GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Natura, Bellezza, Verità – Ugo Maria Morelli

Benvenuti a tutti i lettori del Blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Ugo Maria Morelli, autore del libro “Natura, Bellezza, Verità”. Questo straordinario elaborato mette in luce l’immensa produzione letteraria e filosofica di Ralph Waldo Emerson, considerato il padre del trascendentalismo americano del XIX secolo. Attraverso un lavoro di ricerca e traduzione meticoloso, Morelli raccoglie il pensiero dell’eminente filosofo, esplorando tematiche che spaziano dalla filosofia alla poesia, dalla saggistica all’attività oratoria. Emerson, con il suo pensiero innovativo, ha influenzato profondamente la cultura americana e non solo, diffondendo idee basate sul rispetto della vita e dell’esistenza e mettendo in discussione i valori tradizionali. La centralità del suo pensiero si concentra sull’Over-Soul, una forza trainante per il conseguimento della Verità e mezzo diretto di comunicazione tra gli uomini. Nella sua opera, la Natura è vista come una forza dinamica e benigna, regolata dal Divino, e il suo invito a credere in sé stessi e nelle proprie capacità risuona ancora oggi.

Cosa l’ha spinta a scrivere un libro su Ralph Waldo Emerson e quali aspetti del suo pensiero ha trovato più affascinanti?

Mentre stavo svolgendo un lavoro di ricerca ed ermeneutico sui testi originali di Emerson per l’università, in vista della mia tesi di Laurea Magistrale in Filosofia, mi sono reso gradualmente conto che, un autore così ricco di cose da dire, e così moderno e provocatorio rispetto già all’epoca in cui scriveva (l’Ottocento americano), era davvero un peccato lasciarlo a prendere la polvere in un lavoro universitario. Un pubblico potenzialmente assai più ampio ed eterogeneo di quello universitario poteva infatti essere la sua naturale destinazione. Emerson è un autore ricco, variopinto, eclettico, spontaneo e provocatore, ma anche molto profondo e spirituale. La sua cultura enciclopedica lo fa assomigliare a un Goethe americano. La sua mistica a un profeta del domani, anche se letto con la mentalità di oggi. Penso che molti autori più moderni o attuali, se accostati ad Emerson e al suo pensiero, rischierebbero di sembrare vecchi e bigotti. La sua filosofia indaga qualsiasi argomento dello scibile umano e non lascia spazio a dubbi sulle sue intenzioni, perché Emerson mette filosoficamente in dubbio qualsiasi concetto si sia fossilizzato nella cultura e nella tradizione del suo tempo, e non ha rispetto reverenziale per nulla, se non per la capacità dell’umanità, e degli individui che la compongono, di superare sé stessi, le proprie ipocrisie, i propri limiti mentali e culturali. Col suo concetto di “self-reliance” (ita: autosufficienza/fiducia in sé stessi), Emerson, padre indiscusso del pensiero degli Stati Uniti di prima fondazione, per primo propose quel sano individualismo fatto di fiducia intuitiva nel proprio potenziale che ciascun essere umano dovrebbe avere. Tale individualismo è la speranza e l’implicita promessa della costruzione di una nuova cultura puramente americana, che non dovrà essere più sottomessa al dominio culturale della vetusta, formale e immobile Europa, ma che dovrà essere una cultura nuova e progressista la quale porrà le sue basi sul modello di un essere umano conscio del proprio potere di individuo autonomo e autonomamente pensante, e quindi votato al progresso e all’innovazione in quanto “uomo nuovo”. Per Emerson gli appena nati Stati Uniti devono trarre carburante evolutivo da quegli individui che hanno il coraggio di essere sé stessi fino al punto da innovare qualcosa in qualche ambito, tale individualismo costruttivo oggi ricade sotto la più famosa etichetta concettuale del “self made man”. È indubbio che, a distanza di quasi due secoli da quando scriveva Emerson, questo modello culturale, sociologico ed economico, non solo abbia portato gli Stati Uniti molto lontani dalla loro condizione di “ex-colonia Europea”, ma gli ha addirittura permesso di “imporre”, in maniera implicita, il loro modello culturale “vincente” al resto del pianeta. Nel mio libro tratterò diffusamente dell’individualismo emersoniano, ma cercherò anche poi soprattutto di far notare come il trascendentalismo di Emerson non sia affatto in antitesi con una visione scientifica della natura e dell’universo, divenuta imperante col positivismo ottocentesco, ma piuttosto vada a completarla, aggiungendo ad essa un livello di lettura poetico e mistico. Emerson è stato in grado di proporre un originale e impensabile nesso armonico tra l’interpretazione scientifica dell’universo e un’interpretazione spirituale e quasi magica dello stesso, il tutto traendo ispirazione anche dalla sua immensa conoscenza della filosofia, e della visione della Natura che in particolare ebbero Goethe, Spinoza e i filosofi antichi. 

