Benvenuti cari lettori del blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo l’onore di intervistare Flaminia Malvezzi Campeggi, autrice del libro “Se Galileo incontrasse Einstein”. Con una carriera dedicata all’insegnamento e una passione per la riflessione scientifica, Flaminia ci presenta una visione affascinante in cui grandi menti della storia della scienza si incontrano per condividere le loro conoscenze. Scopriamo di più su questa intrigante opera e sul percorso che ha portato alla sua creazione.
Flaminia, cosa ti ha ispirato a scrivere “Se Galileo incontrasse Einstein”?
Era da tanto che volevo mettere nero su bianco le mie idee scientifiche. Ne ho moltissime, sono quasi pericolosa, alcune migliori alcune meno buone sicuramente. Ho pensato, per iniziare, di scrivere quello che conosco meglio. Essendo laureata in fisica, la mia base scientifica è questa. Poi il titolo, quello di un incontro. E’ un incontro che, nello spiegare la fisica sia a scuola che all’università, ho sempre fatto avvenire, io come i miei colleghi. L’idea nuova, penso, è stata quella di vederli fisicamente vicini a dialogare, ma dal punto di vista scientifico hanno già dialogato milioni e milioni di volte in ogni corso di fisica a qualsiasi livello di studio. Certo c’è una naturale disparità cronologica, Galileo non sa in che modo la fisica è progredita dopo di lui.
Nel tuo libro, immagini un dialogo tra alcuni dei più grandi scienziati della storia. Come hai deciso quali scienziati includere e quali temi far emergere dalle loro conversazioni?
Il mio spirito guida è stato la coerenza e l’omogeneità scientifica del singolo dialogo. Potrei nuovamente dire che ho molti altri scienziati da far dialogare. Nel fare una scelta ho pensato ai lettori, a cosa potesse loro interessare e quali teorie scientifiche poteva valer la pena di rendere più accessibili. Mi sono concentrata sulla fisica moderna, ma conto di andare verso quella classica. Ho pianificato un secondo libro proprio con il gruppo Albatros. Poi ho cercato di non includere troppi nomi, e qui sicuramente ho dovuto fare una scelta anche ingiusta, perché ad aver contribuito alle grandi scoperte che descrivo sono stati in molti. Di nuovo, ho pensato ai lettori. Galileo, Newton e Einstein li conoscono sicuramente. Generalmente meno noti sono Marie Curie e Erwin Shrodinger e ho citato James Maxwell. Spero così di aver aggiunto un tassello di conoscenza in chi ha voluto leggermi. A me leggere serve a questo! Naturalmente Carlo Rovelli è a parte, i suoi libri di divulgazione della fisica coprono tutta la fisica moderna e anche le teorie emergenti, e sono molto conosciuti. Ho citato le sue parole e il suo personaggio mi ha aiutata nell’unire la fisica classica e la fisica moderna.
Qual è stato il ruolo del tuo background di insegnante nel processo di scrittura di questo libro?
Credo che sia quello di mettermi nei panni di chi legge o ascolta. L’insegnamento è in qualche modo un dono, la tua conoscenza, per quanto piccola possa essere, verso gli altri. Non sempre chi ascolta è interessato, ognuno di noi ha i suoi gusti e ci mancherebbe altro. Ma alle volte, per donare quel pizzico di conoscenza in più che rende appagata la nostra, naturale, voglia di imparare anche argomenti lontani da noi, basta mettersi nei panni di chi ascolta. Il mio background di insegnante mi ha allenata moltissimo in questo. Non so se sono riuscita con se Galileo incontrasse Einstein, ma ci ho provato. E lo stesso dicasi per le mie classi! Non so se riesco a renderli interessati, ma ci provo.
Secondo te, quale sarebbe la reazione di Galileo e degli altri scienziati più antichi di fronte alle teorie moderne di fisica?
Sorpresa, stupore, incredulità e dubbio. Del resto, Albert Einstein per primo, così come Max Planck e altri che hanno lavorato in quegli anni, erano assolutamente sorpresi dalle loro scoperte, persino spaventati.
Quale messaggio speri che i lettori colgano da questo incontro immaginario tra grandi menti scientifiche?
Forse spero ci sia più di un messaggio e che ognuno trovi il suo in base al proprio background. La mia intenzione era dare il messaggio che insieme si lavora e insieme si raggiungono i risultati, non importa quanto uno sia genio. E anche una visione storica sulla scienza e, perché no, sui nostri errori, di cui Galileo Galilei è l’esempio rappresentativo. Non da ultimo, la tendenza a creare dei miti singoli, quale è Albert Einstein, dimenticando la dimensione del gruppo. Infatti, il secondo libro metterà in scena il suo co-vincitore di premio Nobel, Max Planck.
Grazie mille, Flaminia, per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e il processo creativo dietro “Se Galileo incontrasse Einstein”. È stato davvero illuminante esplorare le interazioni tra questi giganti della scienza attraverso la tua prospettiva. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire il libro per immergersi in questo affascinante dialogo tra epoche e idee. Alla prossima intervista sul blog del Gruppo Albatros!
