un’opera che, attraverso dolcissime storie in rima, esplora il legame d’amore tra una madre e sua figlia, Sophie. Federica ci guida in un viaggio emozionante tra ricordi d’infanzia e sogni futuri, offrendo ai piccoli lettori le ali per immaginare e credere nei propri sogni. È un libro che parla ai genitori e ai figli, unendo le generazioni attraverso un filo magico di insegnamento e affetto.
Federica, ci racconti come è nata l’idea di scrivere “ALI PER IMMAGINARE. WINGS TO IMAGINE”?
L’idea di scrivere “Ali per immaginare” è nata un po’ alla volta. Le sere dedicate a raccontare le favole a mio figlio con amore e dedizione, contattando piacevolmente la mia parte bambina, hanno contribuito fortemente ad alimentare questa ispirazione. Sappiamo dalla psicologia che le immagini profonde, archetipiche, nelle fiabe si animano, prendono vita, nell’istante in cui la nostra parte inconscia avverte il legame sotterraneo che accomuna le strutture ancestrali, presenti nelle profondità, con quelle che scorrono velocemente nei racconti. Vedere crescere negli occhi di mio figlio lo stesso entusiasmo con il quale gli leggevo le fiabe, e spesso le interpretavo come in un teatro attraverso personaggi di stoffa come i burattini, mi ha invogliata sempre più a inventare storie, animandole con sentimento, per poi scriverle e disegnarle. Da bambini si tende a chiedere spesso la stessa storia, perché essa è in grado di insegnarci delle cose attraverso le quali crescere, immedesimandoci con quel personaggio preciso, con le sue paure, speranze, gioie. Così facevo io e così ha fatto mio figlio. Grande fonte di ispirazione sono state dunque le fiabe che a mia volta mi sono state raccontate dai genitori e dalle nonne, conservate ancora nei libri ingialliti della mia libreria. Una favola che mi piaceva era “Il tenace soldatino di stagno”, una storia vicina a noi, che vede protagonisti gli amici Sebastiano e Nino che qualcuno vuole dividere facendo loro credere di essere diversi. Mi piaceva perché parlava di amore, di giustizia che trionfa, di bellezza, di sogni, di doni del Natale, di gentilezza. Dunque, rievocava tematiche immortali e l’importanza di conservare, anche quando si cresce, il bambino che c’è in ognuno di noi insieme al valore della diversità come ricchezza. Il valore morale, in particolare il coraggio e il senso del dovere, sono centrali in questa particolare fiaba. Il cuore di stagno rimasto fra le braci rinforza in forma simbolica il messaggio che su tutte le difficoltà e i dolori della vita, l’amore vince essendo un valore eterno. Dunque, giocando con mio figlio, narrandogli quello che mi piaceva fare da bambina e insegnandogli i valori attraverso le storie è nata la mia idea del libro. Il libro evidenzia un filo azzurro che arriva fino all’ultima pagina e possiamo immaginare che vada anche oltre, per accompagnarci a realizzare tutti i nostri sogni nel cassetto. Si tratta del filo conduttore, o fil rouge, che mette insieme tutto quello che ci piace, tutti i nostri incontri significativi e profondi interessi, che parla del legame d’amore e di insegnamento che unisce nel tempo genitori e figli lungo le tappe di crescita attraverso, appunto, un filo magico. Mi sono ispirata ai personaggi del mio libro proprio pensando ai gesti d’amore della mia famiglia, oggetti, colori e in particolare sapori o profumi della vita quotidiana, che evocano ancora in me vividi ricordi. Vedevo cucire a maglia, ricamare, le mie nonne, mia mamma e tutto questo ha contribuito a creare dolci memorie, che hanno un loro colore, sapore, odore. Dopo i compiti del pomeriggio, era il momento della merenda e ne conservo un dolcissimo ricordo, un po’ come per Proust la Madeleine, il dolce caro a lui al sapore di burro e limone, fatto in quel modo lì e non in un altro, di cui narra ne La Recherche. Il filosofo Heidegger sosteneva che l’essere umano è essenzialmente un essere che si preoccupa del significato e che la nostra esistenza è profondamente influenzata dalle nostre interpretazioni del mondo e dalla nostra ricerca di significato. Dunque, è importante ciò che è significativo, ciò che per noi è stato significativo nella nostra storia di vita. In “Ali per immaginare” una mamma è in procinto di creare un maglioncino di calda lana per sua figlia Sophie, che deve comporre un tema per casa e chiede suggerimenti alla mamma su come fare. Così, mentre le racconta dolci memorie di cosa le piaceva fare da piccola, la aiuta ad utilizzare a sua volta la propria immaginazione per esprimere i suoi pensieri ed emozioni nel tema da svolgere.