Nel suo libro, lei esplora il concetto di Over-Soul di Emerson. Può spiegare ai nostri lettori cosa rappresenta e quale rilevanza ha nel pensiero di Emerson?

Parto col dire che, sebbene il concetto di “Over-Soul” (ita: “Sovra-Anima”), sia un concetto chiave in Emerson, quasi la “chiave di volta” per interpretare correttamente tutto il suo pensiero; egli non si dilunghi mai troppo, in nessuna sua opera, a specificarne i confini e i dettagli. Lascia all’intuizione dei più attenti lettori delle sue opere derivarne il senso complessivo, l’essenza, e il raggio d’azione. Nel corso del mio libro tornerò ripetutamente sull’Over-Soul e sui significati che può racchiudere e che Emerson stesso ha raramente e solo parzialmente esplicitato. Secondo la mia personale interpretazione l’Over-Soul emersoniana, non solo è quel nesso animico che collegherebbe il fondo della psiche di tutti gli esseri umani, facendo sì che questi possano riconoscersi tra di loro come simili (se non come fratelli), e quindi comunicare tra di loro e provare reciproca empatia, ma sarebbe addirittura quel “fondo dell’anima umana” che per Eraclito era vasto quanto l’universo stesso perché in effetti potrebbe ad esso corrispondere in un modo che dobbiamo ancora scoprire o anche solo provare ad immaginare. Nel mio libro poi, proverò a interpretare e a spiegare l’Over-Soul emersoniana anche attraverso la mistica cristiana, indiana e pagana antica, di cui Emerson era in effetti cultore e profondo conoscitore. Mostrerò come concetti filosofici presenti del cristianesimo delle origini, nella filosofia stoica e neo-platonica, e nei testi sacri indiani siano le fondamenta concettuali sulle quali Emerson ha costruito la sua “Over-Soul”. Nondimeno ritengo di essere il primo ad aver teorizzato, e nel mio libro ampiamente dimostrato, che l’“Over-Soul” emersoniana (che è un po’ “Anima Mundi stoica” e un po’ “inconscio collettivo junghiano ante-litteram”), quando si appresta a “creare” la natura, e quindi l’universo, ha lo stesso identico modus operandi della Natura Naturans di Spinoza. Tra le tematiche più importanti della filosofia di Emerson troviamo però certamente anche la Natura, che per il filosofo di Boston è assimilabile alla complessità dell’universo e di Dio, e allo stesso tempo è intrecciata a doppio filo con la vita di ciascun essere umano, fin nelle cose più apparentemente insignificanti. La sua idea di Natura è eclettica, mistica e profonda, e tiene insieme, tanto lo spinozismo quanto il neo-platonismo, ma anche le credenze proprie degli antichi culti misterici del mondo classico e pre-classico. 

Ugo Maria Morelli con libro su R.W.Emerson

Emerson ha avuto un’influenza significativa sia negli Stati Uniti che in Europa. Come crede che il suo pensiero abbia plasmato la cultura occidentale contemporanea?

