GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Diapositive con didascalia – Basilio Romano

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Basilio Romano, autore del libro “Diapositive con didascalia”. Nato nel 1953 in un piccolo paesino della Calabria centrale, Basilio ci racconta, con una nostalgia commovente, la sua adolescenza trascorsa nella periferia sud di Torino negli anni ’60 e ’70. Il suo libro è una raccolta di ricordi che dipingono vividamente la vita di un gruppo di amici e la loro crescita in un ambiente spesso etichettato negativamente. Siamo lieti di approfondire con lui il significato e le ispirazioni dietro questa opera affascinante.

Basilio, cosa ti ha spinto a scrivere “Diapositive con didascalia” e a condividere questi ricordi della tua adolescenza?

La risposta è implicita nella domanda stessa. Ho scritto “diapositive con didascalia” perché desideravo condividere i miei ricordi con le persone ancora presenti nella mia vita. Molte di loro che compaiono nelle mie “diapositive” han fatto perdere le loro tracce. Alcune sono ancora presenti ed è piacevole per me passare diverse ore della mia giornata con loro.

Nel tuo libro parli molto dei tuoi amici e delle vostre esperienze comuni. C’è un aneddoto o un momento particolare che ti è rimasto impresso più di altri?

Poco prima che Emma partisse per New York dove avrebbe contribuito, con la sua, tutt’altro che provata, capacità imprenditoriale, ad aprire la filiale italiana (solo qualche giorno prima, aveva accettato la proposta che l’azienda per la quale lavorava in qualità di impiegata-venditrice di apparecchiature scientifiche, le fece), ci trovammo casualmente a camminare per un lungo viale di Torino.  Ad un certo punto sul marciapiede opposto a quello in cui stavamo camminando Emma scorse il responsabile dell’ufficio economato della sua azienda. Anche lui ci vide e decise di attraversare il corso per venirci a salutare e, forse, per scambiare con noi qualche battuta. Nel fare ciò dovette passare attraverso un largo controviale in terra battuta posto fra due carreggiate stradali. Non so se fosse per l’impellente voglia di parlare con Emma o se fosse una sua peculiare caratteristica quella di percorrere strade dall’aspetto malagevole senza pensare alle probabili conseguenze negative che possono capitare, fatto sta che, a causa della pioggia appena scesa su Torino che aveva inzuppato profondamente il controviale, nel camminare, si riempì di fango le suole delle scarpe. Lascio immaginare la scena ridicola che lo vide protagonista. Sotto le sue scarpe si era appiccicato del fango che, espanso, aveva la forma di due ampi piatti incollati sotto le suole. A causa di ciò lo si vedeva camminare dolandosi e con le gambe larghe. Si avvicinò con un ampio sorriso, forse perché cercava di minimizzare l’accaduto e nel fare ciò dalla sua bocca uscì una spera di luce a causa di un dente foderato con una capsula dorata. Io ed Emma, probabilmente più imbarazzati di lui, cercammo di non ridere per la scena buffa a cui stavamo assistendo. Un sabato pomeriggio, rivangando l’accaduto e per rendere edotti gli altri soci del circolo in cui ci rechiamo spesso per la partita a carte: “… camminava con le gambe larghe” disse Emma fra un singulto strozzato e l’altro nel tentativo di soffocare la risata che, presente nel suo cervello, tentava di scaturire dalla sua bocca. “… ed il bagliore per il dente foderato?” replicai io, con l’intenzione di bissare il suo pensiero, e nel frattempo, pensavo che, se non avessimo assistito, molti anni prima, a quella scenetta buffa, non avremmo passato tanti bei momenti in allegria!

001

La periferia è spesso vista in modo negativo. Come pensi che il tuo libro possa contribuire a cambiare questa percezione?