Il libro è scritto in rima e illustrato da te. Quanto è importante per te la combinazione di parole e immagini nella narrazione?
La combinazione di parole e immagini nella narrazione è fondamentale, specialmente in un libro illustrato come “Ali per immaginare”. Questa integrazione è essenziale per diversi motivi, sia dal punto di vista creativo che psicologico. Come psicoterapeuta junghiana riconosco l’importanza dell’immaginazione e del potere delle immagini nel comunicare direttamente con l’inconscio. Le immagini possono evocare emozioni e archetipi che le parole da sole potrebbero non riuscire a suscitare. L’uso di illustrazioni permette ai lettori di connettersi con il materiale in modo profondo e intuitivo, stimolando il loro mondo interno e favorendo la crescita personale. Inoltre, la combinazione di testo e immagini offre una narrazione multisensoriale che coinvolge più aspetti della percezione umana. Le parole in rima forniscono un ritmo e una musicalità che possono rendere la lettura più piacevole e memorabile, mentre le illustrazioni aggiungono un livello visivo che arricchisce l’esperienza complessiva. Questa sinergia tra testo e immagini facilita una comprensione più completa e coinvolgente della storia. Per i lettori di tutte le età, la combinazione di parole e immagini può facilitare l’apprendimento e la comprensione dei concetti presentati. Le immagini possono chiarire e approfondire il significato delle parole, aiutando i lettori a visualizzare e interiorizzare i temi trattati nel libro. In questo modo “Ali per immaginare” non è solo un libro da leggere, ma un’esperienza da vivere e esplorare. Inoltre, le illustrazioni possono creare una connessione emotiva immediata con i lettori. Attraverso le immagini i lettori possono sentirsi più coinvolti e toccati dalla storia. Questa connessione emotiva è particolarmente importante nei libri per tutte le età, dove le immagini possono parlare direttamente al cuore e all’anima, trasmettendo sentimenti e messaggi in modo potente e diretto. Infine, la combinazione di parole e immagini celebra la creatività e l’espressione artistica. Come autrice e illustratrice, questa integrazione mi permette di esplorare e condividere una visione unica e personale, offrendo ai lettori un’opera d’arte completa che risuona su più livelli. In conclusione, la combinazione di parole e immagini è di vitale importanza nella narrazione, arricchendo l’esperienza del lettore e creando un ponte tra il mondo conscio e quello inconscio, tra il linguaggio verbale e quello visivo. “Ali per immaginare” rappresenta proprio questa fusione armoniosa, invitando i lettori a volare con la fantasia e a scoprire nuovi orizzonti interiori.
Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere ai lettori, grandi e piccoli, con questo libro?
Il concetto principale che mi piacerebbe trasmettere è che c’è un inconscio che accomuna tutti quanti, che siamo tutti inconsciamente collegati. “Come granelli di sale ci somigliamo tutti in maniera universale” è una delle frasi del libro che esprime proprio questo concetto. Secondo Joseph Epes Brown, lo studioso dei Sioux Oglala che ha ricevuto gli insegnamenti di Alce Nero, l’espressione “mi taku ayasin” significa infatti “siamo tutti in rapporto”, riferendosi ad un vicolo essenziale che lega insieme le persone, gli animali, la terra e tutto ciò che è. Secondo Jung, un inconscio collettivo ci accomuna, che attraversa popoli, generazioni, nei millenni. “Ali per immaginare” è una sorta di favola, e le favole parlano a tutti con un linguaggio universale, stimolando l’immaginazione e lo sviluppo dell’intelletto e del sentimento, indicando difficoltà e soluzioni che la mente logica non è in grado di suggerire. Gli archetipi, ovvero impronte, modelli originari, ricorrono all’interno dei miti, delle favole e leggende in popolazioni che non si sono mai incontrate prima di lavorare coi miti, prima di lavorare con le cosmologie. Prima di scrivere quei racconti quegli uomini e quelle donne non si sono mai incontrati. Perché hanno prodotto racconti simili? Perché dentro di noi sono sedimentate nell’inconscio collettivo tutte le memorie di questi antichi popoli come i Maya, gli Atzechi, ecc. E i simboli ritornano in culture diverse perché gli uomini e le donne, intergenerazionalmente