Sicuramente, ad oggi, Emerson, in Italia, è semi-sconosciuto, non so nelle altre parti d’Europa come si posizioni tra i filosofi più letti e ragionati. In America ricopre in maniera indiscutibile il ruolo di padre fondatore del pensiero filosofico e della cultura americani, e nel panorama culturale statunitense la sua figura si staglia ancora a monte di molte figure di pensiero americane che da lui hanno tratto ispirazione in maniera sia diretta che indiretta. Emerson in America fu inoltre il principale teorico nonché il leader del movimento trascendentalista americano e fu, per diversi esponenti di tale formidabile movimento culturale, come Henry David Thoreau, Margaret Fuller, Bronson Alcott e Nathaniel Hawthorne, sia un mentore che un amico. Ad esempio, le idee di Thoreau sull’autosufficienza individuale e sulla Natura furono in gran parte derivate da quelle di Emerson, il quale comunque incoraggiò l’amico Thoreau a sviluppare anche in autonomia la sua propria visione del trascendentalismo. E così fece, tanto che in alcune realtà, come quella del panorama culturale italiano, Thoreau risulta un nome paradossalmente assai più conosciuto di quello di Emerson stesso, forse per la decisione di Thoreau di rendere più pratiche e immediate le altrimenti assai teoretiche idee trascendentaliste riguardanti il rapporto tra uomo e natura. Un altro motivo per cui Thoreau in Italia ha avuto più fortuna del suo maestro risiede probabilmente nella sua volontà di essere più apertamente politico e anarchico nel suo pensiero rispetto a Emerson, il quale comunque propugnava per un forte individualismo atto a contrastare il conformismo e le istituzioni che, secondo lui, limitano la libertà personale e la crescita spirituale dell’individuo, anche se si mantenne sempre nell’ottica di un tendenzialmente pacifico progressismo radicale. I saggi di Emerson posero poi anche le fondamenta per quella che sarà una corrente filosofica, quella del pragmatismo americano, che ebbe un impatto significativo sulla filosofia, sulla psicologia, sull’educazione e sulla politica, prima americane e poi europee. Eminenti esponenti del pragmatismo furono William James e John Dewey, in Italia anch’essi assai più famosi di Emerson, i quali hanno ragionato e scritto diffusamente sul pensiero di Emerson e ne hanno debitamente riconosciuto l’influenza sui loro lavori. Emerson fu nondimeno anche lo scopritore e il primo sostenitore di quello che diventerà il padre della poesia americana: Walt Whitman, e Whitman farà sempre riferimento, nelle sue opere, tanto all’individualismo, quanto alle idee trascendentali sulla natura di Emerson. Venendo infine all’Europa, è interessante notare che l’individualismo Emersoniano, il suo stile dissacrante, e la sua critica radicale alla religione tradizionale (e fu forse anche questo un motivo per cui una nazione fortemente cattolica come l’Italia non ha mai accolto a braccia aperte Emerson e la sua importanza culturale) furono potente ispirazione per Nietzsche che considerava Emerson una sorta di “anima gemella”, sia dal punto di vista filosofico che da quello spirituale; anche se lo conobbe solo dai suoi scritti, che lesse e rilesse meticolosamente più volte, prendendo addirittura appunti (che ci sono pervenuti) nel corso di tutta la sua vita. Dal pensiero di Emerson Nietzsche trasse ispirazione per sviluppare il suo senso critico rispetto alla società e alla religione, ma anche alcune sue famosissime tematiche quali l’“Oltre-Uomo”, la “Volontà di Potenza”, e l’“Eterno Ritorno”. La critica emersoniana ai valori tradizionali giungerà a contaminare indirettamente finanche l’esistenzialismo di Martin Heidegger, forse il filosofo europeo più importante del Novecento che, inconsapevolmente (non si ha infatti prova che Heidegger conoscesse gli scritti di Emerson), la erediterà già rielaborata e fatta propria da Nietzsche. 

Il titolo del suo libro, “Natura, Bellezza, Verità”, richiama tre concetti chiave per Emerson. Come si interconnettono questi elementi nel pensiero emersoniano?

Diciamo che provare a rispondere alla sua domanda significherebbe cercare di riassumere all’osso l’intero saggio (parliamo di circa 300 pagine nella sua versione cartacea), il quale ha proprio l’intento di fare emergere, graduatamene, in che modo i tre concetti di “Natura”, “Bellezza” e “Verità” siano intrinsecamente interconnessi nel pensiero emersoniano. Rimetto pertanto ai lettori della mia opera il piacere di scoprire le molteplici sfaccettature filosofiche di questa “interconnessione”. Per ora posso solo facilmente anticipare che la “Natura” va intesa come l’universo naturale così come lo percepiamo individualmente, in maniera immediata e soggettiva, la “Bellezza” va intesa come quel sentimento estetico che ci procura meraviglia e gioia nell’osservazione di questo universo naturale e che ci ispira a volerlo studiare e a capirne sempre di più; ma soprattutto a indagarne eventualmente il senso ultimo, la “Verità” appunto, che nell’opera si scoprirà avere uno strettissimo collegamento con il senso e il fine ultimo della vita umana. È un messaggio molto bello, a mio avviso, quello derivabile dal pensiero di Emerson, riporta l’umanesimo allo stesso livello dignitario del pensiero scientifico, completando e arricchendo quest’ultimo senza stravolgerlo. Ritengo inoltre che anche oggi la filosofia dovrebbe saper proporre una visione maggiormente umanistica della scienza. Anche se oggi non ci troviamo più nell’Ottocento positivista, sono convinto che una visione olistica dell’universo, come quella di Emerson, aiuterebbe a smorzare lo sterile scientismo che oggi un po’ “deumanizza” il sapere umano contemporaneo nel suo complesso. 

Il processo di ricerca e traduzione di testi filosofici può essere complesso e impegnativo. Quali sono state le principali sfide che ha incontrato nel realizzare questo libro?

