GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: IL CODICE DEL DESTINO – Antonio Favuzza

Benvenuti cari lettori del blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Antonio Favuzza, autore del romanzo “Il Codice del Destino”. Un’opera che riesce a intrecciare intensità e delicatezza, trascinandoci in un viaggio fatto di bellezza pura e riflessioni profonde. Il manoscritto protagonista del libro è l’unico testimone di verità scomode, capaci di scuotere le certezze di più di una famiglia. Attraverso le riflessioni di Gina, vediamo le sue scelte fatte con la fiducia di poter superare anche gli ostacoli più ardui. Parole intrise di consapevolezza, dolore e gioia, si trasformano in un dono prezioso per la nipote Flavinia. Ci chiediamo se l’universo ci metta alla prova con dolori sopportabili o se siano solo punizioni, mentre il destino, con tutte le sue varianti di libero arbitrio, sembra sempre trovare il suo percorso tracciato. Ora, senza ulteriori indugi, iniziamo la nostra intervista.

Antonio, da dove è nata l’ispirazione per “Il Codice del Destino” e quale è stata la scintilla iniziale che ha dato vita a questo manoscritto unico?

Lei mi chiede da dove è nata l’ispirazione e quale è stata la scintilla iniziale che ha dato vita a questo racconto. Ebbene, l’ispirazione è nata tanto tempo fa, quando mi sono reso conto che tante vicende, accadute durante il secondo conflitto mondiale, che mi erano state raccontate in parte dai miei genitori e in gran parte dai miei nonni, meritavano di essere raccontate. Soprattutto se condite, da una fervida immaginazione, con storie intriganti che riuscissero a suscitare la curiosità del lettore. La scintilla vera e propria, invece, è venuta fuori nel 2012 quando ho sentito forte l’impulso di scrivere ed ho immaginato che da tutte quelle storie si potesse realizzare un romanzo, mettendo insieme in un mix ben orchestrato tutti gli elementi che avevo conservato nella memoria prima che svanissero. Il punto è che nonostante sentissi questo impulso, non riuscivo a mettere in ordine tutti quei pensieri che si affollavano nella mente. Un giorno, anzi, una notte per essere più precisi, di punto in bianco, come ho scritto all’inizio del romanzo, ho cominciato ad immaginare, proprio come se stessi vedendo un film, tutte quelle situazioni che trovavano un posto preciso nella storia che avrei voluto raccontare. Ogni situazione prendeva il suo posto, proprio come tessere di un mosaico che vanno a formare il disegno completo. Stavo attingendo da quell’immenso serbatoio universale al quale tutti in particolari momenti possiamo accedere. Erano le immagini e le parole che dovevo velocemente mettere nero su bianco prima che svanissero.

Il personaggio di Gina è centrale nel tuo romanzo. Puoi raccontarci qualcosa di più sulla sua evoluzione e sul ruolo che gioca nella trasmissione delle sue esperienze alla nipote Flavinia?

Gina è il personaggio chiave di questo romanzo. Dimostra come, attraverso le vicende che hanno segnato profondamente la sua vita, nonostante la lotta intrapresa per sfuggire al proprio destino, lei sia riuscita, con l’accettazione, deponendo le armi contro il fato avverso e con la complicità del tempo a comprendere ed a elaborare le situazioni, intuendo che assecondandolo avrebbe consentito a questo piano Divino superiore di svolgersi. Solo in questo modo, aveva capito con il tempo, che tutto ciò sarebbe servito alla vera evoluzione spirituale, andando incontro al proprio destino. Ed ecco perché, alla fine, decide di condividere e trasmettere questa sua esperienza all’adorata nipote Flavinia, con la speranza che la ragazza facendo tesoro delle vicissitudini della nonna, riuscisse ad affrontare la vita in modo da comprendere meglio i meccanismi e le dinamiche di questa meravigliosa esistenza.

Le tematiche del destino e del libero arbitrio sono molto presenti nel tuo libro. Qual è il tuo punto di vista su questi concetti e come hai cercato di rappresentarli nel romanzo?