parlando, cioè a prescindere dalle generazioni, dai tempi e dai luoghi geografici, hanno un inconscio collettivo, cioè hanno delle strutture, dei modi, dei modelli che ritornano. Ritornano nei loro comportamenti, atteggiamenti, e ritornano anche nella produzione simbolica. Questi archetipi sono la madre, il padre, la vita, la morte, la perdita, la speranza, la guerra, la pace, il buio, la luce. Sono modelli di pensiero condiviso che producono paure, attenzioni, repulsioni, ansie, aspettative, angosce, gioie. Dunque, attraverso il racconto “Ali per immaginare”, incontro e diversità valorizzano quella parte nascosta e istintiva dentro ognuno di noi, proprio perché l’incontro con l’altro, lo straniero, così apparentemente diverso, offre la possibilità di riconoscere la parte straniera di sé, e accoglierla, integrarla, portando a una trasformazione, un cambiamento, accedendo con creatività a modi di essere altri dal solito conosciuto. E più si continua su questa strada, più si possono conoscere aspetti nuovi di sé, nuovi personaggi. Dialogando con essi, le proprie parti interiori possono essere così portate a coscienza, tolte man mano dall’ombra per essere illuminate. La frase nell’ultima pagina esprime proprio questo concetto: “Cara Sophie, nel nostro cuore sono celate le passioni, che, come stelle, ci faranno brillare. Il percorso è lungo per giungere dal piombo all’oro ma, se passo dopo passo, si illumina l’ombra, si troverà un tesoro.”. Un altro messaggio che spero di trasmettere ai lettori è l’invito a scoprire il proprio daimon. Se ascolti il tuo daimon, demone, ovvero quello a cui si è destinati, se riesci a trovare te stesso, avrai dato alla luce te stesso e ti sarai dato la possibilità di realizzarti! Virtù vuol dire capacità in greco, aretè, e il messaggio dei greci era: conosci te stesso e realizza il tuo demone secondo misura. La giusta misura è in tutte le cose perché anche la bellezza è la giusta proporzione degli elementi. Socrate diceva che le ispirazioni venivano dal Daimon, parola greca. Ogni opera d’arte è sempre figlia di un’ispirazione ed il vero lavoro artistico, ogni opera d’arte è figlio di un’ispirazione, non è un lavoro razionale, mentale. Viene da un altro piano, le idee vengono da un’idea profonda. Socrate diceva che l’ispirazione viene dall’iperuranio, da un mondo diverso dal mondo dei sensi, come se un pezzo di cielo fosse messo in terra. Se pensiamo ad Aristotele, nell’Etica, lo scopo della vita è la felicità, in greco Eudaimonìa, ovvero buona riuscita del proprio demone. Dentro la ghianda c’è tutto il patrimonio genetico per divenire una quercia, come ognuno di noi ha già tutto ciò che sarà in divenire, tendendo verso la propria Individuazione, realizzazione. Il messaggio che voglio dare a grandi e piccini è che passo dopo passo, errore dopo errore, non bisogna scoraggiarsi, ma insistere e trovare la propria stella, direzione. Ognuno può intuire la propria Stella! Se pensiamo alla parola desiderio, essa deriva da de-sidere, mancanza di stella. L’entusiasmo invece rappresenta il sentimento contrario alla disperazione, significa che Dio mi sta abbracciando. Nella Divina Commedia con Dante si passa dal ghiaccio dell’anima, fino a vedere le stelle. Lui vede le ferite, trasforma, purga e poi si vedono i cieli. Si vola! Non è facile entrare nel luogo dell’ispirazione, cita Dante nella Divina Commedia: in fondo a questo viaggio periglioso esiste l’ispirazione, esiste la parte più profonda e bella di noi, però dobbiamo riuscire ad attraversarla. Ghandi parla di “sentire un potere che viene da un altro livello”, come una luce interna, che nella musica è la nota del sol. Martin Luter King diceva “Dio, davanti a me ho un sogno”, “I have a dream”, contagiando tante persone come tutti i grandi leader. Anche Nelson Mandela riesce a smuovere delle cose con la forza di un sogno. Sophie, la protagonista, è sotto il cielo stellato, affida la sua piuma alle stelle, alla luna ed il suo futuro le appare. Il messaggio, dunque, che vuole passare il libro è quello di intuire la propria stella, creare la propria opera d’arte. Ogni vita merita un romanzo e c’è una stella polare nella vita di ognuno di noi. “Se ci credi davvero, e dai tuoi sogni ti farai guidare, qualsiasi sogno potrai realizzare”, scrivo alla fine del libro.