La periferia delle grandi città, vedi Napoli, Palermo, Milano; Torino, non è spesso vista in modo negativo, bensì è sempre vista in modo negativo. Ormai è un ‘luogo comune’ pensare che la delinquenza delle grandi città si forma nelle sue periferie. Non c’è trasmissione televisiva che occupandosi di questi fenomeni non faccia riferimento alle periferie delle città. La mia esperienza, come credo di aver descritto nel mio libro, è stata tutt’altro che negativa, direi anzi, positiva. Desidererei che molti dei giovani che “per noia” si divertono a gettare dei sassi dai cavalcavia sulle automobili di passaggio, o di quelli che, in gruppo, si divertono a importunare, sempre “per noia”, i passanti, specie se anziani, facciano un po’ di autocritica per capire che quel genere azioni, certamente non li faranno ‘crescere’ e che non ci sarà mai nessuno che approverà il loro comportamento. Con il mio libro, ho voluto sottolineare che in un certo periodo di tempo in una periferia di una grande città italiana son vissuti un gruppo di ragazzi con dei valori dovuti al forte senso critico sviluppato nel contesto sociale in cui si sono trovati ad operare. Quindi, visto il buon risultato raggiunto, (solo uno di noi si è perso per strada, gli altri, chi più chi meno, sono tutti riusciti a realizzarsi) non posso che parlare bene della periferia e mi piacerebbe che almeno uno dei ragazzi “annoiati” di oggi leggendo il mio libro sviluppasse quel senso del sacro che aleggiava sul nostro gruppo tanti anni fa e che, per quel che mi riguarda, è riuscito a farmi superare, bene, un difficile momento del mio sviluppo psicofisico. Ecco se ciò dovesse accadere potrei dire di essere riuscito, con il mio lavoro, a rendermi utile per qualcuno.

Il titolo del tuo libro, “Diapositive con didascalia”, evoca l’idea di immagini vivide accompagnate da brevi descrizioni. Come sei arrivato a scegliere questo titolo e cosa rappresenta per te?

Tutte le immagini impresse nella mia mente sono delle diapositive che, specie nei momenti di rilassamento, ho il piacere di proiettare, aiutato dalla mia fantasia, sulla parete bianca della camera in cui mi trovo. Quando poi, sfogliando il taccuino che porto sempre con me e dove cerco di descrivere le sensazioni che il comportamento di una certa persona ha, oppure ciò che una targa commemorativa o un monumento m’ispirano, non faccio altro che rileggere, anche, alcuni momenti significativi da abbinare a dette immagini, è come se rileggessi delle didascalie scritte preventivamente a lato di ogni diapositiva. Ecco, quindi, la nascita del titolo!  Debbo dire, inoltre, che le didascalie rappresentano per me, il sunto ideale per descrivere il contesto psicologico che l’immagine o la circostanza m’ispirano.

La tua famiglia d’origine è descritta come emigrante e discretamente presente nelle tue “diapositive”. Quanto ha influenzato la tua storia familiare nella tua vita e nella scrittura di questo libro?

La mia famiglia d’origine è stata ed è tutt’ora presente in modo determinante nella mia vita. La discrezione e dignità mostrata dai miei genitori nel crescermi, ha influenzato molto la formazione del mio carattere. Mi capita, spesso, di ascoltare le interviste fatte, dal giornalista di turno, a conoscenti o vicini di casa di persone implicate in fatti criminosi. Quasi tutti gli intervistati paiono sbigottiti nell’aver appreso la notizia e sottolineano la correttezza e la grande educazione del soggetto che ha commesso il fatto criminoso: “… persona molto educata, salutava sempre …” oppure “. … Non mi sarei mai aspettata di apprendere tale notizia … “. Anche nel quartiere dove sono cresciuto è accaduto che un ragazzo tutto casa ed oratorio, appartenente ad una famiglia, a detta di tutti, molto “per bene”, sia incappato, varie volte, in situazioni malavitose ed io mi sono sempre chiesto il perché. La risposta che mi sono dato è che non basta crescere in una famiglia corretta e “per bene”, bisogna anche essere aiutati ad acquisire un adeguato senso critico che possa indirizzare il soggetto a saper scegliere le amicizie della vita e con esse le circostanze che possono influenzare determinate scelte. Io ho avuto la fortuna di crescere con la presenza fittizia dei miei genitori in ogni momento importante della mia vita, presenza che in qualche modo mi ha aiutato a scegliere la strada giusta da percorrere ogni volta che mi sono trovato di fronte ad un bivio in cui sarebbe bastato poco imboccare la strada sbagliata e rimanere invischiato in situazioni negative atte a deformare  irreparabilmente la formazione corretta della mia personalità e non posso che ringraziarli di ciò!

Grazie mille, Basilio, per aver condiviso con noi la tua storia e i tuoi ricordi. “Diapositive con didascalia” non è solo un libro, ma una finestra aperta su un’epoca e un luogo spesso fraintesi. Auguriamo a te e al tuo libro il miglior successo e speriamo che le tue parole possano ispirare molti lettori a vedere le periferie e le persone che vi abitano sotto una luce nuova e positiva. Grazie ancora per essere stato con noi e per averci regalato questa splendida intervista!

Lascia un commento