Per quanto riguarda le tematiche del destino e del libero arbitrio, prendendo spunto dalla parola araba “Maktub” -così è scritto- concetto che peraltro io sposo appieno, ho cercato di rappresentare nel romanzo, con le vicende vissute da Gina, le situazioni che spesso accadono nel corso della vita degli esseri umani, in generale, come quando prendendo una decisione (libero arbitrio) che dovrebbe portarci verso una certa direzione, gli eventi (fatalità) ci spingono nella direzione opposta. È esattamente il concetto di cui ci parla James Hillman nel suo libro “Il codice dell’anima” quando cita la teoria della ghianda. Nel seme c’è tutto, così come l’anima segue un codice ben preciso. Nel romanzo ho cercato di rappresentare tutto ciò facendo leva sul fatto che nonostante la piccola Gina abbia cercato in tutti i modi di sottrarsi ad un destino per lei avverso e crudele, il fato ci abbia messo comunque lo zampino per cambiare le sorti dei protagonisti, mandando all’aria qualsiasi programma.

La scoperta di verità scomode può essere devastante per le certezze di una famiglia. Come hai gestito questo tema delicato nella tua narrazione e quale messaggio hai voluto trasmettere ai tuoi lettori?

Per quanto riguarda il tema delle verità scomode che venendo a galla possono essere devastanti per una famiglia, devo dire che in realtà non ho gestito proprio nulla. Ho scritto tutto di getto, con un flusso ininterrotto di pensieri e parole che sgorgavano da quella fonte universale alla quale accennavo prima. Ovviamente, il tutto condito con l’invenzione di sana pianta di alcuni personaggi e situazioni che avrebbero dato più spessore al racconto. Il messaggio che spero passi al lettore è proprio quello di cercare di realizzare con consapevolezza, che nella vita esiste sempre la possibilità di effettuare delle scelte, ma che non possiamo mai essere certi del risultato finale. Siamo noi che scegliamo oppure è la vita che sceglie noi? In realtà bisogna accettare tutto di buon grado e comprendere che nulla va preso troppo sul serio. La vita è un gran bel gioco e, nonostante tutto, bisogna giocarla e viverla fino in fondo, con leggerezza.

C’è un momento o una scena nel libro che consideri particolarmente significativo o che rappresenta al meglio il messaggio che volevi trasmettere con “Il Codice del Destino”?

Una delle scene che considero particolarmente significativa e che, secondo me, rappresenta al meglio il messaggio che volevo trasmettere in questo romanzo, è legata alla vicenda, peraltro realmente accaduta, della carneficina che ebbe luogo a Palermo il 19 ottobre del 1944, quando durante una protesta davanti la Prefettura, Pietro perse la vita a causa dei militari che spararono ad altezza uomo contro una folla di civili che protestavano in maniera pacifica per la mancanza di cibo e lavoro. A dimostrazione del fatto che nonostante i piani di Gina e Pietro per sfuggire al loro destino, quest’ultimo nel suo codice essenziale e immutabile si avvale del fato, e quando occorre cambia il gioco e se è il caso anche le regole. È sempre lui il vincitore.

Grazie mille, Antonio, per aver condiviso con noi il dietro le quinte di “Il Codice del Destino”. Le tue parole hanno aggiunto ulteriore profondità e comprensione a questo romanzo affascinante. Speriamo che i nostri lettori abbiano trovato interessante questa chiacchierata e siano ispirati a scoprire le riflessioni di Gina e il potere del destino nelle pagine del tuo libro. Auguriamo a te e al tuo romanzo il successo che merita. Alla prossima intervista qui sul blog del Gruppo Albatros!

Un commento

  1. Sara Viola

    Un racconto che mi ha letteralmente “rapita”!

    Intrigante, dalle vicende spesso inattese, come il fatto che quando arriva non lo aspetti e ti sorprende spesso, mentre sei impegnato a fare altri progetti.
    Da leggere, da gustare, da regalare, da diffondere!

    Grazie Antonio!

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