Come pensi che i genitori possano utilizzare il tuo libro per avvicinarsi di più ai propri figli?
Penso che i genitori possano utilizzare “Ali per immaginare” per avvicinarsi di più ai propri figli imparando, come ho fatto io, a narrare a loro la propria storia, perché ciò possa stimolare occasioni per narrarsi a loro volta, esprimendo le proprie emozioni disegnando, scrivendo. Il filo magico di cui ho parlato prima collega le nostre azioni fin da bambini, creando un intreccio di storie di cui siamo indiscussi protagonisti, raccolte nella nostra memoria in un enorme groviglio, reso etereo dall’effetto del tempo. È frequente però ritrovarsi da adulti in uno stato di disorientamento e chiedersi come siamo arrivati in quella posizione di equilibrio incerto. Ritrovare il bandolo della matassa significherà mettersi in cammino per giungere alla propria individuazione scoprendo l’origine dei profondi interessi che sono motore delle nostre azioni e le peculiari caratteristiche che ci rendono unici e quindi preziosi. Accade spesso che questo processo si attivi nel confronto con i propri figli nella prima fanciullezza, ascoltandoli immaginare quello che faranno da grandi come si trattasse di una fantastica avventura da interpretare. Per ogni genitore, dunque, diventa inarrestabile il risalire dalla memoria di storie che sembravano dimenticate, di incontri e situazioni apparentemente insignificanti ma che hanno lasciato un segno indelebile e tracciato una via da seguire su un percorso raramente lineare. Più frequentemente così tortuoso da far dimenticare il punto di partenza ed il senso di quel cammino. Ritrovare l’origine di ciò che siamo permetterà di dipanare il gomitolo della propria esistenza facendo diventare la propria storia una bella storia e continuando con un nuovo spirito a rincorrere i propri sogni. I bambini hanno bisogno di parlare di sé e noi genitori possiamo essere contenitori amorevoli offrendo occasioni lungo la loro crescita. Qualsiasi storia, se narrata e rinarrata più volte, può diventare una bella storia! Possiamo offrire loro, dunque, radici salde e ali per immaginare, non connettendosi al wi-fi, ma connettendosi con ciò che hanno dentro il loro cuore e con la realtà esterna. Pensando alla mia infanzia, quando ero bambina, tra gli anni 70 e gli anni 80, non c’era ancora il computer, il digitale. Si costruivano i giochi con le proprie mani, che piacevano ancor di più di quelli che venivano regalati, confezionati. Usavamo la fantasia e l’immaginazione, con poco, ed era ancora più stimolante. Una palla fatta di carta e arrotolata con un elastico era più stimolante di una palla di plastica lucida e confezionata! Abitavo a pochi metri dal mare e dalla mia famiglia ho imparato ad essere ricettiva e attiva a un tempo, assorbendo esempi di cura, dedizione per la famiglia e allo stesso tempo stimoli per cercare di migliorarmi sempre, non accontentarmi, ma cercare di conoscere, soprattutto credere nei miei sogni, essere incoraggiata a trovare soluzioni. “Per ogni cosa c’è sempre una soluzione, solo di fronte alla morte possiamo arrenderci”, questo veniva insegnato. Dunque, ho imparato a sentire alleate tutte le forze del femminile dentro di me, che possiamo chiamarle dee se vogliamo, risorse, e con il loro favore, ho imparato ad amarmi e perché no, lavorando su di me, diventare la fonte ispiratrice di me stessa, la mia “musa”. Nel mio racconto, infatti, una madre ha imparato ad essere l’esempio di ciò che cercava negli altri e vuole trasmettere lo spirito col quale ha affrontato questo “viaggio” a sua figlia. Le racconta la sua storia di vita fatta di dolci memorie, non irta di ostacoli, per risvegliare in lei il suo primo sogno e per stimolare forza, coraggio, per andare oltre ogni ostacolo. Ogni donna, ogni genitore, ogni adulto, può arrivare ad avere sufficiente forza interiore, sicurezza, per credere in sé, a tal punto da diventare la fonte di ispirazione per se stessa e se stesso, senza mettere il proprio giudizio nella mani di nessuno se non nelle proprie, autostimandosi, fino ad amarsi, anche quando le cose vanno meno bene. Come psicoterapeuta aiuto le persone a darsi un valore e a credere in sé. Un genitore che ha una buona autostima può essere di conseguenza un buon contenitore e dare un buon contenimento al proprio figlio. Il libro è un aiuto non solo per i genitori con i propri figli ma