GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: 319 – L’ultimo soldato – Tommaso Costa

Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di ospitare Tommaso Costa, autore del toccante e avvincente romanzo “319 – L’ultimo soldato”. Ambientato nel 1944, il libro narra la storia di Thomas Baker, un giovane americano di ventitré anni che decide di arruolarsi nei fucilieri e partire per l’Europa non per motivi patriottici, ma per cercare suo fratello Brian, scomparso in quelle stesse terre. Il viaggio di Thomas lo porterà a vivere gli orrori della guerra e a diventare uno dei protagonisti dello sbarco in Normandia. Tommaso Costa ci racconterà di più sul suo romanzo, sul protagonista e sull’intensa ricerca che ha compiuto per scrivere questa storia straordinaria.

Tommaso, cosa ti ha ispirato a scrivere “319 – L’ultimo soldato” e come hai sviluppato il personaggio di Thomas Baker?

Tutto è partito in terza media; durante le lezioni di matematica io e il mio migliore amico tiravamo fuori carta e penna e ci mettevamo a fare dei fumetti, con tanto di copertine disegnate, vignette e tutto il resto, creavamo dei personaggi e poi attorno a loro ci creavamo una storia. La mia passione per la storia contemporanea, specie per il periodo della prima metà del ‘900, fece in modo che i miei personaggi, due soldati americani con le fattezze mie e del mio amico, vennero infilate nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. Poi in prima superiore, affezionatomi a quella storia inventata per passarci il tempo, decisi di darle un contesto storico preciso, una trama seria e dei nuovi personaggi, quasi tutti creati utilizzando le fattezze fisiche e caratteriali dei miei migliori amici; in particolare i personaggi di Enrico Moretti, Nolan Smith e Lawrence Brown. Il mio, Thomas Baker, nasce proprio così, immaginandomi personalmente catapultato in quell’epoca durante il conflitto. Per i disegni del mio personaggio quindi posso dire che mi sono utilizzato come “modello” di me stesso.

La storia di Thomas è profondamente personale e intensa. Quanto c’è di reale nella sua ricerca del fratello e quanto è frutto della tua immaginazione?

La ricerca del fratello, Brian Baker, è reale fino al punto in cui Thomas stesso non inizia a vacillare e a dubitare di poter raggiungere il suo vero obiettivo. Tra un capitolo e l’altro il suo plotone deve affrontare molte volte i tedeschi, tra città da liberare e agguati lungo il percorso stabilito, e tra un conflitto a fuoco e un altro si vede strappar via molti commilitoni, alcuni dei quali che già aveva avuto modo di conoscere e stringere nuovi legami. Tutte queste perdite e queste vicende tolgono pian piano la forza in Thomas di continuare la ricerca, ed è qui che decisi di dargli quella scintilla particolare: la speranza. Nell’ultima revisione del libro decisi di inserire all’inizio dei capitoli, in modo alternato, dei ricordi di vita quotidiana tra Thomas e Brian, ricordi che si muovono dal più lontano al più recente. Quei ricordi sono così cari a Thomas perché, seppur pochi, sono gli unici momenti di spensieratezza e di tranquillità che ha avuto con suo fratello, dato che la loro gioventù è stata influenzata maggiormente dagli scontri e dalle litigate con il loro padre, un veterano della Prima guerra mondiale che ancora, dopo molti anni, si trascinava dietro i traumi di quell’orribile conflitto. Per questo quei ricordi sono così cari al protagonista, tanto da ridargli a fine giornata quella forza e quella speranza autentica di proseguire nel suo intento.

Lo sbarco in Normandia è un evento storico cruciale. Come hai affrontato la descrizione di un momento così importante e drammatico nel tuo libro?