Posso sicuramente dire che, per tradurre della filosofia da una lingua a un’altra, è assolutamente necessaria una discreta conoscenza della filosofia e dei suoi termini tecnici prima ancora che della lingua da tradurre (in questo caso l’inglese americano dell’Ottocento), e questo vale, penso sia facilmente intuibile, per qualsiasi materia oltre alla filosofia. Detto questo, tutte le citazioni testuali di Emerson che sono riportate nel mio libro sono state da me tradotte parola per parola. La traduzione da me operata dei testi originali di Emerson è stata il più possibile letterale e ha sempre cercato di rispettare i periodi, a volte arzigogolati, dell’autore che, seppur dotato di un’arte retorica già ai suoi tempi rinomata come sopraffina, non mancava talvolta di prendersi delle licenze dalla grammatica inglese convenzionale. Il suo stile retorico era infatti noto per essere innovativo a tal punto da concedersi a deviazioni dalle regole grammaticali tradizionali. Questo suo modo di esprimersi era poi anche un po’ il riflesso della sua filosofia trascendentalista, che enfatizzava l’individualismo e la conseguente “originalità” che ne poteva derivare; anche se non sempre i suoi contemporanei glielo perdonarono. Mark Twain criticò Ralph Waldo Emerson per il suo uso della grammatica, non che Twain la trovasse propriamente sbagliata, ma piuttosto “scomoda” e capace di interrompere il flusso della lettura, paragonandola addirittura a della “ghiaia nel pane”. Il mio lavoro di ricerca sui testi originali e di traduzione, che per altro è stato molto più esteso di quello che si può vedere nel libro (ho dovuto tagliare e selezionare molto per citare l’autore nella giusta misura rispetto alle necessità ermeneutiche del libro), si è reso assolutamente necessario poiché, in italiano, Emerson non è stato mai tradotto integralmente. E’ vero anche che Emerson ha prodotto esclusivamente saggi di relativamente breve estensione, se presi singolarmente, ma questi, quando trovati in commercio tradotti in italiano, presentano anzitutto una traduzione a volte più libera di quanto sia auspicabile, ma soprattutto vengono scelti dagli autori o dagli editori in maniera arbitraria e vengono da essi ordinati in collezioni gravemente incomplete che, per di più, non rispettano quasi mai l’ordine delle collezioni di saggi originali di Emerson (e fu Emerson stesso a scegliere l’ordine di tali collezioni). Senza contare che molti saggi di Emerson, anche fra quelli più celebri, in italiano non sono stati semplicemente mai tradotti. Ci tengo a precisare pertanto che tutte le traduzioni dei passi di Emerson citati nella mia tesi sono state curate da me con attenzione certosina e provengono dalla collezione completa in lingua inglese degli scritti di Emerson che ho letto e analizzato integralmente, essa è: Delphi Complete Works of Ralph Waldo Emerson, Hastings, East Sussex, United Kingdom, Delphi Classics, 2015, Kindle Edition – nelle sue 6414 pagine sono contenuti tutti i saggi di Emerson, anche quelli pubblicati postumi, e la corrispondenza con Carlyle, nonché la sua produzione poetica che, se letta con attenzione, fa trasparire molti “non detti” della filosofia di Emerson, aiutando molto a comprenderla. Inoltre, per completezza dell’informazione, ho tenuto conto, sia nelle citazioni, che in bibliografia, delle eventuali differenze tra le varie edizioni e riedizioni dei vari saggi e delle collezioni di saggi originali. Ho riportato inoltre in bibliografia le principali collezioni complete e le principali collezioni di opere secondarie (anche epistolari) di Emerson in inglese alle quali gli studiosi di Emerson possono fare riferimento. A fronte di tanto prolissa precisazione, mi auguro che ai miei eventuali lettori possa piacere il modo in cui nel mio libro ho tentato di comprendere, rivivificare e reinterpretare la filosofia di Ralph Waldo Emerson e auguro loro una buona lettura!

Grazie mille, Ugo Maria Morelli, per aver condiviso con noi le sue riflessioni e per averci offerto uno sguardo approfondito sul suo lavoro e sul pensiero di Ralph Waldo Emerson. Il suo libro, “Natura, Bellezza, Verità”, rappresenta un contributo prezioso per chi desidera comprendere meglio l’opera di uno dei più grandi pensatori americani del XIX secolo. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire questo affascinante libro e a lasciarsi ispirare dalle idee di Emerson. Restate sintonizzati per altre interviste e approfondimenti sul nostro blog. Grazie per averci seguito e alla prossima!

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