anche per gli insegnanti, ad approcciare alla vita dei propri studenti con le giuste parole o, meglio, con le giuste domande: “Cosa vuoi fare da grande? Che cosa ti spinge a fare una cosa piuttosto che un’altra?” Sophie, la protagonista, ad un certo punto si pone una domanda: “con tutte queste memorie che la mamma mi racconta, da dove parto per scoprire i miei desideri, quello che vorrò fare da grande?” È importante farsi delle domande, le domande sono interroganti perché aggiungono conoscenza. Se ci chiediamo “sono importanti le emozioni?” possiamo capire che la scuola qui si inserisce molto bene perché è un luogo, un contesto sociale, che interseca la possibilità di realizzare l’espressione o l’inibizione della creatività delle ragazze e dei ragazzi, quindi anche la loro felicità. Si può liberare tanta vitalità, gioia, bellezza, scoprendo la propria felicità, essendo in contatto con la propria anima. Siamo un po’ come nella caverna di Platone, bloccati, ottusi. È un messaggio che arriva dall’antica Grecia grazie al famoso mito della Caverna di Platone, che diceva che ogni uomo vive in una realtà generata dalla sua mente che lo imprigiona, anche se non se ne rende conto. Si è padroni del 10% dei propri pensieri e il 90% dei propri pensieri viene creato e gestito dalla propria maschera. E lo stesso accade per le proprie emozioni e impulsi. Le proprie abitudini ci governano ma noi crediamo di essere il re o la regina. Dunque, non basta semplicemente svegliarci e guardare, ma occorre ritrovare se stessi e realizzarsi, per fornire ali che aiutini i propri figli a realizzarsi. Dobbiamo riscoprire il nostro potenziale e raggiungere la nostra realizzazione personale, solo allora potremo trasmettere ai nostri figli la forza e il coraggio necessari per affrontare le loro sfide, aiutandoli a sviluppare le loro ali e a volare verso i loro sogni. Come in Ali per immaginare, allo stesso modo, a proposito dei valori di coraggio, lealtà e crescita personale, nella favola dei Tre Moschettieri, scopriamo che ognuno di loro, Athos, Porthos e D’Artagnan, ha affrontato le proprie sfide e ha superato i propri limiti non solo per diventare migliori come individui, ma per sostenere e proteggere chi gli stava accanto.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente altre storie o libri per bambini?
Assolutamente sì, ho molti progetti in cantiere che spero di poter condividere presto con i miei lettori. Il prossimo libro su cui sto lavorando avrà come protagonisti degli animali, ognuno con le proprie particolarità e piccoli difetti. Tuttavia, la magia e l’immaginazione giocheranno un ruolo cruciale nella loro avventura. Questa storia sarà un viaggio in cui ogni personaggio imparerà ad accettare e superare le proprie imperfezioni, scoprendo che proprio queste caratteristiche, che inizialmente sembravano un ostacolo, possono diventare la chiave per raggiungere i loro obiettivi. Sarà un libro che parlerà di resilienza, accettazione di sé e della forza dell’immaginazione, temi che ritengo fondamentali per la crescita personale, specialmente nei bambini. L’idea è di creare un racconto che possa essere non solo divertente e coinvolgente, ma anche educativo, aiutando i giovani lettori a comprendere l’importanza di vedere oltre i propri limiti e di valorizzare le proprie unicità. Come nel mio precedente lavoro, “Ali per immaginare”, anche in questo progetto le illustrazioni giocheranno un ruolo centrale, arricchendo la narrazione e offrendo una dimensione visiva che catturi e stimoli l’immaginazione dei lettori di tutte le età. Sono molto entusiasta di questo nuovo progetto e non vedo l’ora di poter condividere questa nuova avventura con tutti voi. La combinazione di parole e immagini continuerà ad essere il cuore del mio lavoro, perché credo fermamente che questa fusione possa creare esperienze narrative profonde e indimenticabili.
Ringraziamo Federica Pratelli per aver condiviso con noi il meraviglioso viaggio dietro la creazione di “ALI PER IMMAGINARE. WINGS TO IMAGINE”. Le sue storie non solo offrono ai bambini ali per immaginare, ma ricordano a tutti noi l’importanza di sognare e credere nei propri sogni. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire questo incantevole libro e a lasciarsi trasportare dalla magia delle parole e delle immagini di Federica. Grazie per averci seguito e alla prossima intervista!