Ammetto che non è stato per niente facile organizzare il contesto storico con la mia storia. Lo Sbarco in Normandia è una delle più grandi operazioni militari della storia e decretò l’apertura di un secondo fronte alleato in Europa, dopo quello siciliano. Lo Sbarco è stato rappresentato decine e decine di volte nei film, ricostruzione magnifica dell’evento è da attribuire al film “Salvate il soldato Ryan”. Lo cito proprio perché il punto di vista del protagonista in quei primi minuti del film mi diede l’idea di come raccontare alcune delle scene di guerriglia tra i miei personaggi e i tedeschi, scene di guerriglia realmente avvenute come la presa di Carentan e di Caen. C’è però da dire che, come poi ho deciso di scrivere a fine libro, i miei personaggi seguono un percorso diverso da quello che venne effettuato dagli alleati nel suolo francese. Nel mio libro, allo Sbarco in Normandia partecipa Bryan Baker, mentre il fratello Thomas sbarca nella spiaggia di Jobourg (nella penisola di Cotentin, a nord-ovest) circa un mese dopo, per poi proseguire verso la città di Cherbourg, a est. Queste due città nella realtà verranno invece liberate passando prima da Cherbourg e poi da Jobourg e senza quindi lo sbarco sulla spiaggia di quest’ultima. È quando passeranno nei pressi della spiaggia di Omaha e Utah che seguiranno il vero percorso effettuato realmente dagli Alleati. Inserire nel libro le varie operazioni militari e descriverle con eventi e conflitti è stata senza dubbio la parte più difficile del libro perché il rischio era di cadere in una narrazione mediocre e falsa di evento così importante; infatti, l’unica cosa che è nata dalla mia immaginazione è stato l’inserimento dell’Altopiano di Caen, un enorme distesa di terra di nessuno disposta a pochi chilometri dalla città a sua difesa, rendendone molto difficile la liberazione dai tedeschi. Non voluto descrivere altri avvenimenti mai esistiti perché avrebbe tolto al libro il valore di un Narrativa Storica.

Nel romanzo, Thomas deve confrontarsi con una realtà brutale e sanguinaria. Come hai bilanciato gli aspetti storici della guerra con l’evoluzione personale del protagonista?

Questo è stato un po’ più semplice. Mentre narravo scene di guerra ho lasciato che piano piano il personaggio si facesse coinvolgere sempre di più nel conflitto, ferendosi, salvando i suoi compagni e perdendone alcuni. Ho usato la mia empatia per provare a immedesimarmi in quel ragazzo terrorizzato dalla guerra e a chiedermi “Cosa cambierebbe in me in questa situazione?” Il resto é venuto da sé; molte scene sono cruenti e lo ammetto, ma purtroppo in quei momenti certe scene erano all’ordine del giorno e avere quella sensazione di essere appesi ad un filo, ad una fortuna cieca di non essere stato colpito durante uno scontro ha lasciato che, pagine dopo pagine, il mio personaggio si trasformasse in un assassino senza sentimenti e guidato soprattutto da un senso istinto di uccidere per vivere, totalmente all’opposto di com’era all’inizio del libro. Perché come scritto in copertina, la guerra rende gli uomini degli animali, dei demoni.

Quali sono i messaggi principali che speri i lettori possano trarre dalla lettura di “319 – L’ultimo soldato”?

É una domanda che mi son sempre posto anch’io, fin da quando lo pubblicai la prima volta sei anni fa in un’applicazione per scrittori. Io spero che i miei lettori, anche quelli più giovani, possano comprende fino in fondo che quando si parla di guerre non si parla di numeri, non si parla di vinti e di sconfitti, ma si parla di persone proprio come noi seppur di tempi diversi e lontani dai nostri. Che siano persone spinte da valori patriottici o costretti a imbracciare le armi si parla di persone che sotto la divisa, sotto le tradizioni, la lingua e l’aspetto, sono uguali a noi e noi a loro. E in questo momento storico così delicato spero che venga colto questo messaggio, perché vedo che stiamo assistendo ad un disfacimento radicale dell’umanità, ed è davvero preoccupante, secondo me, che ci sia per alcuni uomini al potere una tale semplicità nel dichiarare guerra o nel minacciare attacchi militari dei popoli innocenti. Non ho molti anni per poter fare discorsi carichi di esperienza o di saggezza, ma vedendo come sta andando il mondo sono convinto che ad oggi se si vuole la pace bisogna preparare le parole, non la guerra. Spero che almeno questo venga colto dai miei lettori.

Grazie, Tommaso, per aver condiviso con noi i dettagli di “319 – L’ultimo soldato” e per averci offerto uno sguardo approfondito sulla tua ispirazione e sul processo di scrittura. Il tuo romanzo ci ricorda l’importanza della determinazione e del coraggio in tempi di avversità. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire questa straordinaria storia di sacrificio e speranza. Continuate a seguirci per altre interviste e aggiornamenti dal mondo della letteratura. Alla prossima!

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